Da sole24Ore.com – Generali è «too big to fail». Lo ha stabilito il Financial Stability Board, l’organismo internazionale chiamato a monitorare la stabilità del sistema finanziario internazionale, che ha pubblicato ieri una prima lista dei gruppi assicurativi di importanza sistemica. Assieme al Leone di Trieste figurano altri otto colossi: Allianz, American International Group, Aviva, Axa, MetLife, Ping An Insurance, Prudential Financial e Prudential. L’elenco delle nove Sifi assicurative si aggiunge a quella delle 29 Sifi bancarie stilata a fine del 2011 dall’Fsb e in cui figura, come unica italiana, Unicredit.
Ma cosa significa figurare in questa lista e secondo quali criteri è stata redatta? Innanzitutto va precisato che questa è solo una prima ricognizione, l’elenco definitivo arriverà nel novembre 2017. E per loro, fondamentalmente a partire dal 2019, scatteranno controlli particolarmente stringenti per verificarne la stabilità finanziaria. Così come alle banche, dunque, anche alle assicurazioni viene imposta l’adozione di requisiti patrimoniali ancora più rigorosi. In particolare, tra le prescrizioni previste ci sarà quella di disporre di «più alti requisiti di assorbimento delle perdite», i cui dettagli per l’implementazione saranno sviluppati entro il 2015. Inoltre dovrà essere predisposto un piano di soluzione delle crisi e una supervisione rafforzata di gruppo. Misure, queste ultime, che saranno implementate nel corso del 2013 e del 2014.
Riguardo invece la metodologia, con cui il Financial Stability Board ha raggiunto queste prime conclusioni, fatto cento il peso che viene dato a ogni singola voce, un 5% è rappresentato dalle dimensioni, un altro 5% dall’attività globale, ossia su quali territori il gruppo opera e in che percentuale rispetto ai ricavi, un 40% è legato alle interconnessioni (come derivati, turnover e attività di riassicurazione), un 45% al peso delle attività non core e un 5% ai premi per specifiche linee di business. Una metodologia che qualcuno è pronto a mettere in discussione, tanto che la lista è già entrata nel mirino dell’Industria Assicurativa, sia europea che internazionale. In particolare, Insurance Europe, che raccoglie più o meno 5.500 compagnie, ha ricordato che i big delle assicurazioni hanno un business particolarmente diversificato in termini geografici il che li rende maggiormente impermeabili ai fenomeni di crisi. Peraltro, sostiene l’associazione, imporre ai gruppi requisiti patrimoniali ancora più stringenti non è la strada più appropriata per evitare rischi sistemici. Forse, suggerisce, Insurance Europe, più che individuare «singoli assicuratori di importanza sistemica» era meglio indicare quali fossero le «specifiche attività» a rischio. La stessa Generali è voluta intervenire sul tema ricordando che «gli assicuratori tradizionali», quale il Leone di Trieste, «rappresentano un fattore di stabilità per l’intero sistema economico e agiscono come shock-absorber, grazie all’approccio di lungo termine con cui operano». La presenza di Trieste nella lista, tra l’altro, potrebbe essere riconducibile al peso che le attività non core hanno nella compagnia. Un peso, però, che, come annunciato più volte dalla società, verrà fortemente ridimensionato: «La strategia annunciata da Generali è di focalizzarsi sul suo core business assicurativo e dismettere attività non-core», è stato più volte ribadito. Il che, forse, potrebbe tradursi in un’uscita delle Generali dalla lista.
Allianz, pur restando «dell’opinione che l’attività assicurativa in generale e quella di Allianz, in particolare, non comporta rischi sistemici», può in ogni caso affermare di disporre di «un modello di business ampiamente diversificato e resistente, di una base di capitale molto solida e di una redditività sostenibile» che le permette di essere «ben posizionata per gestire i nuovi requisiti previsti dall’inserimento nella lista».
Was this article helpful?
YesNo