BPER – UBI BANCA: FUSIONE IN ARRIVO?
La fusione tra BPER e UBI Banca è tornata ad infiammare le prime pagine dei quotidiani nazionali. Stando alle ultime indiscrezioni in merito, anche i grandi soci avrebbero iniziato ad accarezzare l’ipotesi di merger tra i due istituti.
D’altronde le esigenze di consolidamento del comparto sono state a lungo sottolineate nel corso del 2019 ma fino ad oggi nessun player si è fatto avanti. La fusione tra UBI Banca e BPER potrebbe essere una delle combinazioni più plausibili.
Fusione BPER-UBI Banca: le indiscrezioni
Stando a quanto riportato da Il Sole 24 Ore, i grandi soci dei due istituti di credito avrebbero iniziato a guardare con crescente interesse all’ipotesi di avvicinamento.
A favorire la fusione tra BPER e UBI Banca, ha continuato il quotidiano economico, potrebbe essere proprio la presenza di “interlocutori di peso e ben definiti negli azionariati”.
Una caratteristica mancante in realtà quali Banco BPM, l’altro istituto spesso accostato alla compagine di Victor Massiah, che in seguito alla fusione non è mai riuscito a vantare soci di rilievo.
Certo è che le esigenze di consolidamento continueranno a farsi sentire nel Belpaese, in un mercato dove anche le piccole entità sono state rese sempre più fragili dal fardello dei crediti deteriorati. Anche la vigilanza europea sta oggi spingendo affinché queste realtà si fondano creando gruppi più solidi.
“A questo punto ci sono le condizioni per le aggregazioni, nel mondo bancario: la tempistica non è imminente, ma nemmeno troppo lontana, il 2020 sarà ragionevolmente l’anno delle riflessioni. Bper si farà trovare pronta”. Lo ha detto Alessandro Vandelli, amministratore delegato di Bper, in un’intervista rilasciata a Repubblica, specificando che “non ci sono dossier aperti”, ma “le banche potenzialmente coinvolte non sono molte: Banco Bpm, Ubi, Bper e Mps”. Vandelli si aspetta che si concretizzi il consolidamento delle banche italiane nel 2020, grazie a due elementi che giocano a favore. Gli aumenti di capitale non sono più necessari, dato che “le banche si sono rafforzate dal punto di vista patrimoniale e hanno fatto pulizia sugli Npl”. Il secondo elemento è che “la stessa Bce si è espressa in modo sufficientemente chiaro nella direzione delle aggregazioni”.
Molti scommettono sulla fusione tra Bper e Ubi e anche il mercato.
Nell’intervista Vandelli ha sottolineato che la banca emiliana ha infatti notevolmente migliorato il patrimonio e la qualità degli attivi e quindi si considera pronta a discutere di aggregazioni. A detta del ceo, anche i principali azionisti della banca, Unipol (circa il 20% del capitale) e la Fondazione Sardegna (circa il 10%) sono pronti a sostenere Bper nei processi di crescita esterna.
Per quanto riguarda Arca, la piattaforma di asset management strategica per Bper, l’obiettivo per Vandelli è quello della valorizzazione attraverso un partner industriale. Mantenere la quota di maggioranza (attualmente il 57%) non è una priorità di Bper e le opportunità saranno condivise con il secondo azionista di Arca, Banca Popolare di Sondrio. Vandelli ha però escluso la quotazione in Borsa di Arca. “La dichiarazione sembra riaprire le porte ad Anima, che riteniamo sia il candidato principale per un’integrazione industriale” suggerisce Equita che consiglia il Buy su Bper con target price a 5,1 euro, mentre su Ubi raccomanda l’Hold con prezzo obiettivo fissato a 3,2 euro.
Per Banca Akros, “Bper è una delle quattro banche italiane di medie dimensioni che dovrebbe consolidarsi nel prossimo anno. A seguito della rivalutazione da agosto, noi consideriamo l’azione pienamente valutata e confermiamo il rating Neutral” con prezzo obiettivo a 4,10 euro.
Analisti scommettono su fusione Bper-Ubi
Secondo gli analisti di Equita, “l’operazione più probabile è rappresentata da una fusione con Ubi Banca, visto che Banco Bpm deve rinnovare la governance nel 2020 e non ha, al momento, interlocutori di riferimento con i quali negoziare un’operazione straordinaria e Mps dovrebbe essere impegnata nel closing dell’ulteriore operazione di derisking per la quale è attesa l’approvazione della Ue. Inoltre, dal punto di vista industriale sarebbe ottimale la fusione con Ubi rispetto alle opzioni Banco Bpm e Mps visto che sia Bper che Ubi controllano ancora diversi business (Asset Management, assicurazione, NPL servicing) che potrebbero essere valorizzati con l’ingresso di uno o più partner per sostenere i costi di ristrutturazione del deal”.
Equita prevede che ipotizzando “un concambio di 1,56 euro (che già sconta un premio del 25% per Bper rispetto a Ubi) la combined entity avrebbe un CET1 2020E di 12,5% e un NPE ratio di 8,5%. Stimiamo costi di ristrutturazione per 1,4 miliardi per ridurre l’NPE ratio al 5% con vendite per 5,5 miliardi e riduzione di 3.300 dipendenti e sportelli (-10%), con un pf CET1 che scenderebbe a 11%, livello che potrebbe essere ristabilito attraverso cessioni/valorizzazioni di assets e che non sembrerebbe fare emerge necessità immediate di ricapitalizzazione”. Inoltre, gli esperti stimano che “con sinergie da costo per 275 milioni, la combined entity avrebbe un ROTE di 9% (vs 6% stand-alone). Nella nuova entità, dato il concambio ipotizzato, gli ex azionisti di Bper si diluirebbero dal 20% al 12% (Unipol all’8%) e quelli di Ubi dal 17% al 10%)”.
L’ultima trimestrale
Bper ha da poco annunciato i conti del terzo trimestre dell’anno che si è chiuso con un utile netto di 422,4 milioni di euro, battendo le attese che erano ferme a 397 milioni. Il margine d’interesse nel trimestre è stato di 315,9 mln di euro, sopra i 312,7 mln del consensus.
Considerando i primi 9 mesi dell’anno, l’utile netto è pari a 522,9 milioni, dato non direttamente confrontabile con il risultato dello stesso periodo dello scorso anno (358,1 milioni che includeva utili non ricorrenti realizzati su titoli di debito). Sull’utile dei nove mesi, rimarca la banca, hanno inciso rilevanti componenti straordinarie tra cui nel terzo trimestre, il badwill provvisorio generato dall’acquisizione di Unipol Banca pari a 353,8 milioni e maggiori accantonamenti su crediti anche in coerenza con la prevista accelerazione del processo di de-risking; nel primo semestre, altre componenti negative per complessivi 22,9 milioni.
A livello patrimoniale, dopo il perfezionamento delle operazioni straordinarie, il CET1 ratio Fully Phased è pari al 12,36% in aumento rispettivamente di 3 bps rispetto a giugno 2019 e di 41 bps rispetto a dicembre 2018. CET1 ratio Phased In al 14,24% ampiamente superiore al requisito SREP fissato dalla BCE al 9% per il 2019. BPER intende realizzare nel primo semestre del prossimo anno una cessione di NPL rilevante per ridurre il ratto al 9%