http://www.fisac-cgil.it/liberamutuo – Nei primi giorni del mese è stato sequestrato un patrimonio immenso, stimato in 1,3 miliardi di euro all’imprenditore leader del settore eolico. Il tesoro è composto da 43 tra società e partecipazioni societarie; 98 beni immobili; 7 tra auto, imbarcazioni e motociclette; 66 disponibilità finanziarie, tra rapporti di conto corrente, polizze ramo vita, depositi titoli, carte di credito, carte prepagate e fondi di investimento.
Questa mattina , è stato invece emesso un provvedimento di confisca sulla tappa trapanese della Louis Vuitton Cup, con sequestri di beni mobili e immobili per un valore di oltre 30 milioni di euro, a Trapani, Roma, Milano, Gorizia e Pordenone.
I due sequestri seguono l’aggressione ad altri patrimoni milionari, a noti imprenditori nel campo della grande distribuzione, del ciclo del cemento e della sanità.
Adesso toccherà alla magistratura far chiarezza. Siamo in uno Stato garantista, dove vige la presunzione d’innocenza fino al terzo grado di giudizio. Spetta ai magistrati e agli avvocati dibattere e decidere in base alle prove, ma se il sequestro dovesse diventare definitivo questi beni, per legge diventerebbero servizi, occupazione e spazi sociali.
Tutti conosciamo le tante attività agricole sviluppate dall’associazione Libera sui terreni confiscati alla mafia, ma anche esempi più piccoli sono significativi, come a Rescaldina, dove un fabbricato destinato al Comune e vicino all’ospedale Buzzi, è stato utilizzato, per il tramite della Onlus Ospedale dei Bambini Milano, come residenza temporanea di genitori con figli affetti da patologie oncologiche di lunga degenza, oppure a Varese, dove il Comune, d’intesa con la Questura, utilizza un appartamento come alloggio protetto per minori oggetto di abuso o ancora, la Casa del Jazz di Roma, nata grazie ad una confisca ai boss della banda della Magliana e, successivamente, assegnata al Comune di Roma che l’ha utilizzata per ospitare un auditorium multifunzionale, un sistema di registrazione, un ricco archivio audiovisivo, una biblioteca, ma anche sale di prova e di registrazione.
Ma c’è un problema: quasi il 50% degli immobili confiscati sono gravati da ipoteche. Questo è diventato il principale vincolo all’effettiva “liberazione” e riutilizzo del bene.
Secondo i dati divulgati dall’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati alla criminalità il fenomeno coinvolge tutto il tessuto economico nazionale, dal nord al sud.
Cosa si può fare? Secondo noi le banche possono:
• velocizzare la cancellazione dell’ipoteca;
• approntare una soluzione transattiva “standard” da applicare a questa tipologia di casi;
• rinunciare a parte degli interessi di mora e/o contrattuali.
Come lavoratori bancari sentiamo una responsabilità in più: possiamo fare pressione sulle nostre aziende, e sugli organi competenti (Abi e Agenzia nazionale e il prossimo governo) perché procedano con velocità ad approvare gli atti necessari a regolamentare la situazione.
La Fisac – CGIL vuole fare una proposta, che abbiamo chiamato LIBERA MUTUO, all’Abi e ai Ministeri competenti per migliorare tempi e costi di trasferimento dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
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