Da La Nazione – di Stefano Vetusti – Sono passati più di due mesi da quando i primi lavoratori sono andati incassa integrazione, a fine febbraio, a causa della crisi economica provocata dal nuovo virus. «Purtroppo molti di loro ancora non hanno ricevuto un euro» conferma Daniele Quiriconi, segretario regionale dei bancari. Non è un problema di soldi. Quelli ci sono, stanziati dal governo, aggiunti anche dalla Regione. Come spesso accade l’ostacolo è la burocrazia, la procedura spesso rigida, quando invece dovrebbe essere semplice e svelta in una fase così drammatica per tante famiglie. L’argomento è spinoso, chiama in causa le responsabilità dopo tanti annunci istituzionali che rassicuravano i lavoratori. Il premier Conte ha chiamato in causa anche la lentezza delle Regioni nel trasmettere il flusso di domande di Cig all’Inps. Immediata la reazione del governatore Enrico Rossi: «La Regione Toscana ha già esaminato ben 27.500 domande» di Cig in deroga «per 56.000 lavoratori, su un totale di 33.000 domande. Quelle che restano da evadere saranno esaminate in circa una settimana.
Confidiamo che il suo governo – aggiunge Rossi – si sia attivato per assicurarsi che anche l’Inps eroghi, almeno con la stessa tempistica da noi impiegata, i relativi emolumenti ai lavoratori».Considerata l’immensa mole di domande per l’Inps — che di solito impiega un paio di mesi per liquidare una procedura di cassa integrazione – non è sempre semplice rispettare tempi rapidi. Ma di questo ostacolo era stato tenuto conto, tanto è vero che «è possibile ricevere l’anticipo dalle banche – ricorda l’assessore regionale al lavoro, Cristina Grieco – senza interessi né spese grazie ai protocolli nazionale e regionale siglati con l’Associazione bancaria (Abi)». L’assegno della cassa integrazione lo può anticipare quindi la banca, se l’azienda non può: a interessi e costo zero, fino a 1.400 euro.
Ma anche dal fronte bancario emergono difficoltà. «Le procedure non sempre sono omogenee da banca a banca. Il ricorso all’online di alcuni istituti non facilita la rapidità della procedura – sottolinea Quiriconi – Se un documento viene scannerizzato male la domanda non passa. A volte per una firma che manca il lavoratore deve fare domanda più volte. Se poi un lavoratore non ha un conto corrente ma ha magari una carta prepagata nasce il problema. E qui si tratta proprio dei lavoratori più deboli. C’era stato il nodo del modulo Sr41, chiarito solo pochi giorni fa da una circolare dell’Abi. Si ha a che fare con procedure farraginose, rigide da parte di diverse banche – osserva il leader regionale dei bancari CGIL – Voglio dire: è inutile fare gli accordi sugli anticipi bancari se poi arriva prima l’Inps…».
Un altro ostacolo deriva forse anche dalla presenza di diversi tipi di Cassa integrazione: ordinaria (Cigo), cassa in deroga (Cig), fondo integrazione salariale (Fis). Più volte l’ex presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha suggerito un unico strumento per tutti, la Cigo, e semplificato. La proposta è rilanciata dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, chiedendo che si fissi una sola cassa integrazione nella fase 2 e la si proroghi per almeno tre mesi. Anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi richiama il governo a non perdere un minuto e a semplificare regole troppo complicate.