Rsa Coordinamento Area Centro e Sardegna: Cura Italia

 

3 - Fisac Cgil

Limiti organizzativi oltre ogni aspettativa: è uno scenario disarmante quello che oggi sono costretti a vivere i lavoratori di banca monte paschi, impegnati ad affrontare le richieste dei clienti relative alle disposizioni presenti nel cura Italia.
Uno scenario disarmante, nel vero senso della parola, nel momento in cui a fronte delle dichiarazioni a mezzo stampa del Governo e del presidente dell’Abi delle settimane scorse, solo nella giornata di giovedì, dopo diversi giorni di navigazione a vista – caratterizzate da indicazioni informali e contraddittorie e dalla difficoltà nella gestione della relazione con clienti già esasperati – è stata diffusa la normativa di riferimento sui processi legati ai finanziamenti fino a 25mila euro garantiti da MCC.
Le dichiarazioni dell’Abi che hanno annunciato per la giornata di lunedì l’inizio della raccolta delle domande per l’erogazione della liquidità garantita, si sono scontrate con una gestione dilettantesca da parte dell’azienda: i colleghi hanno affrontato in prima persona l’enorme quantità di richieste da parte dei clienti, raccogliendo la documentazione inizialmente prevista e predisponendo PEF semplificate, salvo poi vedere calare già mercoledì 22 – insieme alla richiesta di bloccare gli invii in area territoriale delle richieste di garanzia – una prima modifica in corsa della documentazione necessaria, per poi arrivare alla codifica di un nuovo, complicatissimo iter procedurale nel pomeriggio di giovedì 23, con la pubblicazione della normativa U 659, con il risultato da una parte di dover fare i conti con un nuovo e intricato processo operativo, dall’altra di ricontattare nuovamente tutti i clienti coinvolti per richiedere, per la seconda volta, di integrare le documentazioni necessarie.
In questo clima di confusione e incertezza, pare vengano meno anche il rispetto delle norme contrattuali e dei protocolli aziendali, soprattutto per quanto riguarda l’orario di lavoro, come nel caso della convocazione di una riunione fuori orario su iniziativa del Dir. Bai, riunione per altro dalla dubbia utilità, anche alla luce del contenuto delle comunicazioni che al momento non avevano il supporto di riferimenti in normativa.
A tal proposito, non possiamo che condannare un impianto normativo incerto che continua a scaricare le responsabilità sui gestori: davanti a tali comportamenti ci aspettiamo che sia l’azienda a manlevare i lavoratori dalle responsabilità, e non viceversa, soprattutto in una situazione caotica come questa. Altra grave lacuna procedurale è quella che riguarda la gestione delle sospensive dei finanziamenti per le aziende: davanti a una normativa che prevede la radiazione del fido relativamente alle sospensive di fine marzo, abbiamo assistito a comunicazioni a voce che suggerivano il mantenimento dei fidi in essere per evitare sconfinamenti in centrale rischi. Il risultato è una enorme incertezza operativa che coinvolge sia il livello delle filiali che quello della filiera credito, in una imbarazzante disorganizzazione generale che per l’ennesima volta scarica responsabilità e rischi operativi sui colleghi della rete e della filiera credito.
E’ evidente, davanti a simili situazioni, che non ci troviamo davanti a una comprensibile difficoltà nel gestire una situazione emergenziale: quelli attuali sono invece i sintomi di un male strutturale che attanaglia la nostra azienda: la disorganizzazione.
In questi giorni siamo infatti testimoni dell’incapacità dell’azienda di rispondere agli impegni di natura sistemica che il suo ruolo le impone, con la banca che non si dimostra in grado di fornire ai propri dipendenti gli strumenti minimi per svolgere il proprio lavoro. Queste gravissime mancanze e ritardi, in un momento di pesantissima crisi economica e sociale come quella attuale, espongono ancora una volta, ancora di più, i lavoratori ai rischi di natura operativa e sociale, anche a fronte dei recenti episodi intimidatori accaduti in diverse filiali bancarie d’Italia.
Il prezzo di questa incapacità manageriale è altissimo e già sta provocando gravi conseguenze in termini di stress da lavoro correlato, mai alto come in questo momento, e la cui responsabilità è oggi come non mai da attribuire alle mancanze aziendali. I lavoratori Monte dei Paschi negli anni hanno più volte dimostrato di essere pronti a fare la propria parte, anche negli scenari più avversi. Quello che ci serve oggi è uno scatto d’orgoglio da parte dei vertici aziendali.
Chiediamo per questo che il Top Management si assuma le proprie responsabilità e dimostri di saper fare quel lavoro che dovrebbe giustificare le laute retribuzioni percepite, chiediamo che anche i top manager facciano la loro parte come la fanno i lavoratori, chiediamo che in una grande azienda come Banca Monte dei Paschi di Siena si pretenda verso i vertici lo stesso rigore verso il raggiungimenti dei risultati che si pretende dai dipendenti della rete.
Le mancanze organizzative e i ritardi non possono più essere tollerati: i lavoratori sono allo stremo, e a rischio è la stessa tenuta della macchina produttiva di Banca MPS.
La colpa di tutto questo, oggi, sta in capo a funzioni apicali ben precise che non possono più permettersi di abdicare alle proprie responsabilità: la misura è colma.
23 aprile 2020

Coordinamento RSA
Area Centro e Sardegna

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