Firenze: lo sciopero per le lavoratrici e lavoratori di GKN

da Repubblica.it – Ci saranno le ragazze della mensa gestita da Hoster Food, i facchini di Easy Group impiegati nella piattaforma logistica e nelle pulizia dello stabilimento, i tecnici della manutenzione di Set-Ser, quelli forzatamente in ferie dopo lo scoppio della “bomba”. Insieme ai 422 addetti della Gkn di Campi, a centinaia di lavoratori solidali da tutta la Toscana, ci saranno anche loro, i dipendenti di un indotto dai contorni ancora nella penombra, a “Firenze difende il lavoro”, lo sciopero generale territoriale di oggi, 19 luglio, dell’area metropolitana provocato dalla chiusura della Gkn. Porteranno sul palco di piazza Santa Croce una piaga più larga di quanto diagnosticato.

Quanti sono i lavoratori dell’indotto di Gkn che rischiano il posto? Quale l’impatto sull’economia delle famiglie? Se la Fiom annaspa nella mappatura (“Non abbiamo ancora riscontri”, dice Andrea Brunetti), i cobas di Ubs hanno idee chiare: “I lavoratori a rischio dell’indotto sono 500”. Una cifra monstre. Di sicuro non lontana dalla realtà. E che minaccia di raddoppiare il trauma sul territorio.
“Numeri dei lavoratori dell’indotto e ricadute negative sull’economia delle loro famiglie, sono i nodi più importanti da sciogliere”, dice, preoccupato, Nicola Sciclone, nuovo direttore dell’Istituto regionale di programmazione economina della Regione Toscana, che è tra i più quotati soggetti di ricerca e analisi. Sciclone ha stimato in 16 milioni di euro la perdita di reddito diretto per la famiglie come conseguenza della chiusura dello stabilimento di Campi e del licenziamento dei 422 diretti della Gkn, che nel 2020 ha subito un calo di business inevitabile ma sopportabile: già nel 2019, al netto quindi del Covid, il fatturato di Gkn era calato dagli oltre 150 milioni dei due anni precedenti a 137 milioni, per scendere a 102 milioni nell’anno del lockdown quando il mondo, costretto a casa, ha momentaneamente smesso di comprare auto (Gkn realizza componenti per l’industria automotive). Ma l’azienda sembrava aver assorbito bene, con indebitamento ai livelli del 2017 e soprattutto una perdita netta di esercizio, nel 2020, di 4,5 milioni di euro, dunque il 4,5%, ampiamente compensata dai risultati degli anni precedenti: 10,5 milioni di utile netto nel solo 2017. Un colpo sopportabile, dunque. Cosa, sopportabile, che non è la chiusura dello stabilimento per i suoi dipendenti. E quelli degli appalti esterni.

Che possano essere 500, i lavoratori dell’indotto, lo rende plausibile il processo di esternalizzazioni di attività che Gkn ha proseguito anche negli ultimi anni. La fosftazione, un trattamento sulla superficie dei metalli, era stato ad esempio affidato alla Meoni&Bartoletti, che solo nel 2016 aveva investito 200 mila euro per un impianto al servizio della Gkn. Ora l’impianto è fermo. Una rete di appalto e subappalto, formata da Bollorè, Ubv e Vuerre trasporti, si occupava dei trasporti di materiali da e per lo stabilimento Gkn. Solo la sera prima dell’annuncio di chiusura dello stabilimento, gli autisti e i loro capi hanno saputo che dal giorno dopo non ci sarebbero stati più viaggi. Vale lo stesso per gli addetti di Hosetr Food, Seet-Ser, Easy Group, per quelli dell’impresa che si occupava di manutenzione di allarmi, impianti elettrici e idraulici, per altre decine di lavoratori. Tanti. Troppi. Tutti in piazza, oggi, a manifestare per non perdere la dignità del lavoro.

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