Oplà – n. 1 – Un salto di idealità


PRODUTTRICE: UNA SCELTA CON POCHE TUTELE


Torna all’indice – “Cosa significa essere Produttrici oggi e quanto costa questa scelta nel contesto sociale attuale, peggiorata dall’emergenza sanitaria in corso?

Da sempre noi Produttrici, a differenza dei colleghi uomini, facciamo i conti con prospettive di carriera più complicate perchè molte di noi con famiglia e figli piccoli non possono trattenersi al lavoro fino sera, dovendo smettere di lavorare prima per andare a prendere a scuola i figli, o per seguirli nelle varie attività.

La maggior parte delle colleghe che riescono ad intraprendere un percorso di carriera spesso sono single, o non hanno figli da seguire. Come spesso succede anche in altri settori, si è costrette a fare una scelta tra la carriera e la vita privata.

Gli stipendi spesso sono veramente bassi e diventa impossibile ipotizzare solo lontanamente di riuscire a pagare una baby sitter che vada a prendere i figli all’uscita dell’asilo o della scuola.

Oltretutto, quando si rientra dalla maternità, allo stato attuale gli aiuti sono ben pochi, in quanto gli obiettivi sono comunque difficili da raggiungere e le difficoltà oggettive dopo quasi un anno di distanza dal lavoro sono molteplici (quando rientri i tuoi clienti nel frattempo sono stati “lavorati” da qualcun altro, perché vanno tenuti “caldi” come si usa dire in gergo commerciale).

Senza tenere conto che le ferie ed i giorni di malattia, dal momento in cui si rientra, vengono calcolati in base alla cosiddetta “media provvigionale” degli ultimi 12 mesi, ma essendo restate in maternità per diverso tempo, la cifra è veramente irrisoria; quindi colleghe si vedranno attribuire in busta paga nell’anno in cui riprendono l’attività 4 – 5 euro  per ogni giorno di ferie/malattia.

Perciò sarà necessario quanto prima riprendere a vendere, ma con la bimba/o piccolo e l’orario ridotto durante i primi mesi, ci vorrà se tutto va bene un anno ed oltre per tornare a regime.

E se non ce la farai dopo un anno, come purtroppo è successo a qualche altra collega, potrebbe capitarti di vederti consegnare la cosiddetta lettera monitoria (una sorta di richiamo per scarsa produttività) con la quale si innesca un meccanismo che nel giro di due anni potrebbe farti arrivare fino al licenziamento.

In questo periodo diventa tutto più complicato: il lavoro svolto da remoto per chi ha uno o più figli a casa significa chiamare i clienti, proporre contratti, spiegarne gli aspetti tecnici con i bimbi che cercano di attrarre l’attenzione della povera mamma produttrice sistemata come può, in una sorta di ufficio spesso  ricavato sistemando un angolo del salotto, oppure appoggiata sul tavolo della cucina. E fare questo con i bimbi piccoli che urlano, o quelli più grandi che chiedono di essere seguiti nei compiti non è affatto semplice.

Quale futuro per le Produttrici? Quanto noi donne dovremo ancora combattere per vedere riconosciuti i nostri diritti di lavoratrici con una vita famigliare da mandare avanti? Ci auspichiamo che la Compagnia capisca che è arrivato il momento di mettere in atto delle importanti tutele per fare in modo che non si arrivi ad essere costrette a dover fare una scelta, proprio malgrado, tra lavoro e vita privata.

Perchè non ipotizzare, come succede del resto in altre realtà diffuse nel nostro Paese e soprattutto nel Nord Europa, la possibilità di ottenere un part-time al rientro del congedo? Non tutte hanno la fortuna di avere i nonni che possano fare da baby sitter ai nipoti e il costo degli asili nidi in Italia è elevato e con uno stipendio ridotto come il nostro non si arriva neanche a pagarne la quota mensile.

Quindi una garanzia di un reddito che permetta alla neo mamma di pagare un asilo o una baby sitter  oltre ovviamente a garantire, al rientro della maternità, la stessa funzione e le prospettive di carriera che la mamma aveva precedentemente.

Più diritti e sostegni per tutte le donne e soprattutto per le mamme.”

E.F.

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