Quest’anno per la prima volta abbiamo deciso di sostenere la mobilitazione internazionale femminista dell’8 marzo e invitiamo colleghe e colleghi a scioperare per l’intera giornata.
Nell’ultimo anno il nostro mondo è cambiato a causa di un evento inaspettato, che ha stravolto le nostre vite, le nostre relazioni affettive, le nostre abitudini. Si è prodotta una frattura insanabile tra ciò che eravamo prima e quello che siamo oggi in epoca Covid-19.
È cambiato molto anche il nostro modo di lavorare. Il lavoro da casa, che avevamo sperimentato per una o al massimo due volte la settimana, superando con fatica le resistenze dei nostri Responsabili, è diventato la quotidianità. Le nostre case si sono in poco tempo trasformate in sedi di lavoro, improvvisate in spazi a volte improponibili, non confortevoli e inadatti a trascorrere tante ore seduti davanti a un computer portatile, ma soprattutto si sono confusi gli ambiti e i tempi di vita e di lavoro.
A questo punto le differenze tra lei e lui nella gestione familiare sono esplose in tutta la loro drammaticità. Quante colleghe, per esempio, hanno utilizzato il tempo risparmiato per il viaggio per preparare il pranzo prima di iniziare a lavorare?… E quanti colleghi (non single)?… Sì, lo sappiamo, anche i padri si sono dati da fare, per gestire ragazze e ragazzi, come mai prima d’ora, ma nella coppia sposata la mamma è rimasta il punto di riferimento quasi esclusivo di bambini/e.
Insomma tutte le indagini focalizzate sulle differenze di genere ci dicono che sulle donne si è scaricato il peso maggiore delle attività di cura nel periodo di lockdown. Non solo. Quando è terminato il periodo di confinamento più rigido, i colleghi sono tornati più agevolmente al lavoro in ufficio, mentre le colleghe sono rimaste a casa a gestire i figli (in quarantena scolastica o in didattica a distanza) o a prendersi cura degli anziani (genitori di lei e anche di lui).
Questo significa che le donne dedicano una parte considerevole del proprio tempo alla cura degli altri, svolgendo così una funzione sociale con un valore economico, non riconosciuto. Inoltre il tempo sottratto al lavoro incide sul percorso professionale. Finora le ricadute sono state pesanti, anche se a volte fingiamo di non vederle.
Intesa Sanpaolo è una delle aziende più attente alla Responsabilità Sociale d’Impresa e in particolare alle Pari Opportunità. Eppure il gap di carriera tra colleghe e colleghi resta rilevante, in particolare proprio nelle Direzioni Centrali. Dall’ultimo Rapporto Pari Opportunità consegnato a giugno 2020 emerge che le lavoratrici sono la maggioranza degli impiegati della Banca, ma a mano a mano che si sale di livello la presenza femminile dirada.
Sì, è vero, nella struttura di Assago possiamo contare su tante colleghe nei ruoli di coordinamento, ma non fidiamoci troppo delle apparenze, diamo un’occhiata ai numeri. I Quadri Direttivi stanno 7 a 3 a favore dei colleghi. Ma soprattutto differiscono i livelli: le colleghe al 1°/2° livello, i colleghi al 3°/4° con una differenza salariale rilevante. E guai a toccare la dirigenza: una sola donna dirigente contro 10 dirigenti.
Quali sono le ragioni di queste differenze? Forse titolo di studio ed esperienze professionali?…
Purtroppo no, si tratta invece di pregiudizi e abitudini radicate, che influenzano la valutazione professionale e differenti considerazioni di sé, che donne e uomini introiettano fin dai primi anni di vita. Generalmente gli uomini crescono più sicuri di sé e delle proprie capacità, mentre le donne sono educate alla modestia e alla prudenza con conseguenze devastanti sulle loro vite future.
Le colleghe, che hanno letto fin qui, stanno già pensando che credenze così radicate non cambieranno mai. E invece non è così, cambieranno quando ogni donna smetterà di accettarle con rassegnazione. È arrivato il momento per ogni donna di rifiutarsi di essere considerata una minorata, magari soltanto perché non vive soltanto per il lavoro, ma coltiva altri impegni prioritari.
Questo è il momento giusto per reagire, perché con la pandemia la condizione delle donne sta peggiorando visibilmente. Molte si sentono costrette a rinunciare al proprio lavoro, per gestire figli@ e anzian@, oppure devono rinunciare a quote di salario, come avviene per i permessi straordinari Covid coperti soltanto a metà, al momento in attesa di proroga.
È il momento giusto per reagire, perché proprio ora il lavoro da casa sta rendendo necessaria una revisione dei criteri di valutazione, che smetta di premiare la presenza, per favorire invece il lavoro di qualità. È vero, ad Assago ci sono tante lavoratrici part-time, che lavorano meno ore e di conseguenza sono pagate meno, ma questo non costituisce un valido motivo per le penalizzazioni di carriera, che spesso subiscono, tanto più che i loro carichi di lavoro sono spesso analoghi a quelli di un lavoratore a tempo pieno.
Crediamo che molte colleghe possano riconoscersi nelle ragioni dello sciopero, che abbiamo qui indicato, evidenziando quelle più vicine alla nostra esperienza quotidiana, anche se lo sciopero è internazionale e chiama alla mobilitazione sia le donne che gli uomini. Anche i colleghi sono chiamati a partecipare e non soltanto per spirito solidale, ma perché hanno motivazioni uguali e complementari per aderire.
I cambiamenti sociali non riguardano soltanto la digitalizzazione, anche i modelli familiari si evolvono e i legami familiari non sono più per sempre. Così capita che genitori soli debbano occuparsi di figli@ o a giorni alterni con l’altro genitore. Ma quanti pregiudizi sui pochi padri che hanno il coraggio di chiedere il congedo parentale!… E quanto tempo dovremo ancora aspettare in Italia per il congedo di paternità di 14 giorni, come prevedono le direttive europee?
Il modello patriarcale è da tempo inadeguato a rappresentare le persone di ogni genere, ma continua a opporre una strenua resistenza e va smantellato con azioni radicali. Su questo modello si radica il predominio maschile, che causa in Italia un femminicidio ogni 3 giorni, oltre alle tante violenze nascoste e silenti contro chi si discosta dal modello.
Care colleghe e cari colleghi, l’8 marzo scioperiamo, se non per noi, per le nostre figlie, le nostre madri, le nostre sorelle e anche per i nostri padri, i nostri fratelli, i nostri figli, per educare a un modello alternativo di relazione tra i generi, fatto di condivisione e di cura dell’altro.
5 marzo 2021
RSA FISAC CGIL INTESA SANPAOLO ASSAGO