C’ERA UNA VOLTA IL TERZO GRUPPO BANCARIO ITALIANO…
Il 3 marzo avevamo ascoltato una bella fiaba.
Eravamo nel terzo Gruppo Bancario italiano e l’intrepido Cavalier Castagna annunciava entusiasta che “il Banco BPM ha svoltato, adesso un Piano per crescere”. “…dando seguito al trend avviato nel 2019, beneficiando del riassetto e delle sinergie conseguite nel passato triennio, la sostenibilità dei proventi sarà guidata dalla specializzazione dei servizi per la clientela private e imprese, dall’omnicanalità offerta a clienti family e small business”.
Un piano ambizioso che prevedeva investimenti per 600 milioni di euro in tecnologia, digitalizzazione e… valorizzazione del personale.
Oggi, all’inizio della Fase 3 della tremenda crisi sanitaria causata dal coronavirus, mentre le altre banche ripartono, insieme con le attività produttive, riaprendo gli sportelli e organizzandosi per affrontare i prossimi mesi, il Banco BPM sembra brancolare nella nebbia, sprofondando ad ogni passo nella fanghiglia della disorganizzazione.
Che fine hanno fatto le coraggiose dichiarazioni di tre mesi fa?
Un piano industriale che per esplicita dichiarazione del top management si presentava come in controtendenza rispetto al mercato?
Scomparso, risucchiato nel limbo di una cronica incapacità organizzativa e di un furbesco opportunismo che scarica la colpa sugli elementi esterni e rinvia alle calende greche un nuovo piano industriale, di cui si sa solo che riporterà l’unica vera costante degli ultimi anni: un consistente taglio dei costi. Degli investimenti informatici nemmeno l’ ombra e gli effetti si sono visti con settimane di blocco e contingentamento degli ingressi nelle procedure fidi, proprio nel momento in cui i nostri clienti avevano più bisogno dei finanziamenti con garanzia statale messi a disposizione dal Governo.
Una Rete martoriata, con circa la metà delle filiali non tornate ad oggi completamente operative (474 filiali ancora chiuse e 350 circa aperte “a mezzo servizio”), colleghi che ormai da 3 mesi non hanno più una scrivania, istruzioni sulle turnazioni date solo verbalmente, spesso incerte e contraddittorie, dati forniti in maniera approssimativa e generica, norme operative nebulose, preoccupanti dichiarazioni dei top manager riportate a mezzo stampa, clienti sempre più spazientiti e arrabbiati che minacciano di chiudere i rapporti o, peggio, di aggredire i dipendenti che pure si prodigano ogni giorno per tappare le tante – troppe – falle presenti sullo scafo di questa azienda. Nessun concreto impegno a riaprire a breve tutte le filiali chiuse. Possiamo davvero pensare che se dovessimo riaprire le filiali a fine anno, come ci è stato prospettato, troveremmo ancora i clienti ad aspettarci? Le altre banche stanno già riaprendo, il paese è ripartito, quello che ci offre questa dirigenza è una prospettiva di declino industriale ed occupazionale che non possiamo accettare!
E’ arrivato il momento di parlare chiaro, utilizzare a pieno tutte le potenzialità della rete e dei lavoratori, investire nelle infrastrutture informatiche ed esplicitare le strategie di questo Gruppo uscendo dallo stillicidio di dichiarazioni dell’ A.D.
Il terzo gruppo bancario del Paese oggi non può permettersi di non avere prospettive chiare e credibili; una squadra di Manager degni di questo nome non può lasciare in balia dell’incertezza e dell’improvvisazione 22mila dipendenti e 3milioni di clienti.
Milano, 5 giugno 2020
Coordinamenti Gruppo Banco BPM
FABI FIRST/CISL FISAC/CGIL UILCA UNISIN