Coordinamento Donne: relazioni tematiche del 26 maggio 2020

Tutela della salute, del lavoro, delle attività̀ di cura e contro ogni discriminazione di genere in epoca di Covid-19

La grave e inaspettata emergenza sanitaria Covid19 ha portato allo scoperto i limiti di un modello di sviluppo economico globale insostenibile e, per quanto riguarda il nostro Paese, la grave inadeguatezza del welfare, mettendo a nudo le pesanti conseguenze dei tagli alla scuola, ai servizi di cura e assistenza ad anziani e disabili e alla sanità pubblica (spesso colpevolmente sacrificata a beneficio di quella privata senza alcun vantaggio per la collettività).

La stessa fase2 è pervasa dalla fretta di far ripartire la produzione subordinando a questa molte altre importanti esigenze tra cui non ultime quelle delle famiglie e dei minori. Riaprono palestre e piscine ma – saltato senza preavviso il tradizionale pilastro del welfare italiano, ovvero i nonni – si annaspa nel buio per capire chi e come gestirà i figli oggi e in autunno quando, forse, riapriranno le scuole ma, probabilmente, non in modo pieno.

Lo squilibrio nella ripartizione del lavoro di cura, già tra i più alti della UE, si è aggravato ulteriormente. Si è scaricato tutto il carico sulla famiglia, cioè, in pratica, sulle donne, che hanno dovuto seguire i figli in una improvvisata scuola online, occupandosi anche di assistere le persone fragili (disabili, anziani) o malati in isolamento. Questa situazione comporta pesanti rischi in termini di ampliamento del divario di carriera e salariale di genere e di rinuncia o perdita dell’occupazione, anche nei settori di cui ci occupiamo.

A questo, si è aggiunto che la violenza domestica ha trovato uno straordinario terreno di coltura nell’isolamento imposto per legge che ha trasformato alcune case in prigioni. Inoltre, la decisione di classificare gli aborti farmacologici tra le operazioni non essenziali e la scelta di tanti ospedali di chiudere i servizi dedicati alle donne, senza dare alternative valide, ha reso ancora più tortuoso il percorso per ottenere l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza.

Il punto di vista femminile è rimasto muto, anche simbolicamente, fino  ad arrivare a dimenticarsi di inserire donne in numero adeguato nelle onnipresenti task force. Come sarà possibile riconciliare economia e vita sociale se le grandi esperte nel conciliare vita e lavoro, le donne, vengono, prima ancora che relegate ai margini, addirittura dimenticate?

 Il 3 maggio scorso Cgil Cisl e Uil hanno scritto una lettera alle Ministre di pari opportunità, famiglia e politiche sociali esprimendo preoccupazione per gli effetti sull’occupazione e sul reddito delle donne nell’emergenza e chiedendo misure di sostegno, oltre che un’attenzione concreta ai minori e ai loro diritti ed esigenze.

Tra le richieste troviamo:

  • la riprogettazione dei servizi comunali coinvolgendo in modo coordinato scuole, servizi sanitari, sindacati e terzo settore per promuovere attività educative e di socializzazione per la fascia 0-14 anni agevolando le famiglie mono genitoriali e l’individuazione per tempo di criteri e modalità organizzative per la ripresa scolastica che garantiscano la conciliazione;
  • una misura straordinaria di sostegno al reddito per figli fino a 14 anni, smart working di diritto per lavoratrici madri/caregiver di non autosufficienti, la clausola di non licenziamento rafforzata per le madri, la pubblicazione dati disaggregati su utilizzo ammortizzatori sociali per monitorare l’impatto sulle lavoratrici.
  • Rientro al lavoro: regolamentazione dello smart working, garanzie sulla disconnessione, sgravi contributivi per accordi di conciliazione.

 Sul tema del Lavoro agile ovvero in particolare sul lavoro da casa come forma – anche se un po’ stretta – di conciliazione durante l’emergenza e la chiusura delle scuole vorremmo in particolare discutere insieme a voi.

Riassumiamo velocemente alcuni contorni e lanciamo alcune valutazioni:

Art. 11 CCNL appena rinnovato inserisce il LAVORO AGILE nell’ambito delle soluzioni organizzative utili a favorire l’equilibrio tra obiettivi di efficienza e produttività ed esigenze personali e familiari, affermando che è intendimento delle parti sostenere la diffusione di modelli organizzativi che favoriscano la conciliazione.

