Oltre 600 tra delegate e dirigenti sindacali si sono incontrate oggi a Roma per l’Assemblea Nazionale delle donne del sindacato di Corso d’Italia, proseguendo così quel percorso di analisi e riflessione iniziato più di un anno fa con la prima assemblea ‘Le donne cambiano…’ e continuato, nei mesi successivi, nei territori e nelle categorie attraverso assemblee, seminari e dibattiti. A distanza di un anno le donne della CGIL hanno valutato insieme il cammino percorso fino ad oggi e hanno provato a trarne le prime conclusioni. Negli oltre 30 interventi, che si sono susseguiti nel corso della giornata, tanti i riferimenti al mondo del lavoro sconquassato dalla crisi economica e all’interno del quale sono proprio le donne a pagare le conseguenze più drammatiche, intrappolate tra la disoccupazione, che ha superato il 13%, e la precarietà, oltre il 50% dei contratti atipici è ‘riservato’ alle donne. Inoltre, i tagli alle politiche sociali non hanno fatto altro che rafforzare quel sistema di welfare familistico che grava esclusivamente sulle figure femminili. Occore quindi “guardare al lavoro e alla contrattazione con gli occhi delle donne” ha affermato il Segretario Confederale della CGIL, Vera Lamonica, nella sua relazione che ha introdotto i lavori dell’assemblea. Non si supera una crisi così profonda, secondo Lamonica, se “non si riparte da obiettivi di sviluppo che abbiano il lavoro al centro”. Ogni lavoratrice in più, ha spiegato la dirigente sindacale “è contemporaneamente: una misura di politica economica, perché accresce la domanda; di politica sociale, perché è la prima forma di contrasto alla povertà; di politiche di eguaglianza e pari opportunità perché costruisce una dimensione non discriminatoria delle relazioni sociali e familiari”. Attraverso la negoziazione territoriale e sociale, e con il protagonismo di tutte le categorie, si possono ottenere i primi risultati sul tema della genitorialità che “non può rimanere nel recinto delle sole donne”. La tutela della maternità deve essere “universale, come diritto di cittadinanza”. Secondo la CGIL per dare risposta alle tante esigenze delle lavoratrici è fondamentale estendere e valorizzare la contrattazione di genere, solo così si può affrontare la questione della conciliazione tra vita e lavoro, la questione della salute, del riconoscimento delle professionalità, del recupero del divario nelle retribuzioni, dell’innovazione nella contrattazione dei salari di produttività e del ruolo centrale della formazione. Le conclusioni sono state affidate al Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso che interrogandosi sul significato di democrazia, ha affermato: “il metro di misura della democrazia non sono solo le forme con cui si partecipa ma quale trattamento c’è per le donne di quel paese”. Ampia riflessione, inoltre, è stata dedicata dalla leader della CGIL al significato di pari opportunità che insieme alla conciliazione, sostiene “non ci bastano più, non sono un modello di cambiamento se intese come omologazione”, così avverte Camusso “diventano un ghetto”. Riferendosi al part-time la leader della CGIL, ha proseguito dicendo: “la riduzione dell’orario è diventata una gabbia perchè così la società era certa che avremmo potuto fare il lavoro di cura. Da elemento di libertà è diventato un vincolo e un modo costruito dalle imprese per determinare orari scomodi e vite difficili”. Per il Segretario Generale della CGIL con “l’agire quotidiano” si può determinare “un cambiamento della realtà” e quindi del mondo del lavoro, del welfare e della contrattazione. Il sindacato deve essere in grado di raccogliere due grandi sfide: quella della formazione e quella della rappresentanza.
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