La sorpresa di Pasqua
Con fiducia nel nuovo Consiglio e nel Segretario generale avevamo dato disponibilità ad avviare un percorso di costruttivo confronto nell’ interesse di tutti i lavoratori dell’Autorità.
Lo scorso venerdì, tuttavia, ci è stato sottoposto per la firma un accordo sindacale irricevibile per molteplici ragioni.
1 – Le quattro pagine introduttive all’articolato, dietro una scelta di natura solo apparentemente redazionale di ricostruzione del quadro normativo, celano – in un susseguirsi di visti, ritenuto, considerato, rilevato, avuto riguardato – un ambiguo tentativo di indurre le rappresentanze sindacali a condividere una data interpretazione di norme.
Non a caso, tra i considerata leggiamo “nel corso del 2020 circa il 70% del personale ha prestato servizio in modalità di lavoro agile in deroga e che tale istituto non contempla l’erogazione di buoni pasto e, relativamente al personale operativo ed esecutivo, il riconoscimento di straordinari”. Chiariamoci… nel lavoro agile il lavoratore è libero di organizzare come meglio ritiene la prestazione sotto il profilo della collocazione temporale (Tribunale di Venezia, sent. n.1069/2020). Perciò è del tutto evidente la non veridicità della affermazione che si intende così veicolare. Del resto, proprio sul presupposto che il nostro fosse telelavoro, non certo lavoro agile o smartworking, queste Organizzazioni, a più riprese nel corso del 2020, hanno chiesto all’ Amministrazione di riconoscere ai lavoratori i buoni pasto e la prestazione dello straordinario.
2 – Non solo non è stata accolta nessuna delle nostre obiezioni sulle modalità di riconoscimento dei risparmi da buoni pasto e lavoro straordinario, ma con l’ingannevole passaggio ora citato si pensa forse di tacitare per il 2021 le legittime rivendicazioni dei lavoratori con un contentino nel PAI 2022.
3 – Oltre il confine della ragionevolezza e della prudenza è poi la decisione di incidere, con accordo sindacale (sic!), sulla tutela che le norme di legge garantiscono ai diritti previdenziali dei lavoratori pubblici. Proprio in ragione della particolare rilevanza e delicatezza del tema, in sede di trattativa sindacale si era concordato un ulteriore approfondimento del servizio giuridico. Anche questo impegno è stato disatteso.
4 – In materia di trattamento economico, si era chiesto all’Amministrazione di procedere con una visione globale e lungimirante, senza privilegiare le disposizioni in favore di una minoranza di comandati, pur meritevoli di tutela, rispetto a quelle più urgenti dei colleghi di ruolo che aspettano da anni, ormai, l’allineamento della propria posizione retributiva a quella prevista dal contratto di settore, come pure il riconoscimento degli anni di lavoro prestato con contratto a tempo determinato e di specializzazione. Con spirito costruttivo, senso di responsabilità e correttezza abbiamo manifestato la disponibilità a discutere ogni proposta di allineamento al trattamento AGCM purché perseguito nell’interesse di tutte le categorie.
Non siamo stati ascoltati.
I vertici amministrativi e politici della nostra amministrazione, in modo ingiustificato, hanno deciso di ribaltare le priorità ponendo al centro della contrattazione un tema di coda – come l’esigenza di evitare discriminazioni tra personale in posizione di comando e Il personale di ruolo che svolge le medesime mansioni – a scapito della irrisolta questione delle discriminazioni tra il personale di ruolo: le medesime mansioni sono svolte da lavoratori con un differenziale retributivo sconcertante, non ascrivibile alla diversa anzianità nei ruoli ma solo alla mancata applicazione di misure di perequazione espressamente previste dal contratto di riferimento.
Questo tema non è presente neanche negli impegni di massima che pure, visto la frequenza con cui sono disattesi, non si negano a nessuno!
L’accordo cavalca in modo talmente vibrante la causa economica dei comandati da indurre il sospetto che, a breve, assisteremo ad un ampio utilizzo dell’istituto!!!
Il precedente Consiglio aveva deciso, per una maggior valorizzazione del personale interno anche in ruoli di staff, di limitare i comandi. L’attenzione con cui Il nuovo Consiglio sta seguendo la questione dei comandati, innesca il ragionevole dubbio che il già cospicuo numero di comandati arrivati in questi primi mesi di consiliatura non bastano e che molto probabilmente ci dobbiamo aspettare una nuova ingiustificabile e impensabile “infornata”.
