Proposte di lettura: contare per parlare, parlare per contare, l’antitesi apparente delle donne

Le proposte di lettura di oggi sono presentate dalla compagna Clara Fonti, Segretaria Gruppo BPM, che ringraziamo per le tante suggestioni.

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Una lodevole iniziativa dell’associazione “Minima&Moralia, Idee per un Paese Migliore”, partendo da uno studio israeliano del 2018, ha rilevato, tra le altre analisi, che in Italia la media dei relatori uomini negli eventi e nelle manifestazioni pubbliche tra il 2013 e il 2018, è stata dell’85%.

I dati raccolti nel 2018 dallo studio “Gender diversity & inclusion in Events Report” nell’ambito dei più importanti eventi svolti in 23 paesi in svariati settori, mostrano che su 60.000 relatori, solo il 15% di donne italiane ha avuto una occasione di visibilità e una partecipazione con pari dignità degli uomini.

Sì, perché essere moderatrice, conduttrice o presiedere un importante evento non è mica la stessa cosa che essere relatrice, “speaker”, nel linguaggio anglofilo che tanto piace ai nostri manager!… Questi ruoli sembrano prestigiosi ma sono sospettosamente vicini al ruolo della padrona di casa: la brava padrona di casa che costruirà un accogliente spazio per far parlare (loro sì che parleranno), i suoi ospiti. Maschi, ovviamente.

L’autorevolezza delle persone si costruisce con la competenza, ma anche con l’occasione di poterla mostrare e di poter influenzare con le proprie idee tante più persone possibili. Occorre visibilità, che, come dimostra lo studio preso in esame da M&M, è stata data quasi esclusivamente agli uomini.

E allora torniamo bambine per un momento: chi era brava in aritmetica e chi in italiano? In aritmetica non tante, in italiano già di più, eppure saper contare conta, per contare davvero.

Il “gender gap” è spesso negato e spesso si sentono osservazioni tipo: le donne sono arrivate dappertutto e le quote rosa sono da superare perché ciò che conta è il merito e non il genere.

Ma contiamolo, allora, il merito che conta. È proprio vero che ormai le posizioni di uguaglianza si sono consolidate e che siamo in un’epoca diversa? Ma davvero alle donne è garantita “la parità di condizioni competitive tra generi”, citando una frase recentemente pronunciata da Mario Draghi?

No, basta contare. Bisogna sempre contare quante e dove sono le donne, è l’unico modo per rendere palese ed innegabile il dislivello di rappresentazione e presenza del genere femminile, questo semplice atto spazza via con la forza dei numeri la non tanto sotterranea presunzione che le donne ormai ci siano dove devono essere, sempre e ovunque.

Riprendendo una frase della scrittrice Michela Murgia: “finché le donne non potranno esserci per contare, è essenziale che continuino a contare per esserci”.

Il principio numerico conta. Conta per poter contare, se non ci fosse stato quel gigantesco 85% contro il 15%, forse nessuno si sarebbe accorto di nulla e le donne sarebbero state percepite come presenti, non importa come e quante, perché ormai le donne vanno inserite comunque, come un fastidioso pedaggio da pagare al politicamente corretto, quante? Conta poco.

In conclusione, per poter parlare occorre contare, ma anche saper contare è fondamentale.

Ah, non so lo sapete, ma se le donne non avessero contato, l’uomo non sarebbe andato sulla luna.

Fu una donna, nera per giunta, in un’America profondamente razzista e sessista, a calcolare e confermare le traiettorie di calcolo alla Nasa per mandare l’Apollo 11 sulla luna nel 1972, arrivando fino ai nostri giorni lavorando ai programmi dello Space Shuttle.

La storia davvero straordinaria della matematica, fisica ed informatica Katherine Johnson, nata nel nel 1918 in Virginia e morta nel 2020, è stata ripresa da Margot Shetterley nel libro “Il diritto di contare” (HarperCollins) e nel film del 2016 “Il diritto di contare”, che raccolse tre candidature al premio Oscar.

Qui il comunicato stampa dell’iniziativa: www.associazionemandm.org

Letture suggerite:

STAI ZITTA di Michela Murgia (Einaudi 2019)

IL DIRITTO DI CONTARE di Margot Shetterley (HarperCollins) e la versione cinematografica di Theodore Melfi (2016)

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