Il 2 maggio scorso la BCE, la Banca Centrale Europea, ha deciso un nuovo taglio del tasso di interesse, che è passato dallo 0,75% allo 0,50%. Anche il tasso marginale, quello praticato alle banche quando richiedono liquidità di emergenza, è stato abbattuto dall’1,5% all’1%.
Gli istituti di credito, quindi, pagheranno meno il denaro: ne trarranno beneficio anche le famiglie e le imprese? La domanda, presente anche in altri articoli di questo giornale, sembra del tutto retorica, ma quello che ora ci interessa è che proprio per questo registriamo come vari enti di ricerca ed associazioni abbiano lanciato l’allarme per la stretta creditizia in atto nel nostro paese in relazione all’aumento del fenomeno dell’usura. Uno studio di Contribuenti.it, ad esempio, riferisce che il fenomeno dei “prestiti illegali” è cresciuto del 155,2% nel 2012 con il picco del 183,2% in Campania. La Confesercenti fa rilevare che tra il 2010 e il 2012 ben 245mila aziende hanno chiuso per eccessivo indebitamento o perché vessate da strozzini e l’ultimo rapporto di Sos Impresa dal titolo “Le mani della criminalità sulle imprese” denuncia che il numero degli usurai è passato in breve tempo da 25mila a 40mila mentre sarebbero 200mila i commercianti coinvolti in prestiti usurari. Secondo il rapporto, Roma è capitale anche per lo strozzinaggio offrendo ogni tipologia di prestatore, partendo dal “libero professionista” del prestito ad usura, a volte anche un semplice pensionato con qualche disponibilità e modi bruschi, sino a giungere alle più complesse organizzazioni criminali. Spesso si parte da piccole somme prese a prestito, anche solo 5000 euro, ma un interesse mensile del 20% (equivalente al 791% annuo!) molto spesso finisce per soffocare la vittima come nelle spire di un serpente. E le denunce sono inversamente proporzionali all’espandersi del fenomeno: 369 nel 2009, 230 nel 2011, con un incremento del numero degli arresti (da 736 a 1223) che testimonia solo di un allargamento del giro dello strozzinaggio sempre più organizzato (Sos Impresa).
Che ruolo hanno in questo scenario le banche? Per tornare all’inizio, è fin troppo facile legare la stretta creditizia operata dalle banche verso famiglie ed imprese all’aumento del fenomeno dell’usura, evitando di tirare in ballo la necessità che tutti i soggetti politici economici e sociali diano risposte al bisogno di credito che il ricorso all’usura testimonia. Di certo non basta la semplice speranza che l’operazione di taglio del tasso di interesse operata dalla Bce possa essere di beneficio senza che tutto il contesto di politiche governative europee e nazionali facciano di tutto per incoraggiare una ripresa economica e quindi anche dei redditi. Quel che è certo è che non è più possibile sostenere semplicemente le banche, sia tramite politiche di tassi favorevoli, sia tramite una forte immissione di liquidità, come avvenuto nel 2012, senza chiedere precisi impegni a favore della concessione del credito a famiglie e imprese, per rimettere in moto i consumi. Non imporre in qualche modo una sorta di policy orientata in questo senso rischia di continuare a a incoraggiare una politica rapace, di corto respiro, da parte degli istituti bancari.