Inform@fisac marzo 2019 n.2

La GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE PERSONE CON DISABILITA’


è stata istituita per promuovere una più diffusa e approfondita conoscenza sul tema, per sostenere la piena inclusione in ogni ambito della vita e per allontanare ogni forma di discriminazione e violenza in concreto.
Questo come si attua nel nostro settore con 365 giorni a disposizione?

“Sono un ipovedente, lavoro nella mia azienda da 18 anni come centralinista. All’inizio della mia attività lavorativa c’è stata qualche incomprensione, non è facile capire le esigenze di una persona con un basso residuo visivo.
Un ipovedente ha necessità di ingrandire ciò che osserva per poterlo percepire visivamente. E’ come vedere la realtà attraverso il buco di una serratura.
Inoltre si vede tutto distorto e si fa fatica a distinguere i colori. Non si ha la percezione dei dettagli.
Essere ipovedente per certi aspetti è più difficile che essere cieco. Un cieco è identificabile grazie a segnali universalmente riconoscibili: bastone bianco, occhiali scuri, cane guida.
Le reazioni di fronte alle nostre necessità sono spesso di perplessità e si è costretti a doversi sempre giustificare.
Dover gestire un lavoro d’ufficio non è semplice, a volte mi sono dovuto scontrare per far comprendere le mie esigenze.
I supporti informatici che mi servono devono essere personalizzati quindi ho dovuto spiegare nel dettaglio come dovevano essere adeguati per poter lavorare al meglio.
Spesso gli aiuti che chiedevo sono dipesi dalla sensibilità dei responsabili che si sono succeduti. Nel tempo in azienda è maturata una maggiore consapevolezza e la mia disabilità è stata meglio compresa. Ora mi sento inserito al meglio, se ho un problema vengo ascoltato, capito e seguito.
Una persona disabile che vuole far parte attiva del mondo del lavoro deve sempre e comunque dare il massimo impegno e ci deve mettere del proprio per ottenere il miglior risultato possibile.
Non è una gara per ricevere una medaglia ma il modo perché venga riconosciuto il proprio lavoro.”


La domanda da porsi è questa: “Cosa può fare un disabile per la comunità in cui vive?”
E’ una domanda rivoluzionaria, un cambio drastico di cultura e di immagine

“Prima di essere disabili, siamo persone con un’anima diversa, che lottano, credono, amano, hanno paura ma osano nonostante tutto. Siamo persone e come tali abbiamo un nome ed una storia. A tal proposito vorrei raccontarvi qualcosa rispetto alla sordità che mi ha colpita fin dalla nascita.

La sordità è una disabilità invisibile.
Agli occhi delle persone sembriamo normali, tuttavia appena racconti che non senti, le persone iniziano a guardarti in modo perplesso, ad allontanarsi. Nascono cosí pregiudizi, soprattutto in ambito lavorativo.”


Vorrei concludere spendendo due parole del grande Gianni Rodari

É difficile fare le cose difficili:
Parlare a sordo,
Mostrare al cieco.

Bambini, imparate a fare le cose difficili:
Dare la mano al cieco,
Cantare per il sordo,
Liberare gli schiavi che si credono liberi.

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