Non si spiega diversamente il richiamo alla legge istitutiva secondo cui l’Autorità “può avvalersi, per motivate esigenze, di dipendenti dello Stato o di altre amministrazioni pubbliche o di enti pubblici collocati in posizione di fuori ruolo nelle forme previste dai rispettivi ordinamenti, in numero non superiore, complessivamente, a trenta unità e, per non oltre il 20 per cento delle qualifiche dirigenziali, lasciando non coperto un corrispondente numero di posti di ruolo”. Tantomeno diversamente si spiega il richiamo alla legge 20 luglio 2004, n. 215 (art. 9, comma 1) secondo cui l’Autorità può avvalersi di un contingente di 15 persone in posizione di comando con imputazione all’Autorità del solo trattamento accessorio.
Non altrettanta enfasi è posta sulle previsioni normative per cui si può procedere a comandi unicamente se sussiste una specifica ed esplicita “esigenza di servizio” e “quando sia richiesta una speciale competenza”.
5 – Ultimo, ma forse più grave, insulto alla professionalità di lavoratrici e lavoratori dell’Autorità, è l’incomprensibile decisione di modificare il Regolamento sul trattamento economico e giuridico sul personale assimilando il lavoro in Autorità con il lavoro reso presso altre amministrazioni pubbliche.
L’accordo, infatti, individua il parametro retributivo di riferimento per definire il trattamento – oggi dell’accessorio (domani potrebbe essere del fondamentale) – nel seguente modo: partendo dal livello iniziale previsto per l’inquadramento dei dirigenti, dei funzionari, degli operativi e degli esecutivi, si attribuisce un livello per ogni anno di servizio prestato presso istituzioni pubbliche nella qualifica corrispondente a quella da ricoprire o ricoperta in Autorità.
Questa equiparazione è inaccettabile!!!
È bene ricordare che la netta demarcazione tra i due profili di lavoro, nell’Autorità o presso altre istituzioni pubbliche non tutte equiparabili, non è frutto di una pretesa di privilegio di parte, ma è il portato dei diversi contratti che regolano il rapporto di impiego alle dipendenze delle Autorità amministrative rispetto alla PA in senso lato, come anche dei diversi titoli e requisiti di maggior qualificazione per la partecipazione ai concorsi per l’accesso in ruolo delle diverse qualifiche.
Tanto per comune memoria e conoscenza, l’esperienza documentata presso altri uffici della PA vale quale prerequisito per la partecipazione ai concorsi per il ruolo in Agcom nella qualifica di dirigente, funzionario e operativo a condizione che sia pari, rispettivamente, ad almeno 4 anni nella dirigenza, almeno 3 anni di carriera direttiva (attuale III area) e almeno 2 anni nelle mansioni operative.
Nel corso della trattativa si era evidenziata l’esigenza di apportare dei correttivi, tenuto conto che tale trattamento non ha alcuna valenza contrattuale in AGCM in quanto disposto con atto unilaterale del Consiglio; in altre Autorità amministrative sono stati adottati accordi negoziali sui comandi, proprio di recente in ART, ma applicando il principio secondo cui ogni 2 anni nella PA possono valere 1 anno nell’Autorità amministrativa.
L’Accordo stesso, peraltro, si contraddice nella misura in cui “per remunerare la maggiore complessità e la più elevata qualità del lavoro svolto in Autorità rispetto a quello espletato presso le amministrazioni di appartenenza” introduce la nuova voce della “indennità accessoria di maggiori responsabilità” seppure per un numero ristretto di eletti tra gli eletti.
In conclusione, cari colleghi, ci eravamo presentati con un ramoscello di ulivo e ci hanno risposto con un Accordo che nella Pasqua 2021 pretende di svendere la maggior qualificazione del lavoro in Autorità per pochi spiccioli di buono pasto e lavoro accessorio.
Siamo indignati.
Abbiamo già indirizzato una lettera sui trasferimenti nottetempo.
Abbiamo richiesto l’accesso agli atti sulle indennità di staff per valutare la correttezza e la trasparenza degli inquadramenti operati
Intendiamo verificare anche la sussistenza di eventuali ipotesi di conflitti di interesse.
È tempo che anche l’opinione pubblica sia messa a conoscenza delle decisioni prese in AGCOM (nelle materie oggetto di trattative sindacali).
L’Autorità è di tutti i cittadini, in primis di chi quotidianamente e da anni svolge con impegno e dedizione i propri compiti contribuendo con la propria professionalità all’efficace assolvimento delle sue funzioni istituzionali.
Non consentiremo che sia depredata.
Come organizzazioni confederali abbiamo deciso di dichiarare lo stato di agitazione e di attivare un osservatorio critico che accenda un faro su tutti gli atti in materia di personale per evitare mortificazioni ai colleghi interni e assicurare piena contendibilità delle opportunità di assunzione e crescita professionale nella nostra Istituzione.
RSA FISAC/CGIL – FIRST/CISL – UILCA/UIL