UNA GRANDE BANCA O SOLO UNA BANCA GRANDE ?
Si è completato ormai il primo mese dal “Big Bang” della incorporazione Ubi e, purtroppo, al di là dei trionfalistici proclami dei nostri manager, la realtà che colleghi (e clienti ex Ubi) stanno ancora vivendo è tutt’altra cosa. La decisione, a nostro avviso molto azzardata, di concentrare nell’unica giornata del 12 aprile tutta la integrazione, aggiungendoci pure la partenza del nuovo (ennesimo) modello di servizio, ha prodotto effetti devastanti, con criticità e problemi lungi ancora dall’essere risolti.
Già nelle settimane precedenti la migrazione, le OO.SS. avevano, a più livelli, lanciato l’allarme sulla scarsissima formazione preventiva dei colleghi ex Ubi e sul rischio di far partire congiuntamente il nuovo segmento Agribusiness e l’accorpamento di molte filiali retail con trasferimento di migliaia di colleghi e rimescolamento di gestori e relativi portafogli. Ma il nostro allarme – e il consiglio di fare le cose con più gradualità – non è stato apprezzato dall’Azienda, come sempre più spesso ormai accade.
Quello che si è verificato è stata una concentrazione di interventi inopportuna, mal pianificata, gestita confusamente e con molti errori, che ha provocato caos e ulteriore stress nel lavoro quotidiano.
Il risultato è una rete al collasso, con colleghe e colleghi che si stanno facendo carico, da soli, di tutte le carenze organizzative aziendali e che hanno grande difficoltà a dare risposte alla clientela.
Da un mese ormai è cronaca quotidiana il caos in cui stanno combattendo colleghi e clienti ancora nel contesto di pandemia, con gestori che hanno portafogli quasi tutti nuovi e clienti che hanno perso i loro riferimenti in azienda, con l’aggravante, per i clienti ex Ubi, del perdurante blocco informatico sulle piattaforme home banking.
L’accorpamento repentino e simultaneo di filiali retail, imprese, exclusive, la creazione di nuove filiali agribusiness, il ridisegno della rete del terzo settore, le nuove filiali on line con la creazione dei “fantomatici” distaccamenti individuali presso le filiali retail e chi più ne ha più ne metta, hanno determinato un sovraffollamento degli uffici e degli ambienti con buona pace delle regole anti covid in molti casi impossibili da rispettare. In molte filiali accorpate si sono e si stanno ancora verificando problemi di ordine pubblico per l’afflusso di clientela e l’azienda è sorda alla richiesta di steward per regolamentare gli accessi.
Sono state create stanze pollaio con 8/12 postazioni in ambienti dove ce n’erano 4/6, in alcuni casi non ci sono nemmeno le scrivanie sufficienti per le persone in organico.
Nel Retail si è provveduto all’ennesima riduzione/trasferimento di portafogli, con portafogli “in pool” in capo ai direttori che in molti casi superano le migliaia di clienti che poi devono essere comunque seguiti dai gestori superstiti, alcuni perdipiù senza un portafoglio codificato. Qual è il senso di ciò?
Molti colleghi hanno cambiato ruolo senza nessuna formazione realmente fruibile ed efficace, magari anche dopo trasferimento in filiali di comuni diversi. Gli affiancamenti dei colleghi Isp a quelli ex Ubi, già difficoltosi in partenza per il problema covid, sono resi ancor più complicati dalle innumerevoli incombenze giornaliere e, soprattutto, dalle continue e, in questo contesto ancor più assurde pressioni commerciali. Come se si stesse vivendo in un periodo di assoluta normalità.
A questo proposito chiediamo fortemente che l’Azienda non sollevi alcun provvedimento disciplinare in caso di errori che dovessero verificarsi da parte dei colleghi non adeguatamente formati.
Alcuni esponenti aziendali, come nulla stesse accadendo, stanno ossessivamente pretendendo risultati commerciali crescenti, pressando le lavoratrici e lavoratori con modalità non più accettabili, aggiungendo ulteriore stress e portando i colleghi allo sfinimento.
Nel nostro territorio, molte colleghe e colleghi Isp sono stati inoltre distolti dalle loro filiali per andare a prestare affiancamento ai colleghi delle filiali ex Ubi che il 12 aprile sono passati in Isp e il 24 maggio saranno ceduti alla Banca Popolare di Puglia e Basilicata.
Naturalmente questi colleghi hanno il sacrosanto diritto di non essere lasciati soli, seppure per 40 giorni, e infatti non lo sono stati, ma con una programmazione alternativa forse si sarebbe potuta evitare questa doppia migrazione in un mese, con tutto quello che ne consegue in termini di stress per i colleghi e disagio per i clienti.
E’ questo il rispetto della più grande Banca del Paese verso le “sue persone”? Verso il suo “Capitale Umano”? Secondo noi NO, è tutt’altro che rispetto.
Dai nostri manager, pur distinguendo il loro ruolo dalla parte organizzativa e gestionale, ci saremmo aspettati piuttosto, oltre ai messaggi trionfalistici all’esterno, anche qualche parola di scuse per i problemi organizzativi creati a tutti da una gestione così fatta.
Dalla più grande Banca del Paese ci saremmo tutti aspettati una gestione molto diversa della integrazione. E lo confermano anche gli amari commenti dei colleghi ex Ubi che, a un mese dall’ingresso in Isp dicono “pensavamo di entrare in una grande banca ma siamo entrati solo in una banca grande.”
Abruzzo, 17/5/2021
COORDINATORI e RSA GRUPPO INTESA SANPAOLO AREA ABRUZZO
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA