Secondo indiscrezioni del Financial Times riprese da molti quotidiani nazionali (Sole 24 ore, La Repubblica, il Fatto Quotidiano, etc.) il Gruppo Intesa Sanpaolo starebbe valutando la costituzione di una struttura a cui cedere almeno una parte dei propri crediti deteriorati (Non Perfoming Loans – NPL), complessivamente ammontanti a 55,5 miliardi di euro, che rappresentano il 16% circa dei crediti concessi dal Gruppo alla clientela privata.
Il progetto dovrebbe costituire un capitolo del piano industriale che sarà portato all’attenzione dei Consigli il prossimo 27 marzo.
Sebbene sia stato usato impropriamente il termine di ‘bad bank’, che individua una struttura costituita con la compartecipazione di fondi pubblici finalizzata ad alleggerire i bilanci bancari del peso dei Non Perfoming Loans (come la SAREB spagnola costituita con fondi anticipati dall’ESM), il progetto prevederebbe la costituzione di una società ad hoc all’interno del Gruppo che dovrebbe dedicarsi alla gestione proattiva di una parte dei crediti deteriorati, di cui 32,9 miliardi lordi costituiti da sofferenze, e in particolare dei crediti immobiliari in una prima fase di attività.
Le finalità del progetto appaiono chiare: da un lato, alleggerire il conto economico della Banca delle elevate rettifiche e svalutazioni su crediti (che sono state pari ad oltre 4 miliardi di € per i primi nove mesi del 2013 ed hanno assorbito oltre il 33% dei ricavi totali) e, dall’altro, scorporare dai bilanci della Banca almeno parte dell’ingente ammontare dei prestiti deteriorati per migliorare la qualità degli attivi e gli indici patrimoniali definiti ed utilizzati dall’EBA per valutare la solidità patrimoniale di un istituto, come il leverage ratio (rapporto tra capitale netto e attivi) che, secondo le ultime decisioni del Comitato di Basilea, non deve essere inferiore al 3% anche in vista dei prossimi stress test fissati per la metà del 2014.
In ogni caso i particolari del progetto non sono noti e siamo in attesa che le funzioni aziendali ne illustrino contenuti e implicazioni occupazionali.
La CGIL e la Fisac CGIL della Campania, insieme al dipartimento Mezzogiorno della Fisac, ritengono allo stato attuale delle cose e con le cautele del caso che il giudizio sul progetto possa essere positivo se la nuova struttura costituirà un veicolo per rilanciare la gestione proattiva dei crediti deteriorati, per contribuire a rilanciare i prestiti al settore privato dell’economia nazionale e in particolare di quella meridionale ormai stremata dopo un biennio caratterizzato, a livello di sistema, dalla sensibile contrazione dell’erogazione creditizia a famiglie ed imprese. Il giudizio positivo sarebbe ancora più rafforzato se lo strumento in edificazione fosse anche mirato alla valorizzazione delle elevate professionalità presenti nel comparto Recupero Crediti del Gruppo Intesa Sanpaolo, e soprattutto per preservare poli specializzati in segmenti ad elevato valore aggiunto di stanza anche nelle regioni meridionali del Paese, uno dei quali di grande qualificazione e prestigio presente proprio nella città di Napoli (S.G.A. Spa). Poli che nel caso di una missione allargata a fornire servizi simili ad altre realtà creditizie costituirebbero ancora di più importantissimi centri di attrazione occupazionale, oltretutto di elevato know how e professionalità.
D’altro canto, è bene precisare che la nostra valutazione sarebbe estremamente critica e oppositiva se il progetto prevedesse come possibile la eventuale sede principale in una delle regioni di insediamento storico di una banca come Intesa Sanpaolo che è tra quelle che hanno “conquistato” i mercati di raccolta meridionali impoverendoli di fatto dal punto di vista della integrazione territoriale e di vicinanza alle imprese e se, lucrando sulla difficoltà del settore bancario, il progetto stesso si traducesse in un semplice strumento per attirare la partecipazione di società finanziarie, allettate da ricavi e profitti immediati e dalla possibilità di operazioni di ingegneria finanziaria che già tanti danni hanno fatto all’economia reale. L’adesione di società del genere costituirebbe oltretutto un pericolo per la tenuta occupazionale a lungo termine degli eventuali addetti e per il loro status contrattuale, potendosi in questo modo ridurre il nuovo soggetto al rango di semplice veicolo temporaneo per parcheggiare dipendenti e crediti problematici in attesa della ripresa del mercato immobiliare, per poi immaginare una esternalizzazione al Gruppo del segmento Recupero Crediti.
Restiamo in attesa di conoscere ufficialmente fondatezza, finalità, modalità e tempi del progetto da parte del Gruppo prima di esprimere un giudizio definitivo. Già da ora chiediamo però ai vertici del principale Gruppo Bancario italiano, di volta in volta autodefinitosi Banca per il Paese, Banca di Sistema, Banca per il Sistema, di ponderare attentamente l’operazione, se ancora in via di concepimento, tenendo presente tutti i fattori in campo.
Napoli 6 febbraio 2014
CGIL CAMPANIA
FISAC CGIL CAMPANIA
DIPARTIMENTO MEZZOGIORNO FISAC CGIL NAZIONALE
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