TERRITORIALE DI SASSARI
Questo otto marzo lo dedichiamo agli uomini.
Lo dedichiamo a tutti gli uomini. A quelli che devono chiedere scusa, a quelli che devono imparare il rispetto, a quelli che non lavano i piatti, a quelli che non si occupano delle faccende domestiche, a quelli che non rifanno il letto, quelli che non caricano la lavatrice, quelli che non puliscono i pavimenti, quelli che non stirano, non cucinano, non stendono il bucato.
Questo otto marzo lo dedichiamo agli uomini che magari senza pensarci – senza volerci pensare – o senza saperlo, senza volerlo, vivono tutti i giorni come se fosse naturale che sia delle donne tutto il carico dell’organizzazione domestica, magari fosse anche solo il fatto di decidere cosa ci sarà cena o per pranzo.
Lo dedichiamo a tutti gli uomini che se ne fottono. Tranquillamente, facendo finta di niente e continuando a comportarsi come sempre si è fatto. Continuando a sbagliare come sempre si è fatto.
Questo otto marzo lo dedichiamo alla pratica quotidiana del mancato rispetto di genere. Lo dedichiamo all’abitudine malata e figlia di una cultura patriarcale e ottusa che condanniamo nelle parole, ma che molto spesso, troppo spesso, rimane viva nelle abitudini di vita famigliare.
Questo otto marzo lo dedichiamo a chi ha le colpe e deve chiedere scusa. Lo dedichiamo a chi deve ricordare sempre che per raggiungere una vera parità dei diritti di genere la strada è ancora lunga e impegnativa, e passa dalle azioni di ognuno di noi prima che dalle parole.
Lo dedichiamo a quegli uomini che segnati da una mascolinità tossica e vigliacca, di scuse ne devono tante, non solo alle donne, ma anche a tutta la comunità LGBTQ+: lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer, perché nel loro percorso di rivendicazioni di diritti sono i primi portatori di una vera parità tra tutti i generi, perché dalla loro esperienza dobbiamo imparare a superare e scardinare quella disparità di genere che ancora oggi opprime le figure femminili in quella rappresentazione iniqua e offensiva che impropriamente si continua a chiamare famiglia tradizionale.
Questo otto marzo lo vogliamo dedicare ai fatti, alle azioni che ancora mancano, semplicemente perché ci siamo stancati di sentire parole indignate per le condizioni delle donne nella società italiana, mentre i posti di lavoro e le mura domestiche continuano a restare, nella cultura, nell’educazione e nella pratica quotidiana, il primo luogo di discriminazione.
E allora questo otto marzo lo dedichiamo agli uomini.
Lo dedichiamo a tutti gli uomini. A quelli che devono chiedere scusa, a quelli che devono imparare il rispetto.
Questo otto marzo lo dedichiamo a quelli che devono essere oggi i primi a capire, molto semplicemente, che se una donna è discriminata è perché c’è un uomo che la discrimina.
Per questo, alle donne, per l’otto marzo, non vogliamo fare dediche.
Nessun regalo. Ma una promessa, un impegno, un’esortazione.
Che tutti capiscano che i diritti non si ottengono solo con le parole, ma anche con le azioni e con la lotta, ancora di più quando quella lotta la dobbiamo portare avanti contro noi stessi, contro il nostro modo distorto che abbiamo di vivere la famiglia, la società e il lavoro.
Che tutti capiscano che i diritti, prima che stare scritti sulla carta, stanno nella cultura, nei comportamenti e nei valori quotidiani.
Che tutti capiscano che i diritti non sono un concetto astratto, ma una pratica viva e concreta.
Che tutti capiscano che la lotta per la parità di genere non riguarda solo le donne, ma ci riguarda e ci responsabilizza tutti, molto più da vicino di quel che crediamo.