Piazza Oberdan in quel di Milano, 4 marzo 2023.
L’area improvvisamente gremita di gente e variopinta nei colori, nelle cifre stilistiche, nei proclami che sommano un unico, inconfutabile scopo: sensibilizzare la forse assopita opinione pubblica sullo scottante tema dell’immigrazione.
Stragi negli abissi marini che crudamente riportano verso la luminosità dell’Astro corpi esanimi; cinici scafisti che con una certosina, mafiosa scrupolosità, altro non assumono se non il magistrale ruolo di estorsori di un miraggio per un mondo migliore.
Per di più, rincarare la dose attraverso politiche nazionali e transnazionali volutamente carenti (?), non accoglienti, inopportune. È giusto tutto questo?
I comizi di Cecilia Strada, dei rappresentanti di Mediterranea.
Non si vedono bandiere politiche ma delle Acli, della Pace, di Emergency, di Cgil, sì.
Le Istituzioni mancano all’appello, solo uno o due rappresentanti dell’opposizione regionale, del Comune di Milano; nessuno del Terzo Polo o della Maggioranza.
Gente indignata: si chiedono le dimissioni di Piantedosi, nel mirino anche Feltri per le sue provocazioni.
Alle 14 eravamo in pochi, ma in una imprevedibile caldissima giornata, in poco tempo migliaia di persone si sono riversate in piazza, aumentando sempre più durante il corteo che ha visto chiudere la piazza, Corso Buenos Aires, per farci dirigere verso la stazione.
Cori, accattivanti suoni di voci determinate, ma anche compostezza e calore, questa volta umano.
Io, per mio onore ed emozione, c’ero.
Ernesto Schiralli – Fisac Cgil Milano