Si avvicina la data del 20 aprile in cui si svolgerà l’assemblea dei soci di UBI Banca la prima nella quale le liste in campo saranno veramente in competizione.
Il clima è inevitabilmente teso. Nei mesi si susseguono eventi che scompaginano le certezze del giorno prima: liste alternative, abbandoni di direttori generali, esposti in procura ecc.
Come in ogni vera campagna elettorale si rispolvera tutto quello che può servire:
• attenzione ai dipendenti: di fatto da anni solo un costo da ridurre e mortificare diventano (per chiunque in campo) il vero “capitale” del Gruppo. Vedremo.
• i dipendenti/soci: blanditi da più parti (e non sempre correttamente) alla ricerca di un voto. Per fortuna i colleghi pensano con la loro testa.
• i dipendenti/agenti di viaggio: pressati come non mai perché riempiano pullman di soci/clienti da portare in assemblea.
• la banca “popolare”: un bel titolo di cui fregiarsi ma che non è di per sé un valore aggiunto: deve essere declinato in termini positivi per i dipendenti, i clienti e i soci azionisti di tutto il gruppo, sull’intero territorio nazionale, da Bergamo a Bari, da Brescia a Torino.
Fino ad oggi
UBI (popolare) ha fatto come tutti gli altri gruppi: rilevanti tagli sui costi del personale, continuo abbassamento della professionalità, del salario e delle condizioni di vita dei lavoratori e delle lavoratrici; zero innovazione di prodotti e di servizi offerti alla clientela; tante parole e zero fatti su diminuzioni di compensi, consulenze e altri costi amministrativi.
Risultato finale: garanzia del dividendo per i soci azionisti in vista delle scadenze elettorali, grande attenzione alle più diverse esigenze del top management in servizio e in pensione.
Il modello popolare è stato una foglia di fico dietro cui nascondere una poco nobile battaglia tra gruppi di potere, riconducibili tutti all’interno della stessa realtà economica e industriale e ai salotti dei signori della finanza lombarda, in cui uno strumentale campanilismo soffoca il confronto sulle idee e sui progetti di sviluppo di un gruppo federale e popolare.
Ci attendiamo un cambiamento e a chi amministrerà il Gruppo chiediamo subito:
rilancio dell’occupazione:
− inserimento immediato di giovani lavoratrici e lavoratori con contratti di lavoro stabili per sostenere le reti commerciali ormai vicine al collasso;
− piena applicazione del contratto del credito per i colleghi di Prestitalia che da anni collaborano con il Gruppo con professionalità bancarie;
− assunzione immediata dei colleghi che da anni lavorano fianco a fianco ai colleghi per conto di società di consulenza “di comodo”.valorizzazione delle professionalità interne:
− importante investimento formativo sul personale che accresca competenze e professionalità;
− drastica riduzione delle consulenze e cancellazione degli appalti di lavorazioni a società amiche, con contestuale rilancio di UBIS e delle tante competenze interne ad oggi sottoutilizzate e mortificate.
migliori condizioni di lavoro:
− relazioni interpersonali tra responsabili e sottoposti costruite sul sostegno operativo e sulla condivisione degli obiettivi aziendali, con l’immediato abbandono di pratiche autoritarie e offensive della dignità di colleghe e colleghi;
− maggiore attenzione ai bisogni dei colleghi, a partire da una mobilità territoriale che contenga al massimo l’incidenza dei costi di trasporto e di qualità della vita su retribuzioni ed equilibri familiari;
− armonizzazione dei livelli di welfare di gruppo, colmando differenze tra le diverse realtà che a sei anni dalla nascita di UBI risultano sempre più inaccettabili.
difesa del salario di lavoratrici e lavoratori:
• definizione immediata dei premi aziendali 2012 per tutte le società del gruppo; • rilancio di una politica di crescita dei ricavi e l’eliminazione di spese inefficienti e dannose
attuando: − un rapporto con la clientela da innovare attraverso l’offerta di prodotti e servizi diversificati
che sappiano intercettare le peculiarità dei territori presidiati dalle banche reti del Gruppo; − una maggiore autonomia commerciale per le banche reti che permetta loro di attuare
politiche mirate a rispondere con tempestività alle strategie di mercato dei competitor locali.
vicinanza al territorio:
− vicinanza particolare e “popolare” alle imprese in difficoltà su tutti i territori con l’erogazione di credito;
− attenzione alle nuove possibilità di impresa per i giovani.
sobrietà e equilibrio delle politiche di remunerazione del top management: − revisione integrale dei compensi dei manager con la definizione di un rapporto massimo tra l’emolumento più alto e la retribuzione più bassa presente nel gruppo. Prendiamo esempio
dalla Svizzera.
relazioni sindacali evolute e unitarie:
− confronto da gestire in trasparenza e nel pieno rispetto delle istanze avanzate da tutte le organizzazioni sindacali, nessuna esclusa;
− confronto continuo con le parti sociali confederali per concretizzare sui territori le azioni proprie della responsabilità di impresa.
Valuteremo con molta attenzione i programmi delle tre liste candidate alla ricerca di punti di contatto con quella che è la nostra idea di banca sintetizzata nei punti sopra esposti e invitiamo i colleghi che si riconoscono nelle nostre istanze a fare altrettanto.
Li, 11 aprile 2013
FISAC CGIL Gruppo UBI Banca