Inform@fisac marzo 2019 n.2

 

“UNO COME TE NON PUO’ NON FARE X (MILA EURO) DA QUA A FINE MESE”

 

La frase che dà il titolo a questo articolo non è uscita da una bocca in particolare, perché, semplicemente, l’hanno pronunciata in tanti nel corso degli anni.

Anche la X del titolo varia a seconda di quanto manca per vincere una gara, per centrare un rappel o per contribuire al raggiungimento dell’obbiettivo comune. Il problema è che questa X è seguita da “mila euro” e, in genere, ha un valore da due o tre cifre. Da qui a fine mese uno come te non può non fare 100 mila euro.
La fregatura, chiamiamola così, non sta nemmeno nella cifra in particolare, anche se si parla di target generalmente fuori da ogni logica, ma in quel fatidico “uno come te”.

Ecco la trappola: tu sei speciale, da te ci aspettiamo tanto, tantissimo, il massimo e anche di più. Bisogna essere molto attenti a non cadere nel tranello: nessun dubbio sulle capacità dei colleghi, ma nessuno di noi è un supereroe. Siamo semplicemente tutti funzionali, nella logica del tutti sono utili, ma nessuno è indispensabile, tipica di ogni azienda. Non serve  affannarsi per rispondere all’appello o, quanto meno, se scegliamo di farlo, cerchiamo di renderci conto di questo e, al limite, cambiamo approccio: non uno come me non può non farlo, ma uno come me è costretto a farlo. In questo modo, prenderemo almeno coscienza del fatto che raggiungere quello step è esclusivo interesse nostro, poiché ci permetterà di guadagnare qualcosa di più, non perché dobbiamo dimostrare qualcosa a chicchessia.

Sarebbe un passo avanti importante: a quel punto, infatti, dovremmo sostituire alla frase “uno come me”, l’espressione “uno come tanti” e questo ci dovrebbe aiutare a mutare radicalmente visione. Ci dovrebbe far capire che non siamo speciali, ma siamo tutte e tutti lavoratrici e lavoratori, ognuno con le sue peculiarità e le proprie debolezze, con i nostri sogni e le nostre legittime aspirazioni, ma parti di un insieme che non è l’azienda, in questo caso, ma l’organizzazione produttiva.

Questo è l’unico modo per conquistare diritti: solo uniti si ottengono risultati. Ce l’ha insegnato la storia: le lavoratrici e i lavoratori hanno migliorato in maniera tangibile le proprie condizioni di vita e di lavoro solo quando hanno combattuto insieme le battaglie per sostenere le proprie ragioni.
Il nostro mestiere, per sua natura, già tende a essere divisivo, perché è un lavoro commerciale: solo raggiungendo la consapevolezza di quanto sia necessaria l’unità di tutte le don- ne e di tutti gli uomini che compongono l’organizzazione produttiva potremo lottare per rivendicare ciò di cui abbiamo un enorme bisogno.

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