Così, all’indomani dei conti della controllata Banca Intermobiliare, chiusi in negativo per 64,6 milioni di euro, sempre per le rettifiche sui crediti imposte da Banca d’Italia, anche Veneto Banca deve fare i conti con gli stessi effetti. Le rettifiche di valore, dopo le valutazioni della visita ispettiva della vigilanza, sono salite a 466,98 milioni di euro, il 164,2% in più di quanto erano state nel 2011, quando si erano attestate a 176,77 milioni. Il costo del credito si attesta così a 165 punti base, 140 se si esclude dal perimetro Banca Intermobiliare. «L’incremento è riconducibile – afferma la banca nella sua nota di ieri sera – oltre che al sensibile peggioramento della congiuntura economica e al conseguente aumento dei crediti dubbi, soprattutto all’adozione di criteri estremamente prudenti per la valutazione delle garanzie immobiliari relative agli stock del credito anomalo e all’allungamento dei tempi di recupero attesi». E il peso della difficoltà negli impieghi si mostra nel dato delle sofferenze nette, salite a 1,2 miliardi di euro, in crescita del 30,9%; l’indice di copertura è al 55,4%. Nel complesso, i crediti deteriorati netti ammontano a 2,56 miliardi, in crescita sul 2011 del 30,4%; qui il grado di copertura è al 40%. Al termine delle operazioni di pulizia, il patrimonio netto di gruppo è a 2,85 miliardi (+11,2%), il Tier 1 si attesta al 7,8% (7,6% nel 2011) e il total capital ratio al 9,8% (10,1% nell’esercizio precedente). Fin qui i dati relativi agli accantonamenti, sui quali Veneto Banca tiene una linea soft ed evita qualsiasi accenno polemico con gli organi di vigilanza: «Il perdurare della congiuntura negativa e le persistenti incertezze nell’evoluzione dello scenario complessivo – afferma in una dichiarazione l’amministratore delegato, Vincenzo Consoli – hanno spinto il cda ad adottare una politica estremamente rigorosa e prudenziale con riguardo alla qualità del credito, in ottemperanza alle disposizioni impartite da Banca d’Italia».
E ancora Consoli parla di «un risultato d’esercizio severamente penalizzato dagli accantonamenti», attribuiti al comparto immobiliare, «che hanno riguardato tutto il gruppo ed inciso in modo particolarmente significativo su Banca Intermobiliare». Niente polemiche, ma Consoli rivendica tuttavia l’altra faccia della medaglia, ovvero un’attività caratteristica positiva, con «il conseguimento del risultato lordo di gestione migliore della storia del gruppo, che testimonia in modo netto la capacità di creare valore, servendo con profitto le economie dei territori. Proseguiamo con determinazione – continua Consoli – lo sviluppo del piano di razionalizzazione dell’assetto organizzativo e societario, diretto a potenziare competitività ed efficienza». Tradotto in numeri, la raccolta diretta è salita del 10,6%, a 28,6 miliardi, gli impieghi lordi restano stabili a 28 miliardi (+0,8%), «in controtendenza rispetto al sistema – afferma Veneto Banca – a conferma della forte vocazione territoriale delle banche del gruppo»; margine d’interesse e d’intermediazione si collocano rispettivamente a 612,9 milioni di euro (+2,9%) e a 1,08 miliardi di euro (+15,4%). Il saldo netto di liquidità complessiva è vicino ai 2 miliardi di euro. Significative anche le voci sul fronte dei costi: quelli operativi scendono del 2,7%, a 682,7 milioni di euro, quelli per il personale scendono del 4%, a 389,33 milioni. Da ultimo Veneto Banca comunica che le operazioni di finanziamento con la Bce in scadenza a tre anni, con lo schema Ltro, sono pari a 4 miliardi di euro.