Non sono bastate le uscite, ampiamente superiori a quelle previste dal Piano Industriale, di 1600 colleghi, così come non è bastato il sostanziale azzeramento del Contratto Integrativo e non è bastato nemmeno il licenziamento di oltre 100 Dirigenti.
L’Azienda procede inesorabile nel convocare individualmente le persone mettendole di fronte all’unica alternativa possibile: le dimissioni o il licenziamento ai sensi del Contratto Dirigenti.
Questa politica, che non corrisponde a criteri di vicinanza alla pensione, ai carichi familiari, all’esperienza acquisita e agli anni dedicati alla Banca, alla disponibilità di chi, piuttosto, accetterebbe un cospicuo ridimensionamento di ruolo e di stipendio, colpisce indifferentemente Colleghi legati alla gestione e Colleghi direttamente impegnati nelle attività commerciali.
Come già da tempo denunciamo non esistono dipendenti di serie “A” e di serie “B”. Non ci sono quelli “salvi” a prescindere. Così come non esistono Dipendenti esternalizzabili e non, Lavoratori licenziabili e non.
Oltre all’aspetto personale di ansia, demotivazione, stress, che da mesi aleggia in tutta l’Azienda, questa gestione fa sì che il middle management agisca ingessato, timoroso che qualsiasi gesto possa determinare i destini personali.
Il licenziamento di Dirigenti si accompagna all’assunzione dal mercato di professionalità, che quindi l’attuale Top Management non ritiene siano presenti all’interno, ovviamente con contratti e retribuzioni di cui nulla è dato sapere.
Questa situazione basata sulla paura e l’incertezza non è, tra l’altro, assolutamente funzionale agli obiettivi di risanamento. Pensiamo invece che le conseguenze di questo atteggiamento si ripercuotano su tutta la struttura e su tutto il personale impedendo la soluzione di problemi organizzativi e di carenze di organico che riscontriamo quotidianamente.
Pensiamo che sia ora di agire in direzione contraria, per il bene proprio di questa Banca e dei Dipendenti che vivono del proprio Lavoro.
Siena, 31 maggio 2013 LA SEGRETERIA