24 novembre 2021
Si è tenuta oggi la 55esima riunione del Dialogo Sociale con la BCE alla presenza della Presidente Christine Lagarde.
E’ il turno di Anna Maria Romano, come responsabile di questo dialogo sociale per UNI Europa, a presiedere l’incontro e porre el riflessioni di apertura da parte sindacali (in allegato la bozza tradotta in italiano).
La discussione è intensa ed aperta: a differenza del passato, Mrs Lagarde sembra più interessata alla discussione e ai risultati possibili del Dialogo Sociale.
Condivide sin dall’inizio la proposta da parte di UNI, in vista del 25 Novembre, di un maggiore impegno concreto della BCE contro la violenza sulle donne, in forte aumento anche a causa del lavoro da remoto, nelle proprie case, quando queste sono il centro della violenza.
L’agenda è fitta e va dalle condizioni del lavoro nelle Banche Centrali in conseguenza del COVID-19 all’aggiornamento delle strategie di apprendimento e sviluppo per gli stessi, per ciò che riguarda più strettamente chi lavora nelle banche centrali europee, tenendo a mente che le condizioni contrattuali sono molto diverse di paese in paese.
Nella fase più generale, ènevitabile ed interessante la discussione sul cambiamento climatico. La BCE è impegnata sul tema sia dal punto di vista della stabilità finanziaria, con la preparazione dei Climate Risk stress tests, che in modo più generale. In questo senso più ampio lo fa predisponendo analisi economiche; attraverso la politica monetaria includendo il cambiamento climatico nelle considerazioni in merito, nelle operazioni informative, nelle valutazioni di rischio; nella vigilanza bancaria, integrando i rischi che emergono dal clima e dal degrado ambientale, al fine di garantire che le banche siano in grado di gestire adeguatamente questi rischi; dal lato della stabilità finanziaria, misurando e valutando i rischi posti al sistema finanziario dal cambiamento climatico.
Infine, vengono presentate le nuove linee guida etiche per i dipendenti delle Banche Centrali, armonizzando l’esistente.
L’incontro si conclude con la revisione e le valutazioni da parte sindacale.
Appunti della relazione di apertura con Christine Lagarde, tradotti rapidamente dall’inglese
Purtroppo siamo ancora insieme a distanza: il Covid non è ancora fuori dalle nostre vite.
Siamo qui oggi, per fare del nostro meglio per affrontare le sfide derivanti da ciò che è successo – succede. Abbiamo già evidenziato negli incontri passati come le risposte politiche da parte delle autorità fiscali e monetarie, per molti aspetti insolite quanto la crisi stessa, abbiano aiutato. Ci siamo sentiti europei più che mai in questa tempesta.
Voglio sottolineare ancora una volta il buon lavoro della Bce nell’emergenza.
Detto questo, la crisi del coronavirus non è vicina alla fine e abbiamo molto da fare davanti.
Ora siamo in una fase diversa di emergenza sociale ed economica.
La sensazione è più o meno come se tutti vorremmo agire come abbiamo fatto in passato, ma negli ultimi mesi è cambiato tanto per sempre. Solo un esempio: l’aumento delle esigenze digitali nella vita di tutti; il lavoro a distanza ci presenta una nuova organizzazione del lavoro. Pensando al lavoro a distanza, alcuni di noi sognavano una nuova possibile conciliazione tra città e piccoli paesi, una vita più lenta incentrata sull’essere umano anziché sulla produttività….ma nella relatà abbiamo avuto/abbiamo un carico di lavoro infinito, una malsana confusione tra vita professionale e vita personale , spazi, strumenti. In questo momento, il lavoro a distanza sembra più una mutazione genetica incontrollata del mondo del lavoro, piuttosto che una nuova organizzazione governata.
I sistemi sanitari, spinti in passato alle assicurazioni private, hanno rivelato tutte le carenze. Anche le politiche educative e di welfare.
Il rischio di aumentare la disuguaglianza e di diffondere la frustrazione è evidente nel nostro lavoro quotidiano: per noi sindacati la nostra materia prima sono le vite delle persone.
Collegato a quanto ho appena detto, la COP 26 ha appena chiuso i battenti. È un argomento inevitabile in tutte le nostre agende e molto presente nella nostra agenda di oggi. È vitale, ma il rischio di un semplice rifacimento del trucco dietro una facciata verde c’è.
Dobbiamo essere pronti e prendere in considerazione i rischi del cambiamento climatico quando prendiamo le nostre decisioni politiche: mi dispiace affermare l’ovvio; questo però senza separarlo dalla sostenibilità sociale. Sostenibilità significa sostenibilità climatica e sociale o non significa nulla.
È diffusa la preoccupazione che le dimensioni sociali non siano ben comprese o integrate nelle discussioni sullo sviluppo sostenibile. C’è ancora bisogno di sviluppare quadri concettuali e politici che collochino le dimensioni sociali al centro dell’economia verde e della finanza sostenibile.
Dietro le parole, ciò che rimane poco chiaro è come queste dimensioni sociali verranno interpretate e applicate nella pratica. I governi, gli attori sociali e gli esperti sono chiamati a deliberare su come collegare economia verde e dimensioni sociali dello sviluppo: c’è bisogno di includere la protezione sociale per coloro che sono colpiti negativamente dalla transizione.
Non è affatto chiaro se una transizione verso, la green economy, sarà incentrata su aggiustamenti tecnologici del “business as usual” o, al contrario, sarà colta come un’opportunità per migliorare il benessere e trasformare le strutture sociali, le istituzioni e i rapporti di potere che stanno alla base delle varie forme di vulnerabilità e disuguaglianza.
