Antiriciclaggio: pagamenti in denaro contanti

Riprendendo l’argomento, già trattato da noi, sull’utilizzo del denaro contante nei pagamenti per beni o servizi, forniamo ora un esempio pratico sulla materia per risolvere alcuni dubbi che giornalmente ci vengono rivolti dalle nostre colleghe e colleghi.

 

Si possono pagare 2.700 euro parte in contanti e parte in assegno senza incorrere in qualche infrazione? Nel nostro Paese il pagamento in denaro  contante è soggetto a limitazioni volute dalla Normativa. Lo scopo è quello di contrastare il riciclaggio di denaro sporco e l’evasione fiscale derivante da attività illecite. Il Decreto fiscale 2020 ha ulteriormente abbassato il limite dei pagamenti in contanti. Dal 1.7.20 e fino al  31.12.21, il limite all’utilizzo del denaro contante è passato da 2.999,99 euro a 1.999,99 euro. Di conseguenza, al di sopra di questa soglia, è obbligatorio ricorrere ai pagamenti elettronici o comunque tracciabili.

Cosa dice il Ministero Economia e Finanze riguardo la domanda se è possibile pagare 2.700 euro parte in contanti e parte in assegno senza infrangere la Legge? La risposta è affermativa. A chiarirlo è lo stesso Ministero dell’Economia e delle Finanze in un suo vademecum. Il pagamento di una somma superiore al limite di legge parte in contanti ed in parte tracciato, ossia con assegno, bonifico, carte di credito o di debito è consentito. E’ consentito purché la parte in contanti non superi il limite massimo di legge vigente per i pagamenti in contanti. Dal 1° luglio 2020 questo limite è di 1.999,99 euro. Immaginiamo, dunque, una fattura commerciale oppure un acquisto tra privati di 2.700 euro. Il pagamento secondo il Mef è regolare se la parte in contanti non supera il limite dei 1.999,99 euro.

 

 

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