Toscana: Per i salari rosi dalla crisi la Cgil propone: “Una quattordicesima straordinaria”

di Azzurra Giorgi  – da Repubblica – Una quattordicesima straordinaria, che possa compensare i rincari per lavoratori e pensionati. Con dei fondi da prendere «da chi, in questi anni duri, ha guadagnato in modo incredibile » .

L’idea della segretaria Cgil Toscana, Dalida Angelini, arriva nel giorno in cui il Fondo Monetario Internazionale taglia il Pil globale e l’Ires presenta un rapporto in cui prospetta uno scenario pieno di ombre per la Regione. Fatto di contratti precari, centomila posti di lavoro a rischio e una crescita più contenuta rispetto a quanto sperato nei mesi scorsi.

Allora, l’ottimismo era stato spinto da un 2021 in cui la Toscana aveva superato la media nazionale per crescita di Pil e consumi delle famiglie, ma che ora è congelato dai rincari e dalla guerra in Ucraina che pesa perlopiù sul costo dell’energia.

A questo proposito, l’Ires stima che, stando così le cose, il Pil toscano 2022 segnerà un — 0,6% in meno rispetto a quanto previsto, attestandosi dunque sul + 3,3% ( quello italiano è al 3,5%). Una situazione che si amplificherebbe, ovviamente, se il conflitto continuasse, arrivando a un impatto dell’ 1,6% nel quadriennio 2022/25 e che «rischia di essere sottostimato — spiega il presidente Ires Toscana Gianfranco Francese — . Senza una rapida conclusione della guerra, le conseguenze sarebbero disastrose sotto tutti i punti di vista, e non sarebbe eccessivo tornare a evocare il rischio della perdita di 100mila posti di lavoro in Toscana».

Un dato, questo, legato a processi anche già in atto, con aziende che sospendono, bloccano o rimodulano la produzione per cercare di attutire i costi, dell’energia come delle materie prime. Ma nel campo dei contratti lavorativi non contano solo i numeri perché se se ne guardasse soltanto uno, quello della ripresa occupazionale del 2021, sembrerebbe buono. In un anno, infatti, il saldo tra assunzioni e cessazioni ha segnato un +41.297. Ma è un valore parziale, da paragonare alla situazione precedente e inserito in un contesto di precarietà e salari che non tengono il passo coi rincari. Partiamo dal primo punto: rispetto a due anni fa, mancano all’appello ancora 38mila posti di lavoro, e l’anno scorso c’è stato «il sorpasso, per la prima volta dal 2019, del lavoro a termine su quello a tempo indeterminato» spiega il ricercatore Roberto Errico.

Tra i nuovi contratti, infatti, ce ne sono poco più di 70mila senza scadenza, contro i quasi 183mila a tempo determinato cui vanno aggiunti stagionali, contratti di somministrazione, lavoro intermittente, apprendistati. In totale, le assunzioni diverse da quella a tempo indeterminato sono più di sei volte tanto, l’anno scorso e due anni fa erano cinque volte e mezzo. «Di questo passo avremo un problema enorme di occupazione, soprattutto di qualità, e di salari » dice Angelini. Quello dei compensi è infatti l’altro punto centrale. E per questo la segretaria Cgil propone « una sorta di quattordicesima straordinaria. Bisogna restituire al mondo del lavoro e dei pensionati una retribuzione che ora viene persa per bollette e consumi. Non possono essere loro a pagare anche questa crisi » . Per l’origine di questo contributo, che andrebbe direttamente in busta paga e che la Cgil auspica « possa farsi portavoce la Regione nei confronti del governo», Angelini fa varie proposte: «Bisogna dire che ci può essere un allargamento di scostamento di bilancio, perché a una situazione straordinaria e complessa si risponde in egual modo, e poi ci sono aziende e settori che con pandemia e conflitto stanno guadagnando in un modo incredibile. Lì si possono prendere risorse. Chiamiamola patrimoniale se vogliamo. Il rischio altrimenti è che ci si ritrovi in un disastro sociale».

Ma non è tutto. Perché per il medio – lungo periodo Angelini chiede « di porci delle domande di fronte alla crisi energetica: sulle rinnovabili siamo lenti, e in Regione abbiamo una potenzialità di cui può beneficiare il 30% della popolazione. Bisogna implementarle. E tornare a politiche industriali degne di questo nome. Turismo e commercio non possono essere settori trainanti. Su questo sarebbe necessario che la Regione si confrontasse in modo più puntuale con le parti sociali».

Repubblica-FocusEconomia

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