RSA BANCA MPS – SARDEGNA
Disorganizzazione e aumento dei rischi sono attualmente le parole che descrivono quello che sta succedendo nelle filiali Mps della Sardegna, dove ai problemi relativi all’operatività di emergenza Covid-19 si aggiungono quelli provocati dalla decisione aziendale di rivedere giorni di apertura e personale presente in filiale per la Paschi Valore Top di Cagliari, che ancora oggi registra diverse criticità di ordine logistico e di sicurezza.
E’ infatti di oggi, venerdì, la decisione aziendale di portare le aperture delle Paschi Valore Top a 5 giorni su 5, con un personale presente nella Filiale di Cagliari, come comunicato per le vie brevi ai lavoratori, di due squadre da 10-11 persone.
In tutto questo, a fronte dell’aumento del personale presente, si contano installati solo 5 separatori in plexiglass, lasciando scoperti un gran numero di colleghi di un presidio fondamentale, soprattutto in considerazione dell’impossibilità evidente per i gestori tanto di liquidare un appuntamento con un cliente nei 10 minuti previsti, quanto di mantenere una distanza adeguata con i clienti, considerata la profondità delle scrivanie che raramente raggiunge un metro e la necessità di operare al terminale.
A fronte delle comunicazioni a livello centrale, che prevedono l’apertura delle Filiali PVTOP 5 giorni su 5 solo a fronte della dotazione dei pannelli di plexiglass in tutte le postazioni, nella Filiale di Cagliari tale prerogativa risulta dunque assente.
A questo si aggiunge l’inaccettabile cambio di strategia in termini di personale presente in filiale: se fino ad oggi il personale era limitato a 7/8 persone contemporaneamente, registriamo come a fronte di nessuna comunicazione formale né a livello centrale né a livello periferico, l’azienda di sua iniziativa provi a far passare sotto silenzio la grave decisione di aumentare il personale presente di un terzo, aumentando di conseguenza il rischio contagio che fin’ora si era cercato di limitare.
Le scelte organizzative aziendali, tanto in ordine alla sicurezza dei lavoratori (aumento compresenze in filiale e di conseguenza presenza clienti, da ricevere in assenza di plexiglass divisori), quanto in ordine alle procedure predisposte per gestire i carichi di lavoro, denotano la non adeguatezza manageriale di un’azienda che assume decisioni ai vertici senza interessarsi di quali siano le ricadute sul personale sul territorio, esposto in prima fila sia davanti ai rischi sanitari che davanti ai rischi operative e di natura sociale, nell’affrontare quasi disarmato le aspettative di una clientela sempre più esasperata da una crisi economica tanto rapida quanto pesante. Sono infatti innumerevoli le segnalazioni di iter estremamente difficili e complessi per gestire la quantità enorme di sospensive mutui privati iniziativa banca (PEF), a cui va aggiunta la criticità segnalata per l’assenza attuale di riferimenti normativi e di prodotti per gestire le richieste da parte delle aziende di nuova liquidità con garanzia statale, insieme alle perplessità legate alle lavorazioni delle anticipazioni di cassa integrazione.
In un simile quadro di sovraccarico di lavoro ancora una volta registriamo iter operativi complessi e che non tengono adeguatamente in conto della necessità di lavorare tanto in smart working quanto in assenza fisica del cliente, ribaltando sui lavoratori un peso in termini di stress mai visto fino a oggi. Grave, sotto questo punto di vista, è mancata volontà dell’azienda di predisporre, all’interno degli iter operativi, la possibilità prevista dalla legge di sostituire la firma fisica dei contratti con gli invii telematici di documentazione firmate con allegate copie di documento di identità e codice fiscale: una mancanza di volontà che espone i lavoratori a un rischio sanitario che invece potrebbe, e dovrebbe, essere evitato.
Quello che è necessario oggi è capire che l’azienda non può ritenere autonomamente che siamo fuori dalla crisi sanitaria ed epidemica: qualunque azione che vada verso l’aumento dei rischi e dei carichi per i lavoratori va rigettata e condannata con fermezza.
Davanti a tale incertezza, tuttavia, una cosa è chiara e lampante: se mai fosse servito capire quale è la distanza tra lavoratori e datori di lavoro, questi giorni ne stanno consegnando ai dipendenti una fotografia plastica, dove la responsabilità di cui si disfa l’azienda viene quotidianamente riversata pesantemente sui lavoratori, sempre più sull’orlo di una crisi di nervi.