LA DIALETTICA DELL’ILLUMINISMO: UNA VERITA’ TRASPARENTE
Torna all’indice – La poliedrica Scuola di Francoforte che nasce in Germania nel 1922, raccolse studiosi di varie discipline come sociologi, politologi e filosofi. I punti di riferimento dei Francofortesi, così possiamo chiamare i componenti di questa scuola, sono i tre maestri del sospetto, Marx, Nietzsche e Freud: personaggi difficili da armonizzare ma dai quali prendono, individualmente, lo strumento più utile per analizzare la società del loro tempo.
Nel 1933, a causa della condizione politica tedesca, la Scuola si scioglie per riformarsi alla fine del conflitto, intanto molti troveranno in America un rifugio e nuovo materiale di studio.
Terminata la Seconda Guerra Mondiale, i Francofortesi, si porranno la domanda sul come possa essersi verificato un dramma di tale portata: la frase più celebre è quella di Adorno, uno dei principali esponenti della scuola insieme al direttore Horkheimer: “dopo Auschwitz la cultura è spazzatura”. Con questa provocazione si vuol dire che se la cultura non riparte dal fatto di Auschwitz, preso come simbolo della barbarie avvenuta, facendo di niente, non potrà avere alcun valore. Per rispondere a questa domanda, proprio questi due personaggi scrivono insieme il libro La dialettica dell’illuminismo, pubblicato un po’ più tardi 1947.
Il libro comincia con la disamina dell’Odissea e quindi del protagonista Ulisse, uomo intelligente e soprattutto curioso, caratteristiche che valgono all’eroe la definizione di fondatore della civiltà occidentale. I Poemi Omerici, scritti in varie epoche, ci fanno notare i passaggi tra le varie civiltà come per esempio da quella mitico arcaica a quella più moderna che viene incarnata appunto da Ulisse: questo è evidente nell’episodio delle Sirene e in quello di Polifemo, ma proviamo a spiegarci meglio.
Ulisse, come dicevamo, uomo curioso e scaltro, fa ricorso alla propria astuzia per uscire dai guai. Nell’Odissea c’è l’incontro tra la visione mitica arcaica della natura, data come insieme di forze inspiegabili che dominano la vita dell’uomo e che per questo sono tradotte in figure magiche, mostri, creature divinizzate e invincibili (le Sirene, Polifemo, la Maga Circe) e Ulisse, cioè lo stadio successivo della civiltà Greca. Per i Francofortesi questo momento è l’inizio della nostra civiltà occidentale, cioè di una visione razionale della natura vista non come un mistero impenetrabile perché sacro e divino, ma come un insieme di forze irrazionali che la specie umana può e deve dominare.
Tutta la civiltà occidentale nasce dall’uso della ragione di cui Ulisse è il simbolo perché è il primo ad abbandona la visione mitica del mondo per passare a quella razionale. Questo atteggiamento di fondo della civiltà occidentale è chiamato da Horkheimer e Adorno Illuminismo.
Come si vede dal titolo del libro, questo modo di concepire la natura ha dentro due aspetti che sono in dialogo tra loro infatti l’emancipazione derivante dall’uso della ragione migliora le condizioni della vita dell’uomo in quanto le forze della natura vengono piegate a proprio vantaggio e non sono subite come prima, d’altro canto ha come conseguenza la schiavitù e la distruzione, fatto dimostrato dalla storia, proviamo a spiegarci meglio nuovamente.
L’uomo può razionalizzare le forze della natura numerandole, misurandole e quantificandole, per poterle comprendere e manipolarle a suo piacimento. L’uomo antico inizia a misurare e quantificare le pietre per costruire la casa e a misurare le case per costruire i villaggi. In questo processo l’uomo si libera, attraverso la manipolazione, delle caratteristiche individuali della singola pietra e la rende uguali alle altre.
Nella visione mitica si attribuiva una personalità, un’anima, un’unicità, agli elementi della natura, mentre la razionalità porta a rendere gli elementi interscambiabili e replicabili.
I Francofortesi ci parlano di Illuminismo come di un ridurre tutta la natura a cosa numerabile e definiscono la ragione come “strumentale” perché il suo compito è, come fa Ulisse nelle sue avventure, di procurare gli strumenti per raggiungere uno scopo ben preciso: l’insieme di questi strumenti è dunque chiamato Tecnologia.
Ricapitolando: si ragiona attraverso i numeri e si ha come scopo ultimo il dominare la natura attraverso la tecnologia, innescando un processo definito la “Logica del dominio”.
La conoscenza della natura si evolve sempre di più e così anche la Tecnologia, quindi l’uomo riesce a dominare e usare i fatti iniziando dalle cose più semplici come l’acqua, la pietra, le piante, fino a coinvolgere l’uomo stesso, che inizia a essere trattato come numero spersonalizzato. Da questo fatto ci possiamo spiegare la schiavitù, che sempre è esistita, fino ad arrivare all’orrore relativamente recente dei campi di concentramento e quindi di Auschwitz.
La bomba atomica ci fa capire quello che affermano i Francofortesi, cioè che la tecnologia permette di distruggere il vivente in enormi quantità perché gli scrupoli religiosi o morali sono deboli di fronte alla forza della Logica del dominio oramai irrimediabilmente radicata nella mentalità dell’uomo occidentale.
La cosa preoccupante è che questo fatto non è una degenerazione ma è coerente con l’illuminismo: anche dopo la fine del secondo dramma bellico, nella società rimane e si rafforza tale logica sia attraverso il Capitalismo, che con il Comunismo, come si può verificare dallo sfruttamento dell’uomo attraverso il lavoro e non solo.
Questa Logica si è globalizzata e la libertà dell’umanità adesso è gravemente compromessa in un’epoca dove il progresso tecnologico si è così evoluto, tanto da essere usato per soggiogare irrimediabilmente le masse.