Ancora una volta e con profondo rammarico ci troviamo costretti ad assistere all’oramai noto e consolidato teatrino in cui ciascuno finge di recitare la propria parte.
Ci troviamo di fronte alla più triste perdita di credibilità della rappresentanza aziendale e sindacale: da un lato un’amministrazione che finge di gestire la trattativa sindacale nel rispetto del principio di parità di trattamento, invocando il rispetto di quella ordinanza che l’ha vista condannata per condotta antisindacale e, dall’altro, qualche sigla sindacale che avanza proposte accattivanti anche se non ben specificate (se non in un documento dettagliato che non ci è dato conoscere), fingendo di portare avanti l’interesse generale di tutti i lavoratori (pur rappresentando quasi esclusivamente i lavoratori di Roma)
Allora, se le cose stanno davvero in questi termini (e vorremmo tanto sbagliarci), qual è il ruolo della rappresentanza sindacale in questa Istituzione? Se una o due organizzazioni sindacali sono in grado di avanzare “nobili” proposte per giunta nell’interesse generale di tutti i lavoratori e se tali proposte sembrano addirittura trovare conferma da parte dell’amministrazione, perché mai chiedere il confronto anche con le altre organizzazioni?
Quello che è accaduto ieri è di una gravità senza precedenti. Se la nostra presenza al tavolo delle trattative non è desiderata, si abbia il coraggio di dichiararlo apertamente.
Questa amministrazione, se veramente fosse stata intenzionata ad evitare qualunque forma di discriminazione, avrebbe dovuto puntare all’unicità del tavolo, soprattutto quando si tratta di avviare la ripresa delle trattative. È evidente che le intenzioni erano ben altre e i fatti ci danno ragione. Se proprio dobbiamo essere sinceri lo abbiamo anche sospettato, ma speravamo che il Consiglio dell’Autorità se ne accorgesse, speravamo che l’invito farsa venisse in qualche modo richiamato e sostituito con un nuovo invito rivolto a tutte le OO.SS. per un confronto a tavoli uniti.
L’amministrazione sapeva benissimo che non avremmo mai potuto scegliere di sederci a un tavolo piuttosto che a un altro e ciò non certo per antipatie personali o addirittura per incompatibilità programmatiche. A volte le cose che ci uniscono sono molte di più di quelle che sembrano. L’amministrazione sa perfettamente che queste organizzazioni si sono battute per l’unicità del tavolo delle trattative e che qualunque l’alternativa avrebbe comportato una violazione del principio di parità di trattamento delle regole di buona gestione amministrativa. Escludere dal tavolo unitario un’organizzazione sindacale che CGIL e UIL non avrebbero mai abbandonata è stato un atto che l’Amministrazione per le condizioni al contorno non doveva mai accettare. Ma la tattica è sempre la stessa: “incendiare i fienili” in modo che dopo l’incendio la parte sana si adopera per spegnerli, ma coloro che li hanno incendiati con la complicità dell’Amministrazione (non possiamo dire la stessa cosa del Consiglio) cercano di sfruttare la condizione destabilizzante per fare fughe in avanti, prendendosi la primogenitura delle proposte e la visibilità sindacale. Ciò è successo nell’ultimo incontro: dalla definizione di un calendario di attività è sfociato in una vera e propria trattativa avvenuta, tra l’altro, su argomenti che non erano inseriti all’ordine del giorno. Vale la pena ricordare che per l’ordine del giorno dell’invito farsa si sarebbero dovute delineare le priorità, non certo discutere le proposte. Invece a quanto pare questa amministrazione sembra aver addirittura condiviso parte delle proposte formulate e sembra pure essere intenzionata a discuterne con il Consiglio senza una minima interlocuzione con le altre sigle sindacali.
Noi, fino a prova contraria, continueremo ad avere fiducia nel Consiglio. Di fronte a un’evidente discriminazione è per noi impensabile che il Consiglio di questa Autorità decida di dare seguito a quanto accaduto apponendo il proprio sigillo sull’esclusone programmata delle altre sigle Confederali al tavolo delle trattative. Ma se, malauguratamente, le cose andranno diversamente, allora non ci resterà che intraprendere tutte le azioni necessarie per difendere l’interesse generale di tutti i lavoratori. Questa volta siamo dinanzi al rischio gravissimo di un collasso delle interazioni sindacali.
Un rischio che se non viene arginato immediatamente, va combattuto con la radicalità necessaria e, nello stesso tempo, con tutta la capacità possibile di queste OO.SS. (vedi allegata lettera dei nazionali).