Si moltiplicano sui social gli attacchi alla confederazione con il solito ritornello: “Non avete fatto nulla”. Ma i fatti sono andati diversamente. È lungo l’elenco delle iniziative dal 2011 a oggi per contrastare le politiche dei vari governi.
Sono mesi ormai che sui social, a ogni presa di posizione sui provvedimenti del governo o su fatti di cronaca, i profili ufficiali della Cgil così come quelli di dirigenti, iscritti e simpatizzanti, vengono sommersi dai “dove eravate” e conditi dal solito frasario livido e violento. Dove eravate mentre approvavano la Fornero, mentre toglievano l’articolo 18? Dove eravate mentre smantellavano i diritti dei lavoratori? Invece di occuparvi degli immigrati sareste dovuti scendere in piazza contro il Jobs Act. E via così. Capita pure di venire improvvidamente accusati di averli votati quei provvedimenti, più spesso di non avere fatto nulla per fermarli.
Nei giorni a cavallo tra Natale e fine anno, mi sono imbattuta su Facebook in un file realizzato da qualche meritevole sindacalista Cgil che, non potendone evidentemente più di questa manfrina, ha provato a mettere in fila le iniziative nazionali dal 2010 a oggi. Guardandolo mi sono resa conto che non riusciva a rendere appieno la portata e men che mai l’impegno organizzativo delle tante e tante iniziative fatte in questi anni sia sul versante previdenziale che a contrasto del Jobs Act. Complicato, intanto, ricostruire tutte le iniziative nazionali unitarie e non. Complicato spiegare che se oggi alcuni tribunali stanno adottando decisioni che intaccano il Jobs Act e ne ridimensionano la portata, è anche grazie ai ricorsi promossi dalla Cgil, giuridicamente e finanziariamente. Complicato restituire alle categorie e ai territori il merito dell’imponente sforzo fatto per spiegare la Carta dei diritti e i quesiti referendari, e raccogliere complessivamente oltre 4 milioni e mezzo di firme per presentarli e avviare l’iter legislativo popolare.
Qualche numero però possiamo provare a darlo. Tra il 2011 e il 2012 durante il governo Monti, la Cgil sola o insieme ad altri sindacati ha organizzato e indetto sette iniziative tra scioperi generali o manifestazioni nazionali contro le politiche di austerità, previdenziali (legge Fornero), fiscali e bilancio del Paese. Dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014, durante il governo Letta, Cgil Cisl e Uil insieme sono scese in piazza o si sono fermate per uno sciopero generale almeno tre volte con iniziative nazionali e un obiettivo costante: riportare il lavoro al centro dell’agenda politica.
Dal 22 febbraio 2014, data di insediamento del governo Renzi che rimarrà in carica fino al 12 dicembre 2016, la confederazione di corso d’Italia da sola ha organizzato ben dodici iniziative di mobilitazione nazionale tra cui scioperi, presidi e manifestazioni. Su tutte, quella del 25 ottobre 2014 di piazza San Giovanni con un milione di persone e il flash mob dei giovani “Il Jobs Act fa acqua da tutte le parti”, così efficace dal punto di vista iconografico che quegli ombrelli bucati in mano ai “giovani” della Cgil sono diventati il simbolo della lotta al JobsAct. Se contro la riforma del lavoro la Cgil è riuscita a coinvolgere solo la Uil – che ha scioperato e manifestato insieme a noi il 12 dicembre del 2014 – contro la legge Fornero sono state almeno sette le iniziative di mobilitazione unitarie.
Una battaglia importante condotta insieme dalle tre organizzazioni sindacali che è proseguita durante il governo Gentiloni. E ancora dopo l’abrogazione dei voucher per fermare i referendum, la loro riproposizione e la ripresa della battaglia in piazza e nei palazzi. Dal 12 dicembre 2016 al 1º giugno 2018, mentre proseguiva il confronto con l’esecutivo Gentiloni sulla previdenza, Cgil Cisl e Uil hanno continuato a mobilitarsi per cambiare la legge Fornero e la Cgil da sola è scesa anche in piazza il 2 dicembre 2017 per la manifestazione nazionale “Pensioni i conti non tornano”.
Complessivamente quindi dal 2011 alla fine del governo Gentiloni, si possono contare ben 49 iniziative, unitarie e non, dove eravamo a difendere i diritti, a rivendicare tutele, a contrastare politiche che inevitabilmente avrebbero avuto effetti dannosi per il mondo di chi vive di lavoro. A questi numeri andrebbero poi sommate le iniziative di mobilitazione delle categorie, dal pubblico impiego, alla scuola, agli edili e a tutti gli altri settori professionali che sono scesi in piazza contro il sistema previdenziale, contro specifici provvedimenti o anche solo per il mancato rinnovo dei contratti. Poco? Non mi sembra. In ogni caso metto a disposizione il lavoro di ricostruzione che ho realizzato con il supporto delle colleghe dell’ufficio stampa nazionale così la prossima volta, quando il primo troll o drago da tastiera ci chiederà “Dove eravate?” avrremo almeno 49 buone risposte da dargli.
Esmeralda Rizzi è responsabile social della Cgil nazionale
Fonte: www.rassegna.it