Inform@fisac maggio 2019

UNIPOL, “MISSION EVOLVE”: PIANO 2021 CONVINCE I MERCATI CON UTILE NETTO 2 MLD

 

Presentato “Mission Evolve”, il Business plan di Unipol al 2021 che punta a mobility, welfare e property.
Target a 2 miliardi con cedole a 600 milioni.

Al via il nuovo piano del gruppo Unipol 2019-2021, ‘Mission Evolve’, che punta a “rafforzare la leadership nel settore assicurativo facendo leva sui propri asset distintivi, cioè la prima rete distributiva in Italia, l’eccellenza del modello liquidativo e l’utilizzo estensivo della telematica e dei dati”.

L’obiettivo del Piano strategico della società assicurativa bolognese per il 2021 è confermare il proprio primato attraverso “una evoluzione da leader di mercato nell’assicurazione Danni a leader negli ecosistemi Mobility, Welfare e Property”. Tradotto in numeri, i target finanziari per il triennio 2019-2021 sono un utile netto cumulato di 2 miliardi e dividendi cumulati di 600 milioni, a fronte di un Solvency Ratio del 140-160%.

I target industriali al 2021, invece, vedono una raccolta danni di 8,7 miliardi, di cui 4,4 miliardi auto, con un combined ratio, al netto della riassicurazione, pari al 93% (-1,2% rispetto al 2018). La raccolta vita punta a 5 miliardi di euro (+750 milioni di euro rispetto al 2018). Il piano industriale di UnipolSai Assicurazioni (controllata da Unipol) per il 2019-2021 stima invece un utile netto cumulato di 2 miliardi e dividendi cumulati
per 1,3 miliardi, a fronte di un Solvency Ratio del 170-200%.

“Oggi siamo una macchina con un livello di performance e di efficienza importante”, ha commentato  l’Amministratore Delegato Unipol Carlo Cimbri ad Affaritaliani.it. “Se la parola chiave degli ultimi anni è stata ‘consolidamento’, da ora in poi ci concentriamo sull’evoluzione. Lo facciamo partendo da quello che siamo, nei settori dove siamo già leader di mercato che vediamo non più come rami dell’assicurazione, ma come ambiti nei
quali possiamo dare molto di più ai clienti rispetto alla semplice assicurazione. Abbiamo 16 milioni di clienti, di cui 10 nell’auto che ogni anni vengono da noi per la polizza. Noi proporremo a questi clienti servizi aggiuntivi in ambito mobilità, welfare – dove abbiamo già oggi 7 milioni di assicurati – e patrimonio. Useremo la tecnologia per arricchire e qualificare i nostri prodotti, migliorando l’offerta e la qualità del servizio”. Tutto ciò, ha fatto sapere l’AD di Unipol, in una logica di ecosistemi. “Nel welfare, per esempio”, ha continuato Cimbri, “siamo il primo gruppo del Paese come protezione sanitaria ma non vogliamo fermarci qui. Abbiamo già un centro medico che eroga prestazioni e ne stiamo per aprire un altro. Saremo anche un attore nel settore dei flexible benefit con servizi innovativi per i cittadini che vadano a integrare l’offerta pubblica e aiutino a ottimizzare la spesa sanitaria privata delle famiglie. Nell’ottica di fornire nuovi servizi, Unipol ha fatto sapere che non è interessata all’assorbimento di altre realtà assicurative quanto all’acquisizione di società che aiutino a creare gli ecosistemi di cui sopra. Per esempio nel noleggio a lungo termine, settore al momento più a fuoco e per il quale è stato già stanziato un budget.

Più che sulla riduzione dei costi – tolto l’efficientamento che richiede una necessaria riduzione delle sacche improduttive – gli sforzi del Gruppo sono dunque concentrati sugli investimenti, in persone e tecnologia, ma anche in comunicazione per rafforzare la brand awareness. Va in questo senso anche il piano che accompagnerà all’uscita circa 600 persone, cui seguirà l’assunzione di 300 nuove leve, per lo più giovani: “Le strategie HR previste dal Piano”, ha spiegato Cimbri in conferenza stampa, “non rispondono soltanto a esigenze di maggiore digitalizzazione, ma all’obiettivo di evitare l’obsolescenza delle mansioni e di cogliere in maniera più puntuale i bisogni dei clienti, anche delle nuove generazioni. Per questo vogliamo ringiovanire la nostra popolazione arricchendola di competenze e professionalità che contribuiranno all’evoluzione del Gruppo. Oltre a ciò, stiamo lavorando nell’ottica di una sempre maggiore specializzazione, formando le persone a essere specialist, più che
generalisti”.

Sul recente accordo con Bper per la cessione di Unipol Banca e la decisione di non entrare nella governance del gruppo bancario, Cimbri ha poi commentato: “Non è detto che per il futuro faremo la stessa scelta di stare fuori dagli organi di Bper. In presenza di mutamenti significativi, sono gli stessi Cda che prendono atto di non essere più rappresentativi della situazione. Nello specifico, ad oggi non abbiamo fatto alcuna richiesta e non
abbiamo strategie su come contribuire con nostri rappresentanti alla governance di Bper”.

In una settimana di trimestrali in cui le maggiori banche hanno annunciato l’alleggerimento dell’esposizione ai Btp, Cimbri ha poi confermato la piena fiducia nei titoli di stato italiani: “Continua ad aleggiare questa possibile evoluzione nella normativa regolamentare del settore bancario di quantificazione del premio al rischio. Questa per l’Italia è la linea del Piave: accettare che, con queste alchimie regolatorie, si possano limitare la possibilità di gruppi finanziari di comprare titoli di Stato, la reputo, come cittadino italiano, una cosa molto pericolosa perché impoverisce la domanda di nostro debito con tutte le conseguenze in termini di spread che potete immaginare”. Il manager ha ricordato che Unipol ha circa 35 miliardi di euro di Btp su un totale di circa 55 miliardi di investimenti: “Rispetto alle banche, noi assicuratori siamo investitori strutturali di lungo periodo, abbiamo bisogno di avere categorie di investimento risk free e il titolo di Stato lo è, dunque rappresenta una componente ineliminabile”.

Sul dossier Carige Cimbri ha infine concluso: “Mi pare difficile che una banca delle dimensioni e dell’importanza di Bper possa sottrarsi in caso di richiesta di un intervento del sistema a sostegno di Carige”.

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