BASTA CON GLI APPRENDISTI STREGONI!!!
“Questa banca necessita urgentemente di un radicale cambio di marcia anche alla luce di una mancanza di cambiamento all’interno della governance. Dobbiamo anzi sottolineare la nostra sorpresa e delusione per il fatto che il consiglio abbia deciso di proporre una lista che di fatto replica la governance degli ultimi tre anni, nonostante l’esperienza in questo periodo sia stata talmente travagliata e negativa da rendere doveroso voltare pagina.”
Queste le parole di Davide Leone, gestore del fondo Davide Leone & Partners Capital Investments che con il 4,70% è il secondo azionista del Gruppo. (dichiarazione del 5 maggio 2020).
Il 19 maggio l’A.D. Castagna rilascia al quotidiano il “Sole24 Ore” una dichiarazione dove sottolinea che “si sta valutando di incrementare la chiusura di filiali prevista e considerando un impatto più veloce del digitale”, aggiungendo che “la mossa più efficace e più efficiente è quella di ridurre i costi”. Quanto al piano industriale “è più opportuno aspettare verso la fine dell’anno”. E non è la prima volta che sentiamo questa musica!
Esattamente due giorni dopo il “Sole 24 Ore” riporta l’attenzione sul tema degli “unlikely to pay” – Utp, ovvero degli incagli presenti nel settore bancario, focalizzandosi su quelli di BancoBpm. Secondo il quotidiano il nostro Istituto starebbe riflettendo sulla valorizzazione di un pacchetto di 2 miliardi, di Utp appunto, ancora a bilancio alla fine del primo trimestre 2020. Non è chiaro se anche la piattaforma verrà ceduta.
Conoscendo le promesse da marinaio sulla vicenda degli Npl, c’è solo da preoccuparsi.
Abbiamo riportato le dichiarazioni ed i fatti relativi al solo mese di maggio. Pensiamo bastino e avanzino per porsi più di un quesito sul futuro di questo Gruppo.
Di tutto questo, come già sostenuto più volte, nessuna comunicazione è mai stata fatta alle rappresentanze dei Lavoratori.
Dopo la presentazione del piano strategico 2020/3 avvenuta il 3 marzo, tra le perplessità di tutti, con un’epidemia già avanzata, alla vigilia di un annunciato lockdown generale, il titolo ha perso in borsa l’8,23% e nel giro di pochissimo tempo ha bruciato oltre il 60% del suo valore.
In questi mesi abbiamo vissuto un caos organizzativo e di conseguenza anche gestionale senza precedenti.
Ognuno, in mancanza di direttive chiare ma soprattutto univoche, si è sentito legittimato ad imprimere accelerazioni o decelerazioni nella gestione dei colleghi, in funzione di valutazioni quasi sempre personali.
È mancato il polso della situazione, il fare squadra, l’idea di lavorare tutti per lo stesso obiettivo, la certezza di appartenere ad un’azienda solida e ben strutturata.
In questo contesto si innescano le dichiarazioni preoccupanti rilasciate dal vertice di Bancobpm che hanno creato perplessità sconcerto e tanta confusione.
Oggi il nostro Gruppo viaggia in un mare in tempesta in balia del mercato, che, come molti di noi si interroga, non solo sulla bontà delle scelte ma anche delle parole che pesano come macigni sulla quotazione del titolo. (altro che short-selling!!!).
Ci era sembrato di capire, nell’esposizione del defunto piano industriale, che poca vita ha avuto, che si volesse, sistemate le criticità, puntare al rilancio non basandosi ancora sul contenimento dei costi (peraltro sul personale già calati rispetto al 2019 dell’1,8%) bensì sull’incremento dei ricavi. Ma forse anche questa volta abbiamo capito male.
L’ingente perdita di clientela a cui andremo incontro con scelte e politiche di questo tipo, accompagnata da mancati investimenti in tecnologie avanzate, oggi più che mai indispensabili per stare sul mercato, alimentano la confusione ed il disorientamento ormai dilagante tra il personale.
Il terzo Gruppo bancario italiano, non può tener chiuso il 50% delle proprie filiali, giustificando tale decisione con problemi di sicurezza, dovuti alla pandemia ancora in corso, quando il personale, in seguito alla lotteria delle turnazioni, viene ammassato nelle restanti agenzie ancora aperte, creando non pochi problemi, proprio di sicurezza.
O queste sono le prove di quanto ha dichiarato il nostro A.D. alla stampa circa la volontà di ridurre i costi e valutare la chiusura di molte più filiali rispetto al piano industriale del 3 marzo?
Non può essere il sindacato a rimarcare quanto le regole del mercato non attendano la fine della pandemia, per giudicare i contenuti di un piano industriale, soprattutto quando questo a distanza nemmeno di tre mesi viene giudicato superato da chi lo ha presentato.
Per tutte queste considerazioni, le scriventi OO.SS concordano nel chiedere chiarezza e trasparenza a chi ha la responsabilità di questo Gruppo, non escludendo, in mancanza di impegni cogenti sul rilancio effettivo di BancoBpm, ulteriori azioni che possano garantire sicurezza, tranquillità ed avvenire a tutto il personale.
Milano, 25 maggio 2020
COORDINAMENTI GRUPPO BANCO BPM
FABI- FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN