Dal primo gennaio 2014 scatterà l’obbligo per i Professionisti e le Imprese di utilizzo del Pos. Diventa allora utile un “giro di conoscenza” tra i destinatari della norma per capire come si stanno preparando a questa importante disposizione di Legge.
Con una lettera scritta ai vertici provinciali della categoria, il Presidente della Federazione Nazionale dei Medici ha ricordato l’obbligo previsto dal decreto sviluppo-bis del Governo Monti (Dl 179/2012, articolo 15, commi 4 e 5) che impone ai professionisti ed alle imprese di dotarsi del Pos a partire dal nuovo anno. Il senso della lettera era che dal primo gennaio 2014 tutti i dottori non potranno rifiutare i pagamenti con bancomat dai loro pazienti.
I medici, in realtà, hanno già iniziato questo percorso; almeno i 64.000 dottori che svolgono attività intramoenia. Dal 30 aprile scorso, infatti, chi svolge la professione in convenzione con il Servizio Nazionale nel proprio studio, deve avere a disposizione il Pos (lo prevede il decreto sanità Dl.158/2012.
Per l’obbligo generalizzato previsto dal precedente governo, è il Ministro dello Sviluppo Economico a dover fissare le regole di attuazione per tutti i professionisti e le imprese. Il Mise ha avviato incontri con i professionisti, e sta lavorando al testo con il supporto della Banca d’Italia
I punti critici sono essenzialmente due: l’individuazione di importi minimi sotto i quali l’obbligo di bancomat potrebbe non scattare ed il nodo dei costi per gli esercenti ed i professionisti (che alimenta un vivace dibattito tra gli interessati).
L’introduzione di una soglia minima –anche se possibile, in base alla disposizione del Dl 179/2012- non sarebbe ben vista dai tecnici della Banca d’Italia, per non indebolire il sistema nel momento in cui si punta sulla dematerializzazione dei pagamenti.
Per ridurre i costi di gestione a carico degli esercenti, le strade allo studio sono diverse. Il Dl Sviluppo-bis apre la possibilità di usare “ulteriore strumenti di pagamenti elettronici anche con tecnologie mobili”. In pratica, il decreto attuativo potrebbe aprire a pagamenti tramite smartphone o tecnologie alternative al Pos. L’altra ipotesi è quella di un’applicazione selettiva del nuovo obbligo, ad esempio in base al fatturato delle imprese o dei professionisti coinvolti.
Sul fronte del taglio alle commissioni, è atteso da tempo un provvedimento (da parte del Mef), previsto dal Dl Salva-Italia, proprio per ridurre gli oneri sugli esercenti legati al pagamento con le carte. Una misura questa, che servirebbe a preparare la strada ad una maggiore diffusione della moneta elettronica.
Invece per il Presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri sarebbe opportuno rivedere la platea dei professionisti obbligati al Pos, in base al numero di fatture emesse all’anno ed al tipo di clientela: chi lavora con Imprese e Società –viene precisato- non ha il problema della mancata tracciabilità dei pagamenti, che avvengono solitamente tramite assegni o bonifici.
Stesso parere anche da parte del Presidente del Consiglio nazionale dei Consulenti del lavoro che afferma la necessità di azzerare le commissioni per battere l’evasione fiscale esentando, anche, dall’obbligo del Pos i professionisti che lavorano con le aziende ed i dipendenti degli studi.
La Pubblica Amministrazione, intanto, prende tempo: l’obbligo per gli uffici pubblici di accettare pagamenti con strumenti elettronici e via internet –entrato in vigore il primo giugno scorso- sarà completamente tradotto in pratica in tutte le amministrazioni entro il 31 dicembre 2015. Questa è la tabella di marcia fissata nelle linee guida dall’Agenzia per l’Italia digitale della Presidenza del Consiglio. L’obbiettivo, che rappresenta una vera rivoluzione, è quello di garantire percorsi chiari al cittadino anche tramite i servizi offerti dalle amministrazioni su internet, e, per gli uffici, quello di poter controllare con esattezza gli incassi legati a ciascuna prestazione erogata.
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