da Il Tirreno – «L’azienda sa cosa deve fare per farci tornare al tavolo della trattativa». Gregorio Furiesi, segretario provinciale della Fisac Cgil, è trai sindacalisti che stanno portando avanti la vertenza alla Cassa di risparmio di Volterra.
È sua la voce che risponde alle dichiarazioni della dirigenza dell’istituto di credito dopo l’annuncio fatto dai rappresentanti dei lavoratori di voler scioperare venerdì. Un’altra astensione dal lavoro dopo quella di febbraio, con in mezzo vari appuntamenti fra le parti andati sempre male. Tanto che si è arrivati al punto che sembra di non ritorno.
Distanza abissale tra Cassa e dipendenti e quindi sindacati. Un muro contro muro che rientra nel cosiddetto “gioco delle parti”. Ma che rischia di complicare tutto. Anche perché la disdetta di varie parti della contrattazione di secondo livello proprio non va giu a ruriesi e ai suoi compagni di viaggio. Che si fa, di giorno in giorno, più difficile. «La dirigenza ha fatto una forzaturaprosegue il rappresentante della Fisac Cgil perché noi abbiamo fatto proposte su come adeguare fondo pensione e contratto integrativo che, all’inizio della trattativa erano stati messi in discussione.
Questo accadeva a gennaio. Poi a giugno hanno dato la disdetta per altri quattro accordi del contratto integrativo, la cui scadenza è fissata per i131 agosto. Insomma, non c’è stato modo di fare quello che di cui siamo convinti, adeguare gli accordi a quelle che sono le necessità del mercato attuale. Vogliamo rivedere gli accordi, andando avanti, verso il futuro. Ma le tutele basilari vanno mantenute, questo è il punto da cui partire. E i responsabili della Cassa di risparmio di Volterra lo sanno benissimo».
Ma a proposito di mercato, Furiesi risponde a uno dei punti trattati dalla banca mentre rispondeva alla proclamazione dello sciopero per 1’8 luglio: «Hanno detto di voler rivedere gli accordi perché non più sostenibili economicamente. Mai punti su cui hanno dato la disdetta sono a impatto zero sui bilanci.
Parliamo del limite di trasferibilità fuori dal perimetro attuale per gli assunti prima del settembre 2001 nel caso in cui cambiassero gli assetti societari. Oppure della concessione del part-time ai dipendenti che rispettino parametri definiti. E del calcolo dei permessi sindacali con la possibilità di partecipare alle assemblee.
Ma anche dei cosiddetti ruoli-chiave che, in realtà sono già in fase di trattativa. Tutto questo è stato oggetto di disdetta. Ma non costa all’azienda». Secondo Furiesi, il tema del personale come risorsa principale da tutelare espressa dai responsabili della Crv è anche questo «un aspetto da chiarire, perché con le disdette si colpiscono proprio i dipendenti.
Anzi, quelli più fragili come le donne che hanno bisogno di ridurre gli orari di lavoro per accudire un figlio oppure tutti coloro che devono occuparsi di qualche familiare malato». E sempre a proposito di mercato, dal segretario provinciale della Fisac Cgil, dice che «il contesto di mercato citato dalla dirigenza della Cassa è lo stesso per le banche di piccolo e medio livello come la nostra. Ma non ci risulta che altri istituti taglino integrativi come stanno facendo i responsabili della nostra banca. Tutti ragionano sull’aggiornamento dei parametri, non sulle cancellazioni.
Ed è per questo che anche sul tema del guardare al futuro e non al passato, occorre fare un chiarimento. Il sindacato non ha mai detto di voler mantenere gli accordi così com’erano. Siamo consapevoli della situazione. Abbiamo fatto proposte precise e la dirigenza ne è benissimo a conoscenza. E vogliamo trattare, ma non in un contesto in cui c’è sempre il rischio che dopo tre mesi vengano cambiate le carte in tavola»