Walchiria Terradura (Gubbio, PG 1924)
Figlia di un noto avvocato antifascista, dopo averlo rocambolescamente salvato dall’arresto da parte dell’OVRA, si unì con lui alle Brigate Garibaldi sui monti tra l’Umbria e le Marche.
Per la sua audacia e capacità fu messa a capo di una squadra di sei uomini, chiamata “Settebello”, su proposta degli stessi.
Come omaggio per festeggiare la sua nomina, i suoi sei compagni le regalarono una pistola, scusandosi di non avere un mazzo di fiori.
Oltre alla partecipazione alle azioni militari, Walchiria si specializzò nel minare e far saltare i ponti per impedire l’avanzata, e successivamente la ritirata, dell’esercito tedesco.
Era capace di rimontare un fucile Sten in 60 secondi.
I nazisti emisero otto mandati di cattura su di lei ma non riuscirono mai a catturarla.
«Il mio nome è Walkiria: le Walkirie erano le figlie del dio della guerra… Una donna guerriera poteva essere solo una Walkiria».
«Quel che volevo era che mi vedessero come una partigiana, come una combattente, proprio come loro, al pari di loro in tutto».
Medaglia d’argento al Valor militare.
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