Nel corso dell’incontro dei Ministri delle Finanze e dei Governatori delle Banche Centrali dei paesi del G20, il 19 e 20 luglio scorsi a Mosca, il Segretario Generale dell’Ocse, Angel Gurria, ha presentato il Piano d’Azione sull’erosione della base fiscale e lo spostamento dei profitti (BEPS, nell’acronimo inglese), che il G20 aveva commissionato all’organizzazione dei paesi più sviluppati nelle conclusioni del vertice dello scorso anno a Los Cabos (Messico).
In un comunicato dell’Ocse vengono sintetizzati i contenuti del Piano e le considerazioni dello stesso Gurria, mentre il Comunicato finale dell’incontro dei Ministri e Governatori riprende il tema ai punti 18 e 19, affermando, tra l’altro, che “Assicurare che tutti i contribuenti paghino la loro giusta quota di tasse è un’alta priorità nel contesto della sostenibilità fiscale, per promuovere la crescita, e i bisogni dei paesi in via di sviluppo per costruire la capacità di finanziare lo sviluppo”.
Secondo il Piano d’Azione, i sistemi di tassazione nazionale non hanno tenuto il passo con la globalizzazione delle imprese e l’economia digitale, lasciando dei vuoti legislativi che possono essere sfruttati dalle multinazionali per ridurre artificialmente le tasse pagate.
Il Piano – sempre secondo l’Ocse – offrirebbe un percorso globale per consentire ai governi di raccogliere le entrate fiscali necessarie per rispondere ai bisogni dei propri cittadini, dando allo stesso tempo alle imprese le certezze loro necessarie per gli investimenti e la crescita.
Il Piano d’Azione, come detto “commissionato” all’Ocse dal G20, identifica 15 specifiche azioni che daranno ai governi gli strumenti interni e internazionali per prevenire la possibilità delle imprese di pagare poche o addirittura nessuna tassa sui loro profitti.
“Questo piano d’azione, che sarà implementato nei prossimi due anni, segna un punto di svolta nella storia della tassazione internazionale delle imprese. Consentirà agli stati di disegnare delle regole coordinate, esaustive e trasparenti per prevenire l’erosione della base fiscale e lo spostamento dei profitti”, ha detto Gurria, presentando il Piano a Ministri e Governatori. “Le regole internazionali sulla tassazione – in buona parte datate agli anni’20 del ‘900 – assicurano che le imprese non paghino le tasse in due paesi, la cosiddetta doppia tassazione. Questo è lodevole, ma sfortunatamente queste regole sono ora abusate e consentono una doppia non-tassazione. Il Piano d’Azione – ha concluso Gurria – mira a rimediare a questo fenomeno, in modo che anche le multinazionali paghino la loro giusta quota di tasse”.
Il Piano d’Azione riconosce l’importanza di affrontare l’economia digitale, che offre un mondo senza confini a prodotti e servizi che troppo spesso non cadono sotto il regime fiscale di nessun preciso paese, lasciando dei buchi che consentono ai profitti di rimanere non tassati.
Il Piano svilupperà un nuovo insieme di regole per prevenire la doppia non-tassazione.
Una più stretta cooperazione internazionale chiuderà i vuoti che, sulla carta, consentono ai guadagni di “sparire” di fronte al sistema fiscale usando deduzioni multiple per le stesse spese e la “scelta tra i trattamenti” migliori, offerti alle singole legislazioni nazionali.
Regole più forti sulle aziende estere controllate consentirebbero agli stati di tassare profitti nascosti nelle sussidiarie oltreconfine.
Le regole fiscali interne ed internazionali devono riguardare sia i ricavi che le attività economiche che li generano. Gli attuali trattati fiscali e le normative sul trasferimento dei prezzi facilitano, in alcuni casi, la separazione tra i profitti tassabili e le attività di creazione del valore aggunto che li hanno generati.
Il Piano d’Azione ricostruirà gli effetti attesi da queste regole allineando la tassazione alla sostanza materiale, assicurando che i profitti tassabili non possano essere artatamente spostati, attraverso il tasferimento degli “intangibili” (ad esempio i brevetti o il copyrigth), del rischio o del capitale, dai paesi dove il valore è stato effettivamente creato.
Sono necessarie una maggiore trasparenza e un migliramento nella raccolta dei dati per valutare, e fermare, la crescente disconnessione tra il luogo dovo sono creati gli asset finanziari e si effettuano gli investimenti e quello dove le multinazionali riportano i loro profitti a fini fiscali.
Richiedendo ai contribuenti di relazionare sulla loro pianificazione fiscale e di documentare le proprie regole di trasferimento dei prezzi, suddividendo le informazioni su base di ogni singolo paese, i governi potranno identificare le aree di rischio di elusione e focalizzare le loro strategie di controllo.
Rendendo più efficace il meccanismo delle dispute le stesse imprese avranno una più ampia certezza e prevedibilità del carico fiscale.
Le azioni individuate nel piano saranno attuate nei prossimi 18 – 24 mesi, nell’ambito del progetto BEPS, congiuntamente gestito dall’Ocse e dal G20, che coinvolgerà, quindi, allo stesso modo i paesi aderenti all’Ocse, come quelli che fanno parte del G20.
Per assicuare che le azioni siano prontamente attuate, sarà anche definito uno strumento multilaterale per i paesi interessati a correggere la loro attuale rete di trattati fiscali bilaterali.