Preceduto dal 2 settembre scorso dalla riunione degli sherpa – che stanno cercando di “comporre” un quadro di possibili convergenze tra i diversi governi – si apre domani, 5 settembre, a San Pietroburgo, il vertice dei capi di stato e di governo del G20.
I temi economici della persistente crisi globale – già anticipati dalla prima riunione congiunta dei ministri del lavoro e delle finanze del G20, nel luglio scorso a Mosca – saranno certamente sovrastati dalla profonda frattura tra la presidenza russa e l’Amministrazione Usa sulla tragedia della guerra civile siriana e sulla risposta da dare al criminale uso dei gas da parte del regime di Bashar el Assad – anche in attesa del rapporto degli ispettori delle Nazioni Unite.
Del resto, il previsto incontro bilaterale Putin – Obama era già stato cancellato in conseguenza delle tensioni legate al caso Snowden e all’asilo concesso dalla Federazione Russa al “dissidente” statunitense.
Se è assai probabile che la Siria domini la discussione e le tensioni tra i 20, economia e finanza rimangono comunque temi fondamentali all’ordine del giorno.
Proprio ieri (3 settembre), l’Ocse ha pubblicato il suo Rapporto economico intermedio (Interim Economic Assessment – vedi il testo inglese allegato).
Nel complesso, secondo l’Ocse, l’economia mondiale ha ritrovato una crescita “moderata”, ma “una ripresa sostenibile non è ancora stabilmente costituita e restano importanti rischi”. Per questo spiegano gli economisti dell’Ocse, “è necessario continuare a sostenere la domanda, anche attraverso politiche monetarie non convenzionali, per minimizzare il rischio che la ripresa deragli”. Anche perché “la disoccupazione resta elevata in molte economie avanzate” con il rischio che si arrivi a “un aumento della disoccupazione strutturale, che rimarrà tale anche quando la ripresa prenderà piede”.
L’Ocse smentisce le interessate speranze di ripresa dell’economia italiana: nelle sue previsioni aggiornate l’organizzazione internazionale conferma la stima di una contrazione del Pil dell’1,8% nel 2013.
Quello italiano è l’unico dato negativo tra i Paesi del G7 per l’anno in corso: la Francia registrerà a fine anno una crescita dello 0,3% (+1,4% nel terzo trimestre, +1,6% nel quarto), la Germania dello 0,7% (+2,3% e +2,4%), la Gran Bretagna dell’1,5% (+3,7% e +3,2%) e gli Usa dell’1,7% (+2,5% e +2,7%).
Tuttavia la situazione resta delicata per l’intera Eurozona ancora “vulnerabile a rinnovate tensioni finanziarie, bancarie e sul debito sovrano”, ma “l’area euro nell’insieme non è più in recessione” anche se al suo interno il “ribilanciamento” tra Paesi in deficit e in surplus “resta incompleto”.
Nei Paesi con debito elevato, spiega l’Ocse, “la domanda interna debole è stata compensata solo in modo limitato da esportazioni più forti”, quindi servono “riforme per aumentare la produttività”, che “aiuteranno a migliorare la competitività e le performance nell’export”.
Il rapporto conferma le difficoltà dell’economia globale e lo spostamento della crisi dalle economie avanzate a quelle emergenti, dove si riducono i tassi di crescita e aumenta l’instabilità economica e la volatilità delle monete e si preannunciano “turbolenze” ancora più gravi come conseguenza dei movimenti di capitali di fronte alla riduzione del quantitative easing da parte della Fed americana.
Crescita e sviluppo sostenibile, centralità delle politiche per creare nuovi posti di lavoro, regolamentazione dei mercati finanziari e Tassa sulle Transazioni Finanziarie a livello globale, riduzione delle diseguaglianze attraverso la valorizzazione dei salari e della contrattazione collettiva sono i punti principali del documento che i sindacati dell’L20 (Confederazione Internazionale dei Sindacati, Comitato Consultivo Sindacale presso l’Ocse, Global Unions, confederazioni dei paesi del G20) hanno inviato ai capi di stato e di governo e presenteranno nel corso di una breve consultazione con le parti sociali nella mattinata del 6 settembre (vedi testo allegato).
A causa delle restrizioni imposte dalla presidenza russa, la delegazione sindacale sarà composta solamente dal segretario generale dell’ITUC, Sharan Burrow, da quello del TUAC, John Evans, e dai presidenti del sindacato russo e di quello australiano (l’Australia è il prossimo presidente di turno del G20).
Con una lettera al Primo Ministro, Enrico Letta (vedi allegato), CGIL, CISL e UIL hanno chiesto al governo italiano di prendere parte all’incontro con la delegazione sindacale e di sostenere le richieste sindacali nel corso del vertice dei capi di stato e di governo.
Interim_Assessment_Handout_September_2013
Raccomandazioni_L20_RiunioneG20_5.09.13
letteraG20-0913