Nell’ultimo Rapporto dell’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale, pubblicato nel mese di giugno, vengono messe in evidenza delle importanti ricerche svolte dall’Ufficio attraverso il suo Osservatorio. Tra di esse, vi sono anche le evidenze che la violazione della proprietà intellettuale non siano reati senza vittime.
Infatti la Relazione mette in rilievo la significativa importanza dei Diritti di proprietà intellettuale per l’economia di tutta l’Unione europea, con conseguente impatto sulla ripresa post Covid-19 (crisi che ha dominato i primi sei mesi dell’anno con effetti che possono protrarsi ancora per lungo tempo).
Vi è una stima che definisce in 20miliardi di euro di mancati guadagni la contraffazione dei prodotti, di cui almeno 2,2miliardi nel solo nostro Paese.
I reati contro la proprietà industriale viene considerata un’attività, apparentemente, a basso rischio ed utilizzata come supporto ad altri reati. Il Rapporto, stilato congiuntamente con EUIPO-Europol, (sempre del giugno 2020) denominato IP crime and its link to other serious crimes. Focus on Poly-Criminality mette in luce casi di studio che dimostrano il legame con riciclaggio di denaro sporco, frode documentale, criminalità informatica, frode finanziaria, produzione di droga e traffico di esseri umani.
Come per tutte le attività illecite, chi compie questi reati di contraffazione mette in atto una serie di operazioni volte a trasformare i guadagni ottenuti illegalmente in fonte di reddito legale.
Per attuare ciò devono mettersi in atto le tre fasi del riciclaggio:
- INTRODUZIONE – che consiste nell’introdurre fondi da attività illegali nel sistema finanziario di un dato Paese;
- STRATIFICAZIONE – che consente di nascondere le origini dei fondi mediante l’utilizzo di più operazioni bancarie o finanziari che coinvolgono diversi conti, istituzioni, persone, prodotti e Paesi;
- INTEGRAZIONE – che mira ad investire fondi di origine illecita nei canali legali dell’economia ed a trarne vantaggio.