Inform@fisac novembre 2019

IL PUNTO DEL SEGRETARIO GENERALE

Noi più che a parole siamo a guardare la concretezza dei fatti espressi nei numeri che abbiamo sotto gli occhi.
E’ nostro compito, nel solco delle idee elaborate nella piattaforma confederale mettere in campo un’altra visione, un’altra modernità, perché il Paese ne ha bisogno e perché ancora una volta è il Paese a dover pagare il prezzo della fuga estiva del Governo dalle proprie responsabilità.
Le disuguaglianze sono qui, davanti a noi e si stanno accentuando.
Su tutto questo, sulla grande questione sociale il contributo dei corpi sociali, il sindacato soprattutto, diventa ancora di più fondamentale.
A noi è data la possibilità di potervi lavorare nell’interesse dei cittadini e delle cittadine del Paese, per l’elaborazione di un percorso e di una strada che rimetta il nostro Paese in cammino e che segni una svolta significativa.
Non si faranno sconti a nessuno, i problemi da affrontare sono quelli del lavoro del salario, della fiscalità degli investimenti e non da ultimo dello stato sociale.
Abbiamo con forza ribadito la necessità per le parti sociali ma anche le parti datoriali di riconsegnare al Paese la sicurezza sociale eliminando la piaga della precarietà, che rende tutte e tutti non più flessibili e pronti ma soltanto più deboli, fragili e gli uni in competizione con gli altri per pochi miserevoli salari.
Apprezziamo indubbiamente che tra le prime questioni affrontate dal nuovo esecutivo ci sia quella del contrasto all’evasione fiscale; l’abbiamo sempre dichiarato il problema dell’evasione è nodale per il Paese e va affrontato in maniera strutturale.
Ogni anno 110 miliardi vengono sottratti al fisco e dunque viene meno la possibilità per lo Stato di utilizzare queste entrate per somministrare servizi. In termini fiscali, c’è un serio obiettivo di recupero dell’evasione fiscale di con una reale prospettiva diabbandono della strada sino ad oggi percorsa dei tanti condoni.
Positiva anche la disattivazione dell’aumento dell’Iva, che in caso contrario avrebbe scaricato i propri effetti sui redditi bassi da lavoro e da pensione.
Guardiamo con interesse alle soluzioni presentate in relazione alle politiche tese all’abbattimento della soglia del contante, incrociando le banche dati e assumendo personale qualificato nell’Agenzia delle Entrate per favorire maggiori controlli.
Già nella missiva inviata al Capo dello Stato, in occasione del centenario ABI, avevamo indicatointerventi in abbattimento dell’utilizzo della soglia del contante e una incentivazione all’utilizzo delle forme di pagamento elettronico, come strumento necessario per controllare e arginare l’anima delle tante economie sommerse che attraversano il Paese.
Occorre proseguire sulla strada della tracciabilità in questo senso lavorare per la riduzione dell’utilizzo del contante e per la diffusione a tutti i livelli di servizi elettronici di pagamento, senza dubbio questa come del resto da tempo sosteniamo può essere una misura a contrasto di quelle economie sommerse alimentate da movimentazione incontrollata di danaro contante.
Sul negoziato per il rinnovo del Ccnl Abi nel quale abbiamo apprezzato nuovamente il riconoscimento come base negoziale della piattaforma che il sindacato unitario ha presentato ed evidenziato i punti per noi centrali della piattaforma: salario, diritti e tutele.
Salario perché è tempo che il sindacato torni ad essere autorità salariale, occorre per rilanciare i consumi anche che i salari aumentino perché la sola domanda esterna,  l’export lo vediamo con chiarezza , fa fatica a tenere in equilibrio la bilancia dei pagamenti.
Diritti e tutele, punti sui quali esigiamo risposte da Abi, risposte che dovranno arrivare in virtù della connotazioni di questi elementi come elementi distintivi di una civiltà.
Lo ripetiamo e non ci stancheremo mai di ripeterlo, il confronto per noi sarà titolato solo e soltanto sui temi e contenuti espressi nella nostra piattaforma contrattuale.
