Unipol, Covid: situazione critica

I Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza hanno inviato una lettera all’Azienda mercoledì 22 alla quale è seguito un incontro giovedì 23 pomeriggio.

“Superato il limite dei 30.000 contagi, 1000 terapie intensive, oltre 8.000 i ricoveri ordinari, oltre 150 morti al giorno, per non parlare dell’incidenza indiretta che tale situazione ha nell’aggravare le altre e più “tradizionali” morbilità. La situazione è ben più grave di altri periodi come ad esempio l’estate passata interamente utilizzando la modalità di lavoro da remoto.

Alla luce di quanto sopra e stante il crescente numero di casi di positività nelle diverse sedi e Società e una situazione drammaticamente peggiorata rispetto al 4 novembre non possiamo che esprimere forte preoccupazione rispetto all’adozione di misure che come Rls continuiamo a considerare inadeguate al contenimento del contagio. Ci arrivano quotidianamente segnalazioni da tutte le sedi di gestioni approssimative e poco chiare delle misure previste dai protocolli rispetto a pulizie giornaliere, sanificazioni, individuazione/tracciamento contatti stretti ecc. Sono già diversi i casi di colleghe/colleghi risultati positivi a seguito di contatto con altro collega positivo, per cui non è difficile che il virus circoli anche negli uffici nonostante tutte le misure adottate.

Non è logico né tantomeno razionale insistere nel fare correre ai colleghi rischi evitabili ed è prioritario, oggi come ieri, avere la garanzia della massima tutela della salute e della sicurezza di tutti i dipendenti del Gruppo, che sappiamo bene non pregiudica la piena operatività e produttività aziendale. Priorità che se inquinata di pregiudizi e da prese di posizione slegate dal reale contesto rischiano di essere ancora meno comprensibili da tutte le colleghe e i colleghi che vivono le scelte aziendali con crescente preoccupazione. Vi ricordiamo che la giunta regionale Veneto ha emanato l’ordinanza n. 172 del 17 dicembre 2021, stabilendo la “zona gialla” e quindi le misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da virus COVID-19”, tra cui favorire il lavoro agile dove possibile.

Ciò premesso, chiediamo un incontro urgente da tenersi entro e non oltre il 28/29 dicembre, per condividere insieme le ulteriori e doverose misure di sicurezza da adottare nel più breve tempo possibile. Riteniamo, data l’esperienza maturata in tutti questi mesi, che non servano grossi sforzi né economici né organizzativi. Infatti sono diverse le realtà, anche simili alla nostra, che stanno già operando scelte maggiormente tutelanti.

Cogliamo l’occasione, a 10 gg dal 31 dicembre, data di scadenza dell’ultima com aziendale, per ricordarvi che non sono state ancora condivise le modalità di svolgimento dell’attività lavorativa nemmeno di chi si avvale delle tutele, che riteniamo si debbano allargare anche ad altre categorie fino alla fine dello stato d’emergenza.

Riteniamo inoltre che in questo periodo di festività sarebbe oltremodo opportuno evitare festeggiamenti/aperitivi che per il 23 e il 30 di dicembre si stanno organizzando in azienda”.

Nell’incontro l’Azienda ha ribadito che non intende modificare la propria scelta per il ritorno alla normalità, che è il lavoro in ufficio. Ritiene che i protocolli e le procedure messe in atto finora siano adeguate a contenere e gestire la pandemia. Ha sottolineato come il ricorso al lavoro da remoto non sia necessario, al di là dell’utilizzo da parte dei soggetti fragili. Parla dei timori espressi dai lavoratori, a fronte dei casi di positività emersi tra i colleghi, come di paure ingiustificate, perché le azioni messe in campo sono efficaci: 93 casi su una popolazione complessiva di circa 9 mila dipendenti sono un dato che dimostra la bontà delle misure adottate. Ha precisato che le raccomandazioni del governo o delle istituzioni non sono obblighi, quindi, sebbene il lavoro da remoto sia stato riconosciuto e utilizzato fino al 3 novembre come misura di contrasto al Covid, oggi non lo è più perché l’Azienda così ha deciso.

A fronte di queste affermazioni abbiamo ribadito con fermezza tutte le nostre osservazioni motivate nella lettera: la nostra preoccupazione come Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza evidentemente non è la stessa della parte aziendale.

Riteniamo che, in una situazione ben lontana dall’essere normale, un’azienda responsabile dovrebbe mettere innanzitutto davanti la salute dei propri dipendenti: il 23 novembre, a 20 giorni dal rientro il dato riferitoci era 18 casi positivi accertati, il 15 dicembre erano 41, oggi sono 93. La situazione necessita di misure più efficaci per evitare che il numero dei casi in azienda aumenti e che la situazione diventi ingestibile, come lo sta già diventando, tra le preoccupazioni all’interno degli uffici tra i colleghi e alcune situazioni poco chiare o mal gestite che in alcune sedi si denunciano.

A quale numero di casi positivi accertati bisognerà arrivare perché il Vertice aziendale si prenda la necessaria responsabilità sulla tutela della salute e della sicurezza sui posti di lavoro che la legge gli impone?

RLS delle Società del Gruppo

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