Per questo week end vi suggeriamo la lettura dell’articolo di Silvia Morosi, pubblicato sulla 27ora del Corriere della Sera, in ricordo di bell hooks.
Gloria Jean Watkins è una donna di colore, scrittrice e femminista radicale, che adotta lo pseudonimo di bell hooks, per dare valore al ramo femminile della sua discendenza, assumendo il nome di sua madre, Bell, e della nonna materna, Hooks.
Già solo questo atto, personale e politico insieme, ci dà la misura della sua lucida e limpida coerenza, della necessità di unire teoria e prassi.
Nei suoi libri il suo pseudonimo appare sempre in minuscolo e anche questo gesto ha il suo significato: dare valore alle idee più che alla portavoce di queste idee, che ambiscono a diventare collettive.
Come donna di colore, Gloria, nel paesino del Kentucky dove nasce negli anni ’50, subisce una doppia discriminazione di genere e razziale, che la porterà a contribuire al femminismo intersezionale, che considera le discriminazioni che colpiscono diverse soggettività, in modo trasversale, in relazione a genere, razza, classe e orientamento sessuale ecc.
Il messaggio di Bell Hooks è un messaggio rivolto a tutte e tutti, perché femministe e femministi non si nasce, ma si diventa, avendo il coraggio di liberarsi di ruoli precostituiti e esercitando il pensiero critico
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