Non dimentichiamo che se oggi il sistema del credito gode di una condizione di equilibrio è anche grazie al senso di responsabilità di tutto il sindacato non solo nella gestione responsabile delle uscite ma guardando indietro nel tempo anche grazie alla lungimiranza e alla tenacia nella ideazione e nella conquista di un eccezionale strumento di ammortizzazione sociale, unico nel Paese, il FOC.
Tutti i temi che abbiamo posto sono centrali il salario, i diritti, le tutele, la formazione proprio perché siamo ben consci
della necessità per le nostre lavoratrici e per i nostri lavoratori di acquisire nuove competenze per una buona occupabilità anche per il futuro anche rispetto al ricambio generazionale e alla necessità di rendere attrattivo rispetto al mondo che cambia il nostro lavoro.
E il fatto che il sindacato unitariamente riaffermi la questione salariale riflette la necessità di restituire dignità al lavoro bancario.
Nelle riflessioni di questi giorni mi ha colpito un passo di Federico Caffè che condivido con voi , “L’incapacità di assicurare la dignità del lavoro ai giovani rappresenta, al di là di ogni richiamo alla Costituzione, la manifestazione evidente della disfunzione fatale di un sistema economico”.
Il rinnovo del contratto dei bancari è una questione, lo abbiamo sempre ripetuto, che non riguarda solo le organizzazioni sindacali e le banche ma i risparmiatori e tutto il territorio, non solo quanto agli aspetti direttamente collegati a rapporto fra clienti e istituti di credito, siamo convinti infatti che restituire dignità, diritti al lavoro bancario e assicurativo consenta di migliorare il quadro complessivo del Paese nel rispetto del valore che la stessa Costituzione conferisce al risparmio dei cittadini.
E’ chiaro che se nel corso del negoziato non avremo risposte serie e concrete alle rivendicazioni che abbiamo avanzato risponderemo con determinazione ed intelligenza senz’altro utilizzando tutti gli strumenti che la pratica sindacale offre.
Siamo convinti della necessità che oggi sia quanto mai necessario incidere, anche per via contrattuale, verso la tutela del tessuto economico del Paese e in questo senso facciamo riferimento anche alle politiche di incentivazione rispetto alle assunzioni nei territori più deboli che abbiamo articolato nella nostra Piattaforma unitaria.
La qualità del credito erogato, la corretta gestione della liquidità, l’etica amministrazione dei risparmi garantisce lo ripetiamo ancora presidio di legalità per il territorio nazionale contro usura ed economie sommerse.
Sui conti correnti del Paese giacciono oltre 1100 mld, è possibile , a nostro avviso, pensare ad un veicolo finanziario, una obbligazione infrastrutturale, un green Bond, che coniughi anche l’attenzione all’ ambiente con un giusto e legittimo riconoscimento sul capitale investito, per finanziare il completamento di importanti opere infrastrutturali a beneficio del Paese tutto.
Siamo convinti che una operazione del genere aiuterebbe anche a riconciliare il sistema creditizio con il Paese visto che veniamo da una stagione in cui, per anni, un bene costituzionalmente garantito come il risparmio è stato a dir poco strattonato. E’ il tempo questo di ripensare e coniugare con il senso collettivo la responsabilità sociale delle imprese.
E’ tempo di parlare a tutto il Paese, a tutela dei lavoratori e dei clienti da troppi ormai vittime della fame di utili dei banchieri e azionisti. Lo diciamo chiaramente respingeremo con forza e decisione ogni abbassamento dei diritti e ogni penalizzazione dei nostri giovani Possiamo discutere di flessibilità ma non discuteremo mai di precarietà, la questione dei diritti per noi è prioritaria.
Per quanto ci riguarda, per la Fisac Cgil tutta, il contributo per ricostruire diritti, salari e buona occupazione oggi non può che passare dal rinnovo del Ccnl del credito .

Buon lavoro a tutte e a tutti.

Giuliano Calcagni
Segretario Generale FISAC CGIL

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