Banco Bpm: chiarezza!

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Molti colleghi ma soprattutto molti clienti si stanno interrogando sul loro futuro. Il terzo gruppo bancario ha deciso di presentare un piano industriale il 3 marzo e a distanza di due mesi l’Amministratore Delegato, dichiara alla stampa, che quel piano dovrà essere rivisto, o probabilmente riscritto, alla luce dell’evoluzione sia epidemica che economica del Paese.

Fin qui nulla di strano, nessuno in effetti poteva prevedere che quella semplice influenza, come qualche azzeccagarbugli l’aveva definita, provocasse centinaia di migliaia di morti e cambiasse il modo di vivere di miliardi di persone.

Non ci stupisce nemmeno che la modalità scelta per comunicare questa decisione, sia come al solito, quella di rilasciare dichiarazioni alla stampa, invece che alle Organizzazioni Sindacali della propria banca, del resto ci siamo abituati: a tutt’oggi nessuna comunicazione ufficiale nel merito.

Ci preoccupa però il contenuto di quanto detto, calato nel contesto di quanto osserviamo a distanza, soprattutto se questo riguarda le ricadute sugliaspetti occupazionali.

Oltre 570 filiali chiuse, quasi 800 in turnazione e 365 aperte solamente 2 gg alla settimana, 3200 colleghi in smart-working e c.ca 4000 dotati di dispositivo VPN che lavorano fuori banca con mezzi aziendali ma anche con proprie dotazioni personali. Sono state erogate oltre 9000 giornate retribuite per permessi genitoriali relativi alla chiusura delle scuole, grazie agli accordi sindacali stipulati dalle OO.SS aziendali.

E ora che si fa?

Mentre la maggioranza del sistema non solo bancario, sta riaprendo e prova a ripartire, il nostro gruppo al contrario non solo non riapre tutte le filiali, ma mantiene lo stesso assetto organizzativo adottato in piena crisi epidemica, salvo nuove modalità di turnazione comunicate a dir poco

sommariamente alle organizzazioni sindacali e mai dalle stesse condivise.

Prudenza? Tutela della salute delle proprie maestranze?
Se così fosse, questa sarebbe una scelta discutibile ma decisamente encomiabile, dato che questo ci sta esponendo sia a danni patrimoniali che alla perdita di clientela storica stanca di vedere le serrande delle nostre filiali abbassate.

Più di un sospetto però ci preoccupa e riprendiamo il contenuto delle dichiarazioni del dott. Castagna : ……le filiali che chiuderemo saranno molte di più di quelle 200 previste nel piano industriale e non è detto che si tornerà a lavorare come prima!

Ma allora ciò a cui stiamo assistendo: le perplessità e lo smarrimento del personale,l’impossibilità di dare risposte ai clienti che chiedono informazioni sulla riapertura dello sportello, il caos organizzativo/gestionale, la disaffezione della clientela che si manifesta anche con episodi di violenza verbale e talvolta fisica sui nostri colleghi, prefigurano uno scenario diverso?

Non è che quella scelta, a cui accennavamo sopra, poco abbia di encomiabile, ma tutto abbia di discutibile? Non è che quelle mancate riaperture di filiali storiche nascondano la sperimentazione di chiusure definitive?

Il riposizionamento futuro del gruppo, con un” nuovo/variato” piano industriale non esclude da subito la necessaria chiarezza rispetto alle perplessità che queste affermazioni contengono.

Milano, 20 maggio 2020

COORDINAMENTI GRUPPO FABI- FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN

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