E’ proprio vero, Intesa Sanpaolo è davvero la banca del Paese. Nel senso che ne incarna in modo plastico vizi e virtù.
E’ la Banca che “si è immediatamente attivata in soccorso di tutti coloro che stanno subendo danni, diretti e indiretti, per il diffondersi del Coronavirus” nelle parole di Stefano Barrese donando 100 milioni alla Protezione Civile, la stessa cifra raggiunta qualche giorno fa con le donazioni di tanti privati cittadini.
E’ la Banca che ha con ostinazione negato ai propri dipendenti la fornitura di Dispositivi di Protezione Individuali, sostenendo con pervicacia che l’utilizzo delle mascherine non fosse necessario se non già malati, ed invitando i dipendenti a misurarsi la febbre prima di venire in ufficio e lavarsi spesso le mani, che magari da soli non ci arrivano a capirlo.
E’ la Banca che per prima ha concordato con il sindacato un elenco limitato di operazioni effettuabili agli sportelli e introdotto l’obbligo dell’appuntamento per proteggere i propri lavoratori.
E’ la Banca che aggiunge, in calce all’elenco sopra citato, una piccola aggiunta che recita *Previo accordo con il personale di Filiale, sarà garantito l’accesso per eventuali altre operazioni, perchè la sicurezza è importante, ma il business è business, e ogni tanto si può chiudere un occhio, proprio come sostengono quelli che escono otto volte al giorno a portare fuori il cane.
E’ la Banca che, nelle parole del suo CEO “riconosce il grande senso di responsabilità dimostrato dalle persone della Banca, e […] dona, in via straordinaria, sei giornate di ferie aggiuntive rispetto alle previsioni di legge e del CCNL per riconoscere l’impegno concreto di queste persone”.
E’ la Banca che unilateralmente impone a tutti i propri dipendenti la fruizione di almeno 8 giornate di ferie entro il 2 giugno (sei delle quali entro fine aprile), fregandosene allegramente di concordarlo con il Sindacato, alla faccia dei peana al “grande senso di responsabilità dimostrato”.
Nella nostra Regione i Direttori più intelligenti hanno provato a dare “un colpo al cerchio ed uno alla botte”, proponendo la fruizione alternata di giornate di teorica presenza in filiale e giornate di smart learning, ma anche questo in generale non va bene.
Non va bene perché, le regole, che provengono da Legge e Contratti, non si cambiano con una semplice comunicazione, anch’essa intrisa di quell’italica vaghezza che fece dire a Giovanni Giolitti che la legge si applica ai nemici e si interpreta per gli amici.
Vogliamo anche noi far parte della Banca del Paese, ma solo della parte migliore del Paese.