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Serve responsabilità, anche tra di noi
Responsabilità è un termine che si sente usare continuamente in questo periodo di vera o presunta transizione verso la cosiddetta normalità. E’ un parola di cui si dovrebbe far uso sempre ma che talvolta assume significati probabilmente diversi da quello che rappresenta.
Troppo spesso ad essere responsabili devono essere gli altri e troppo spesso il richiamo alla responsabilità viene declinato come modo per scaricare gli oneri di certe situazioni su soggetti indefiniti e comunque confusi. Proprio per evitare fraintendimenti ed alla luce di alcune segnalazioni che ci sono pervenute, ci sembra opportuno richiamare l’attenzione di tutti su alcuni comportamenti che è bene cercare di seguire e di far rispettare all’interno dei luoghi in cui lavoriamo e più in generale nelle occasioni di socialità consentite dal momento.
Chiariamo una cosa: il soggetto che la Legge definisce responsabile della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è il Datore di lavoro. Esso si avvale di alcune figure (tra i quali, è bene ribadirlo, anche i Preposti delle varie sedi in cui si svolge l’attività lavorativa) ed è tenuto ad informare e coinvolgere gli RLS eletti dai Lavoratori.
Si tratta di un sistema che in aziende piuttosto complesse come la nostra si sviluppa in modo articolato e regolamentato. Durante questa emergenza sanitaria sono stati numerosissimi gli interventi che le Organizzazioni Sindacali e gli RLS hanno fatto per indurre la Banca a predisporre adeguati protocolli, a fornire materiali, a garantire le migliori situazioni igieniche possibili.
L’apertura alternata degli Sportelli, le pulizie rafforzate, il lavoro da casa, le limitazioni agli spostamenti, le sanificazioni straordinarie in determinate occasioni, la revisione degli spazi, le barriere protettive, la distribuzione di gel igienizzante e dispositivi di protezione individuale come mascherine e guanti, sono tutti interventi che riteniamo importanti a presidio della salute nostra ed anche dei Clienti.
Certo non tutto è filato via liscio ed alcune scelte aziendali sono state a nostro avviso insufficienti mentre altre sono tuttora oggetto di discussione critica. E’ tuttavia giusto osservare come la nostra situazione lavorativa (lasciando perdere per un attimo gli aspetti legati ai carichi di lavoro ed alle scelte organizzative, che non sono ininfluenti ma costituiscono un diverso capitolo) appaia piuttosto tutelata.
Con l’Azienda continueremo “a vedercela” nelle sedi deputate e per quel che ci riguarda non smetteremo certo di esercitare un giusto ruolo critico perché migliorare si può e si deve sempre.
Ci soffermiamo anche su quanto dobbiamo fare noi individualmente per dare un piccolo o grande contributo allo sforzo che la maggior parte delle Persone (effettivamente non tutte, purtroppo) stanno sostenendo per uscire fuori da questo pantano.
Sensibilizziamo quindi tutti al rispetto delle norme in vigore, all’uso delle mascherine (che tanto abbiamo richiesto all’Azienda) fuori e dentro i locali della banca, soprattutto negli Sportelli e dovunque non sia possibile garantire sempre il distanziamento ed il “confinamento” in luoghi chiusi che evitino sistematicamente ogni contatto con altri Colleghi o Persone esterne.
Ricordiamo che siamo tenuti a garantire che chiunque entri in banca sia munito di protezioni delle vie respiratorie e di altri presidi eventualmente stabiliti a livello locale: non possiamo certo esimerci noi dal dare l’esempio. Il DPCM 26 aprile, cui è allegato il Protocollo tra Governo e Parti sociali, indica chiaramente che ogni precauzione va coerentemente seguita dentro e fuori i luoghi di lavoro. Ci sembra particolarmente significativo prendere ad esempio le mascherine perché esse costituiscono uno strumento che essenzialmente tutela gli altri e quindi ci pare che in un certo qual modo sia la rappresentazione di qualcosa che dovremmo imparare, o comunque mettere meglio e maggiormente in pratica, anche dopo e non solamente per contrastare una malattia.