A meno che le dimensioni sociali non vengano affrontate in modo più completo, c’è il pericolo che gli sforzi per collegare l’economia verde, lo sviluppo sostenibile e l’eliminazione della povertà falliscano.
Solo un dato: secondo l’analisi della Commissione, quasi un lavoratore su dieci nell’UE27 è a rischio povertà! Complessivamente, 7 lavoratori a salario minimo su 10 segnalano difficoltà a sbarcare il lunario.
E anche se l’Europa ha distribuito davvero un buon sostegno, è successo immaginando lo stesso modello di economia che avevamo prima di questa insolita, sperando unica, crisi.
Green è cruciale ed è il futuro: noi supportiamo ciò che sta facendo la BCE in tal senso.
La BCE e anche le banche centrali possono far sì che la politica monetaria contribuisca davvero a una vita più sana e ad un pianeta sano. Avrà implicazioni sul nostro modello economico di sicuro, ma sarà per il bene collettivo. La BCE può svolgere un ruolo da modello.
Penso che i test di stress climatici (oggi non sono un argomento in agenda) potrebbero essere uno strumento potente, se la domanda dei test non riguarderà solo il rischio degli investimenti in sé, ma anche investimenti e capitali: da dove vengono anche se hanno investito nel verde? Contribuiscono all’economia reale? Il settore finanziario sta elaborando alcune “misure verdi” e allo stesso tempo continua a finanziare la deforestazione di massa e altre attività economiche (inquinanti) dannose per l’ambiente e nessuna istanza o legislatore sovranazionale ne attribuisce la responsabilità?
I movimenti intorno a noi parlano di un mondo diverso e di un’economia diversa; parlano di bisogni inascoltati. Allo stesso tempo, sperimentiamo qualcosa di pericoloso: l’uso della frustrazione delle persone per destabilizzare le democrazie o per dare forza a regimi populisti, non inclusivi.
Andando avanti, un’altra pentola scoperta, sono i colli di bottiglia nell’offerta all’industria.
La durata delle strozzature all’interno delle catene globali del valore è “incerta” e permangono i rischi di effetti di “seconda tornata” dell’aumento generale dei prezzi sui salari. L’idea di aumentare i profitti esternalizzando e utilizzando paesi con diritti deboli/stipendi bassi nella catena di approvvigionamento sta avendo un prezzo alto.
Ci parla di un’economia che ha fatto del profitto a breve termine la propria mina.
Perché parliamo di tutto ciò qui?
Le Banche Centrali sono un presidio della democrazia e le filiali sono la tutela istituzionale del territorio.Che dire del lavoro a distanza di chi vi lavora e quali conseguenze sul numero delle filiali e sulle attività ciò ha?In che modo il lavoro a distanza influisce sull’attività e sulla vita dei dipendenti?
Siamo preoccupati che il personale del Sistema Europeo delle Banche Centrali stia perdendo potere d’acquisto poiché l’inflazione è di circa il 4% e gli aumenti salariali sono in media dell’1,5%, il che non è normale considerando il riconoscimento per i loro sforzi che i colleghi meritano.
Più in generale e per concludere:
la pandemia di COVID-19 ha sottolineato sia l’importanza dei sindacati nel dare ai lavoratori una voce collettiva sul posto di lavoro e reso urgente la necessità di arrestare l’erosione di diritti. Durante la crisi, i paesi sindacalizzati sono stati in grado di garantire misure di sicurezza rafforzate: noi siamo stati un fattore di stabilità sociale.
Un dialogo sociale e una cooperazione efficaci tra governi, organizzazioni dei datori di lavoro e organizzazioni dei lavoratori si sono dimostrati indispensabili per progettare e attuare strategie e politiche appropriate per affrontare l’impatto negativo della crisi del COVID-19 e per costruire società inclusive.
Allo stesso tempo, il numero di lavoratori coperti da un contratto collettivo è diminuito in 22 dei 27 Stati membri dell’UE. Troppo spesso i lavoratori non possono iscriversi ad un sindacato per paura di rappresaglie senza scrupoli del datori di lavoro. Nei 10 Stati membri dell’UE con i salari medi e minimi più bassi, solo dal 7% al 30% dei lavoratori beneficia di un livello salariale negoziato dai sindacati.
Ogni giorno i lavoratori a salario minimo sentono promesse sul fatto che nessuno sarà lasciato indietro, ma la realtà contraddice le promesse.
Crediamo fermamente che il Dialogo Sociale non sia solo una formalità, ma uno strumento sociale, una possibile via di una nuova stagione nelle responsabilità comuni, ognuno nel proprio ruolo, ma cercando di dare le risposte che le persone si aspettano.
Ma qualche volta questo Dialogo Sociale è stato irrispettoso verso il nostro ruolo. Qual è il nostro ruolo qui, se la nostra opinione, che cerca di lavorare sempre per il meglio, non viene presa in considerazione?
Ultimo, ma non meno importante, domani sarà il 25 novembre: UNI, la nostra federazione europea, firmerà una Dichiarazione congiunta con la Federazione Bancaria Europea (EBF) sul lavoro a distanza, comprendente anche una parte sul rischio di aumento della violenza domestica, a causa dell’aumento del lockdown domestico lavorando da casa. È qualcosa da considerare in qualsiasi organizzazione di lavoro ed un modo concreto per aiutare soprattutto le donne.