In Italia l’ABI, associazione che rappresenta le banche, ha disdetto il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per gli oltre trecentomila lavoratori e lavoratrici del credito otto mesi prima della scadenza, ben sapendo che contemporaneamente scadeva anche il Fondo di sostegno al reddito (c.d. ammortizzatore sociale), che negli ultimi anni ha consentito di gestire la riorganizzazione delle banche italiane anticipando l’uscita dal mondo del lavoro di migliaia di lavoratori e lavoratrici.
Contro la disdetta, tutte le Organizzazioni Sindacali hanno indetto uno sciopero di una intera giornata, che ha avuto un risultato straordinario, con una adesione di ben oltre il 90% .
Anche i lavoratori e le lavoratrici di BNL e delle altre Società del Gruppo BNPP in Italia hanno aderito in massa allo sciopero, convinti che affrontare la riorganizzazione prevista dal ‘Piano Italia’, in assenza di idonei strumenti di negoziazione, sia un pericolo che mette a rischio gli equilibri sociali, che hanno consentito sinora all’Azienda di adeguarsi tempestivamente al mutato contesto socio-economico.
Il ‘Piano Italia’ – parte del più ampio progetto ‘Simple & Efficient’ – si configura come un intervento staordinariamemte impegnativo e complesso per BNL e per tutte le Società coinvolte e prevede tempi di realizzo scientificamente coincidenti con le dirompenti iniziative di ABI.
In questo contesto, dal quadro normativo non definito e dall’esito incerto, le OO.SS. di BNL e del Gruppo non vedono come poter affrontare una fase tanto complessa e rappresentare, come storicamente é sempre avvenuto, le esigenze e le aspettative dei lavoratori e delle lavoratrici.
L’iniziativa di ABI, pienamente condivisa e partecipata da BNL e quindi da BNPP, produce una pericolosa frattura con la consolidata esperienza che ha consentito in passato di superare momenti critici senza creare tensioni sociali.
Oggi, in assenza del Fondo di sostegno al reddito e del Contratto Nazionale, una profonda riorganizzazione aziendale, come quella programmata, creerebbe un problema occupazionale e forti tensioni sociali, di cui il sistema Italia e le aziende BNPP in Italia non hanno certamente bisogno.
Pertanto la responsabilità dell’inasprimento del conflitto sociale ricadrebbe esclusivamente sull’Azienda che sta attuando scelte che contraddicono la tanto sbandierata Responsabilità Sociale d’Impresa.
Bruxelles, 6 novembre 2013
Contro la disdetta, tutte le Organizzazioni Sindacali hanno indetto uno sciopero di una intera giornata, che ha avuto un risultato straordinario, con una adesione di ben oltre il 90% .
Anche i lavoratori e le lavoratrici di BNL e delle altre Società del Gruppo BNPP in Italia hanno aderito in massa allo sciopero, convinti che affrontare la riorganizzazione prevista dal ‘Piano Italia’, in assenza di idonei strumenti di negoziazione, sia un pericolo che mette a rischio gli equilibri sociali, che hanno consentito sinora all’Azienda di adeguarsi tempestivamente al mutato contesto socio-economico.
Il ‘Piano Italia’ – parte del più ampio progetto ‘Simple & Efficient’ – si configura come un intervento staordinariamemte impegnativo e complesso per BNL e per tutte le Società coinvolte e prevede tempi di realizzo scientificamente coincidenti con le dirompenti iniziative di ABI.
In questo contesto, dal quadro normativo non definito e dall’esito incerto, le OO.SS. di BNL e del Gruppo non vedono come poter affrontare una fase tanto complessa e rappresentare, come storicamente é sempre avvenuto, le esigenze e le aspettative dei lavoratori e delle lavoratrici.
L’iniziativa di ABI, pienamente condivisa e partecipata da BNL e quindi da BNPP, produce una pericolosa frattura con la consolidata esperienza che ha consentito in passato di superare momenti critici senza creare tensioni sociali.
Oggi, in assenza del Fondo di sostegno al reddito e del Contratto Nazionale, una profonda riorganizzazione aziendale, come quella programmata, creerebbe un problema occupazionale e forti tensioni sociali, di cui il sistema Italia e le aziende BNPP in Italia non hanno certamente bisogno.
Pertanto la responsabilità dell’inasprimento del conflitto sociale ricadrebbe esclusivamente sull’Azienda che sta attuando scelte che contraddicono la tanto sbandierata Responsabilità Sociale d’Impresa.
Bruxelles, 6 novembre 2013
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