Da Repubblica.it – ROMA – “Basta leggere la Costituzione per essere certi che per i gravi stati di emergenza – ed è fuori discussione che quello del Coronavirus lo sia – si può contare su una piena garanzia che misure eccezionali sono possibili e quindi legittime”. È questo il parere di Gaetano Azzariti, professore di diritto costituzionale alla Sapienza di Roma.
Ma lei è davvero certo che provvedimenti del tutto straordinari – dal divieto di spostarsi da una regione all’altra alla chiusura delle scuole – rientrino davvero nel perimetro della Carta?
“Sì, la Costituzione prevede espressamente, all’articolo 16, che la libertà di circolazione possa essere limitata “per motivi di sanità o di sicurezza”. L’articolo 17, sulla libertà di riunione, dispone che essa possa essere vietata per “comprovati motivi di sicurezza e di incolumità pubblica”. Ricordo ancora che anche l’articolo 32 sul diritto alla salute non solo esplicita che essa è una diritto fondamentale dell’individuo, ma che costituisce anche un interesse della collettività”.
“Guardi che lo stato di emergenza sanitaria è stato dichiarato non solo dalle autorità italiane ma anche, e soprattutto, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Quindi stiamo parlando di uno stato d’emergenza di fatto che, di conseguenza, permette al governo un intervento straordinario e urgente così incisivo. È evidente che la piena riespansione di tutte le libertà deve essere assicurata appena cessata, anzi appena migliorata, la situazione emergenziale”.Quindi lei sta fornendo una piena copertura costituzionale ai decreti del governo e alle parole del premier Conte?
“Mi permetto di definirla una piena copertura sì, ma a tempo determinato. È necessario che tutti questi provvedimenti prevedano una scadenza e siano giustificati fintanto che non s’inverte il trend della malattia. Vorrei ricordare, in ogni caso, che tutte le decisioni del governo, assunte per decreto, sono poi controllate, nella forma dell’emanazione, dal capo dello Stato. E questo è un passaggio delicatissimo, poiché la conversione di questi decreti avverrà a effetti esauriti, e dunque verrà meno dal punto di vista “sostanziale” l’abituale controllo parlamentare”.Ma per la chiusura delle scuole e per le disposizioni sanitarie uguali per tutto il Paese lei non vede violata l’autonomia delle Regioni?
“Anche questo è previsto dalla Costituzione. Tant’è che l’articolo 120 recita espressamente che il governo può sostituirsi agli enti locali nel caso di “pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica”.Scorrendo il decreto sulle zone rosse sembra quasi di ritrovarsi in uno stato di guerra. E le lamentele individuali sono già molte. Per esempio sul divieto di uscire dalle aree infette. Lei, di fronte a questo, sta con il governo o con i cittadini?
“Ovviamente io, da costituzionalista, non posso che stare dalla parte dei cittadini e dei loro diritti fondamentali. E infatti queste misure tendono a tutelare proprio i diritti inviolabili delle persone. Certo, gli atti del governo contano molto anche sulla responsabilità individuale di ogni persona. Ognuno dev’essere consapevole che la tutela della sanità pubblica non è solo un interesse dello Stato, ma soprattutto di ciascuno di noi. Immaginare che la riuscita di queste misure possa gravare soltanto sulle spalle dello Stato, ovvero funzioni solo grazie agli apparati repressivi, ad esempio con l’esercito per le strade, è pura follia, nonché sarebbe assai pericoloso”.Sta dicendo che non si può prescindere da una forte presa di coscienza individuale anche di fronte al sacrificio momentaneo della libertà?
“Guardi, è evidente che se il governo blocca gli spostamenti dalle zone rosse in qualunque direzione per evitare la diffusione del contagio e poi tutti prendono d’assalto i treni per fuggire, tutto questo compromette pesantemente gli sforzi delle autorità e i risultati da tutti auspicati, diffondendo invece il contagio”.Cinema e teatri chiusi, concorsi bloccati, funerali proibiti, obbligo di lavoro da casa: dobbiamo solo dire sì a Conte che ci chiede di “cambiare lo stile di vita”?
“Mi permetta di darle una doppia risposta a questa domanda. Se il trauma di questa vicenda dovesse insegnarci a prestare maggiore attenzione alla tutela della salute, all’ambiente che ci circonda, alla necessità di garantire non soltanto in casi eccezionali, ma le emergenze di tutti i giorni, con un servizio sanitario nazionale in grado di assicurare il diritto fondamentale alla salute e le cure a tutti, tutto ciò sarebbe sicuramente una conseguenza positiva rispetto a questa tragedia. Se invece si pensa di poter stabilizzare, in via ordinaria, una drastica riduzione della socialità, un esponenziale aumento dell’individualismo, un aggravamento della paura dell’altro e dell’ignoto, allora al rischio sanitario conseguirebbe un nefasto regresso culturale che ci allontanerebbe anni luce dalla prospettiva di libertà e di progresso garantita dalla Costituzione”.