La situazione è critica ma un po’ di considerazione in più per i lavoratori e meno nervosismo non guasterebbero.
Abbiamo incontrato i vertici aziendali: al centro della discussione la situazione generale del Gruppo in questo difficile contesto e alla luce di alcune criticità derivate da operazioni sull’estero (ma anche in Italia) che rischiano di penalizzare il bilancio 2013. Dai vertici arriva un segnale di preoccupazione rispetto a tutto il quadro nazionale perché la crisi pesa e nessuno è in grado di dire quando e come finirà, gli impieghi sono fermi e la raccolta è sempre più onerosa. Per le “criticità” il Gruppo ha accantonato alcune partite economiche per far fronte ad “eventuali” sviluppi ulteriormente negativi: al momento l’esposizione diretta negli illeciti prodotti dagli amministratori Pescanova è di circa 43 milioni di euro. Tutto sotto controllo? Normale rischio di impresa? Speriamo. Dalla Spagna, i giornali che seguono la vicenda Pescanova, ci informano che la magistratura spagnola ha concluso le sue indagini e il quadro che ne esce non permette certo di stare tranquilli. Non siamo alla ricerca di capri espiatori per soddisfare inutili desideri di punizione ma siamo preoccupati per la qualità del top management (lautamente retribuito) che, quando sbaglia, trascina tutti i lavoratori in risultati di gestione deludenti che incidono sui premi aziendali, sulla professionalità e sulla qualità e dignità del lavoro (con effetti negativi anche sulla clientela). Già con la vicenda “Burani” tutti i colleghi “sacrificarono” un pezzo importante del premio aziendale, recuperato poi in parte sotto forma di “riconoscimento economico” solo grazie alle pressioni sindacali. Quest’anno ci aspettiamo un premio aziendale in linea con i riconoscimenti per gli azionisti, pari dividendo = pari premio! Continuare a insistere con il mantra che i dipendenti del Gruppo sono mediamente (insieme a BPM) i più “costosi” del sistema credito non aiuta l’auspicato clima di affezione alla banca più volte invocato durante l’incontro da parte del consigliere delegato. Se queste sono le premesse per le imminenti trattative per il premio aziendale chiariamo subito che da parte nostra non accettiamo questa miope logica. E non ci pare di aver percepito che nel consiglio di Sorveglianza regni un clima adatto ad una gestione unitaria (pur nella diversità di vedute) che possa favorire l’attività del Gruppo e, per noi essenziale, che consenta di tenere in debita considerazione i dipendenti che in questi anni hanno sopportato tutta una serie di inefficienze organizzative con sacrifici che non possono essere vanificati. Ma di questo pare se ne siano ricordati tutti solo in “campagna elettorale” prima dell’assemblea dei soci. lì 3 luglio 2013 FISAC-CGIL Gruppo Ubi