Il Monte dei Paschi ha storicamente avuto la sua forza nel rapporto con la clientela, con la disponibilità e adattabilità alle sue esigenze e questo ha permesso, nonostante tutto, di mantenere le posizioni di mercato anche contro il discredito generato dalle scelte del suo management. Scelte ampiamente usate, anche a sproposito, nei pubblici dibattiti a danno della Banca e contro cui l’attuale management si è distinto per inerzia e assenza di strategia di comunicazione.
L’unico baluardo a difesa di secoli di buona gestione e contributo allo sviluppo del paese sono stati i dipendenti che ci hanno messo la faccia e che, per garantire un servizio di buon livello, spesso si assumono impropriamente dei rischi.
In questa filosofia miope rientra anche la riduzione dei servizi di vigilanza, giustificandola con l’introduzione di nuove tecnologie che dovrebbero scoraggiare i malintenzionati. Si suppone infatti che i rapinatori, anche quelli che magari compiono questi atti in maniera impulsiva e con poca lucidità, siano perfettamente aggiornati sullo “stato tecnologico dell’arte” e vengano così dissuasi dalle loro intenzioni.
L’ultimo di questi ritrovati adottati dal nostro management (lo stesso che non è capace di difenderci quando siamo sotto attacco mediatico e speculativo) è il “roller-cash” per la gestione dei contanti nelle filiali. E con la scusa dell’adozione di questi marchingegni si elimina il servizio di vigilanza, come alla filiale di Vetralla. Ma i fatti quali sono?
L’Italia è uno dei paesi in cui si fa più fatica a convincere i clienti a passare alla moneta elettronica. Non lo diciamo noi ma la Banca d’Italia (Quaderno n. 144, gennaio 2013, Eterogeneità nelle abitudini di pagamento: confronto tra paesi europei e specificità italiane).
“In Italia l’uso del contante è ancora predominante: anche se il numero di operazioni pro capite effettuate con strumenti elettronici ha mostrato un incremento nel corso degli ultimi anni, esso è ancora al di sotto della media dei paesi europei. Inoltre, la diffusione degli strumenti di pagamento elettronici è piuttosto diversificata a livello regionale.”
Solo Malta, la Bulgaria e la Grecia ci superano in quanto a uso del contante. Se a questo si aggiunge la differenza di usi tra le grandi città e i centri più piccoli, si capisce che
introdurre un apparecchio come il “cash-recycler”, impropriamente detto “roller-cash”, crea molti più problemi di quanti ne risolva. Un aggeggio che introita e eroga soldi a comando e che pone una serie di difficoltà operative e problemi di sicurezza non indifferenti. La quantità di banconote che questo apparecchio è in grado di gestire è davvero limitata se commisurata all’uso che se ne fa in Italia e non tiene conto che, volenti o nolenti, privati cittadini ed esercizi commerciali sono abituati a trattare quantità di contante che in altri paesi sono impensabili o riservate a operazioni tra istituzioni finanziarie.
A questo si deve aggiungere che la pletora di coordinatori e direttori commerciali che ormai affolla l’organigramma della banca (e assottiglia le forze presenti nelle filiali) è del tutto indifferente nel far dirottare i versamenti degli esercizi commerciali verso i servizi di contazione degli istituti di vigilanza. Questi sono servizi a pagamento il cui costo né i clienti e né la banca vuole assumersi. Tanto l’alternativa c’è… il rischio scaricato sulle filiali e sui cassieri.
Le normative sulle giacenze di contante si susseguono a catena con email che avvisano costantemente le filiali circa il superamento dei limiti autorizzati, mentre le stesse normative hanno limitato il numero di spedizioni dei contanti stessi: una schizofrenia in cui a perderci è sicuramente la serenità di chi lavora nelle filiali.
L’ultimo arrivato, ovvero il c.d. “roller cash”, per la capacità fisica che ha, consente l’introito e l’erogazione di una somma troppo limitata di denaro: e i versamenti e prelievi più consistenti? Devono essere fatti transitandoli dai mezzi ad apertura ritardata… e nell’attesa che i mezzi si aprano? Facciamo aspettare i clienti? Teniamo la banca chiusa? E quando i mezzi sono aperti? Chi si assume la responsabilità delle somme in attesa di contabilizzazione che i mezzi non riescono a contenere? Il cassiere, che nella maggioranza dei casi è colui che agisce sull’apertura delle porte, come si deve regolare? Qual è l’alternativa a tenere la banca chiusa, con i clienti che non ne capiscono il motivo e si accalcano protestando e inveendo sia fuori che dentro la banca, come se non bastasse lo stress e il timore di subire minacce e lesioni da malintenzionati?
La presenze della vigilanza armata costituisce un deterrente efficace a tutto questo e il clima di sicurezza che genera è un vantaggio percepito dai clienti in primis. Proprio quei clienti che ci consentono di continuare a lavorare e a pagare gli stipendi e i compensi (ignoti) di certi manager.
E invece il servizio di vigilanza viene soppresso anche nelle filiali che hanno subito in tempi recenti più di una rapina.
Ma tanto che importa? Stress, rischio di rimetterci di tasca propria, paura e logoramento per le lamentele dei clienti se li beccano gli addetti delle filiali! Mica i signori dei budget che a fine anno fanno vedere quanto sono stati bravi a ridurre i costi?! Chissà quante volte si saranno vantati di fronte ai loro capi: “Hai visto? ho fatto levare la vigilanza dalle filiali! Sai quanto risparmiamo?” “Bravo! Ecco l’osso!”.
Per tutti questi motivi il sindacato che rappresenta i lavoratori si oppone con tutte le forze a queste scelte spiegabili solo in termini di economie realizzate sulla pelle degli altri. Per questo motivo mettiamo in mora chi compie queste scelte e li avvisiamo ancora una volta che, qualora si dovessero verificare danni alla salute fisica e psichica dei lavoratori, chi ha determinato queste situazioni sarà denunciato come responsabile. Per questo motivo segnaliamo questa situazione presso il pubblico e presso le autorità preposte alla sicurezza dei cittadini.
Viterbo, 7 gennaio 2014 La segreteria
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