Il protocollo sottoscritto con ABI il 12 maggio identifica semplicisticamente nella solidarietà tra lavoratori (banca del tempo) lo strumento di conciliazione da utilizzare per chi ha figli sotto i 14 anni – previa valutazione congiunta tra le parti in sede aziendale (di gruppo) – ponendo, inoltre, come condizioni il preventivo ricorso ai congedi Covid retribuiti al 50% e la compatibilità con le esigenze di servizio … e questo fino al 31 luglio.

Gli accordi sull’utilizzo del fondo di solidarietà parte ordinaria stanno permettendo ad alcune banche di recuperare i costi di alcune attività sospese o ridotte durante l’emergenza per effetto della tipologia di mansione, della chiusura degli sportelli, di situazioni di fragilità personale o famigliare (compresa la conciliazione).

In alcuni casi (cito la mia banca, MPS, che conosco bene) gli accordi sottoscritti  consentono di recuperare il costo della riduzione dell’operatività di cassa (aperta tutt’ora solo alcuni giorni a settimana), garantendo insieme al risparmio, il distanziamento nella fase di riapertura e indirizzando quindi l’attività sulla più fruttuosa consulenza (infatti con la fase2 sono ripartite le pressioni commerciali). Contemporaneamente, e faticosamente,  si è riusciti a spuntare un accordo a latere che prevede 3 giorni di permesso per soggetti fragili ed esigenze di accudimento di figli e disabili (sempre a carico del fondo).

Il decreto Rilancio identifica lo smart working (come peraltro richiesto dalla citata lettera delle confederazioni) come strumento da concedere di diritto ai genitori di minori di 14 anni (a condizione che nel nucleo familiare non vi sia altro  genitore  beneficiario  di  strumenti  di  sostegno  al  reddito,   in   caso   di   sospensione   o   cessazione dell’attività lavorativa o che non vi sia genitore non  lavoratore) con la sola  condizione  che  tale modalità sia compatibile con le caratteristiche della prestazione. 

In questo quadro c’è il rischio che l’esigenza diffusa di ricorso al lavoro agile ex decreto vada in conflitto – soprattutto in rete – con la sostenibilità complessiva delle assenze (collegate o meno all’emergenza, dalle ferie alle assenze degli immunodepressi per capirci), vada in conflitto inoltre con la tenuta di un servizio minimo alla clientela in presenza, tenuto conto delle tante pesanti incombenze legate all’attività di supporto economico a famiglie e imprese delegata dal Governo alle banche, e alimenti per di più la conflittualità tra colleghi. Tutto ciò anche e soprattutto se non riusciremo a evidenziare la rilevanza oggettiva e l’importanza sociale di garantire questo presidio minimo di supporto alla genitorialità in modo assolutamente prioritario in questa fase di emergenza e chiusura delle scuole.

Il rischio, infatti, potrebbe essere quello che le aziende provino a sostenere l’incompatibilità delle caratteristiche delle prestazioni in rete con il lavoro da casa o a disincentivarne l’utilizzo o ancora a discriminarne gli utilizzatori (che, purtroppo, per effetto della inossidabile ripartizione dei compiti saranno per lo più donne).

Vorremmo  confrontarci con voi per capire se condividete questi timori, e soprattutto, se sia a vostro avviso necessario condividere con ABI e nelle aziende che il lavoro da casa è del tutto compatibile con il lavoro impiegatizio anche di rete, come è stato dimostrato nel corso dei primi mesi di emergenza da diverse esperienze, e va incentivato come modalità – prima ancora che di conciliazione (perché più che di conciliazione qui si parla di concentrazione di due attività nel medesimo spazio/tempo) come misura in grado di contemperare esigenze produttive e familiari nel contesto emergenziale dato.

Noi crediamo infatti che sullo SMART WORKING vada aperto un confronto serio, convinto e generale NELLE AZIENDE E IN CATEGORIA per garantirne regole e priorità per esigenze di cura e assistenza in modo assolutamente coerente con quello che unitariamente le confederazioni hanno chiesto e  ottenuto dal Governo.

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