Covid 19: lo strano caso italiano
In questi giorni ci chiediamo come mai il tasso di letalità del Covid 19 sia in Italia più alto che in qualsiasi altro paese, abbiamo già in parte spiegato il fenomeno riferendoci all’anzianità della nostra popolazione. Un’altra componente che può essere intervenuta ora è lo stress del del Sistema Sanitario che in alcune zone, messo a durissima prova dall’altissimo numero di ricoveri, non riesce a garantire più adeguate prestazioni. La riflessione che ne discende sull’importanza di sostenere e potenziare il Servizio Sanitario Nazionale, e le sue lavoratrici e lavoratori, dovrà essere punto di massima attenzione d’ora in poi.
Ma c’è un altra variabile di cui tenere conto: i tamponi, ovvero il numero di test diagnostici effettuati nel nostro Paese, che non sono troppi ma bensì troppo pochi.
In un primo momento i tamponi sono stati fatti a chiunque fosse venuto in contatto con un “caso di covid 19” poi via via in modo sempre più ristretto, per mancanza di test,laboratori e personale, fino ad arrivare a fare il tampone solo a chi presenta gravi sintomi.
Ma se si fanno i tamponi solo ai sintomatici gravi o gravissimi che arrivano in Ospedale è chiaro che tra loro la mortalità sarà molto alta. Sarebbe come calcolare la mortalità dopo l’accesso a un pronto soccorso considerando solo quelli che sono arrivati in “codice rosso”.
La mortalità in Lombardia è del 13%, ma come è possibile ci chiediamo? Al netto della premessa fatta inizialmente esiste probabilmente anche un “effetto tampone”.
In Lombardia per trovare un contagio si fanno solo 2,5 tamponi (su 29mila casi sono stati infatti eseguiti 73mila tamponi circa, 73.000/29.000=2,5).
In Italia sono stati fatti 275mila test trovando 64mila casi, il rapporto tra il numero di test eseguiti e numero di casi trovato è 4,3.
Questo stesso rapporto in Gran Bretagna è superiore a 12 (84 mila tamponi per meno di 7 mila casi).
In Danimarca il rapporto è di 9,7 e in Belgio di 12 , in Francia di 6, in Norvegia di 25, in Polonia di 31. In Corea del Sud , prima democrazia ad affrontare l’epidemia, il rapporto tra numero di tamponi eseguiti e casi trovati è di 38, si stima siano riusciti con i tamponi a individuare l’88% dei casi positivi reali.
In Italia c’è chi stima che i casi individuati rispetto ai reali siano il 5%.
Al di là della bontà di quest’ultima stima si può ragionevolmente ipotizzare che in Italia il numero di casi sia notevolmente sottostimato, come già detto in una nota precedente.
Facendo pochi tamponi troviamo pochi casi e troviamo solo quelli gravi che fanno schizzare in alto il tasso di letalità. La letalità infatti è cresciuta contemporaneamente al diminuire del rapporto test/contagiati.
Infine, questa nota non ha la pretesa di dare risposte in un momento di emergenza e continua evoluzione , ma il solo scopo di aiutare a orientarci tra i tanti numeri che ogni giorno leggiamo.