fonte: il Centro
PESCARA. La chiusura della filiale pescarese della banca d’Italia potrebbe favorire l’infiltrazione di componenti malavitose in ambito finanziario. Lo sostiene la Cgil, che ieri mattina ha parlato approfonditamente dell’annunciata chiusura della filiale locale, inserita in un più ampio programma di riorganizzazione delle risorse della Banca. I lavoratori interessati dal riordino sono in tutto 34. Sono quelli che attualmente lavorano nella sede di corso Vittorio Emanuele, e che nel giro di un anno potrebbero vedersi spostati all’Aquila, dove ha sede la filiale regionale, o peggio ad Ancona o a Campobasso. Già, perché l’Aquila ospita già 54 dipendenti, e non riuscirà a recepire tutti i In alcuni casi, tra l’altro, si tratta di personale già confluito a Pescara da Chieti e Teramo, che la loro filiale di Bankitalia non ce l’hanno più già da qualche tempo.
«Togliendo questa istituzione dal territorio, esso si impoverisce», dice Egidio Pezzuto, abruzzese, della segreteria nazionale della Fisac Cgil, «ed il territorio cesserebbe di essere controllato». Il sindacalista si riferisce all’attività di vigilanza che Banca d’Italia svolge sul territorio, sebbene un grosso filone di questo comparto è già nelle mani della filiale regionale.
«Il sistema creditizio regionale subirebbe una rivoluzione totale, che interessa tutti gli attori dell’economia. È su questo che bisogna riflettere», aggiunge Francesco Trivelli, segretario regionale Fisac. Antonio Cilia, referente locale per il sindacato, sostiene che «I dipendenti della Banca d’Italia negli ultimi anno sono stati paragonati a semplici dipendenti statali. Negli ultimi anni, poi, gli stessi hanno subito il blocco della contrattazione e degli automatismi».
Attualmente la filiale pescarese svolge i servizi di tesoreria dello Stato per le province di Chieti e Pescara, il pagamento e l’emissione dei vaglia cambiari, il cambio delle banconote e delle monete, l’esame delle banconote sospette di falsità, le informazioni sulla Centrale di allarme interbancaria, l’accesso ai dati della centrale dei rischi, gli esposti in materia di servizi bancari e finanziari, il ricorso all’arbitro bancario finanziario, la consultazione di documenti storici.
Secondo la Cgil, comunque, la perdita della Banca nel territorio pescarese costituisce una minaccia per la sicurezza del territorio stesso, e l’Aquila non basta a vigilare su tutto l’Abruzzo.
«Il fatto grave», ha sottolineato il segretario regionale della Cgil, Sandro Giovarruscio, «è che invece che diminuire i costi aumenteranno. Prima di tutto perché la chiusura degli sportelli minerà la situazione di legalità legata alle questioni finanziarie. In secondo luogo perchè questa comporta una perdita di potenziali posti di lavoro: è una risorsa in meno che può assumere risorse sul territorio».